Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
“Una selva di memorie connesse, comandante!”
“In una sola persona?” la comandante Akila Khaspros soppesava.
“Cosa strana… confermo, in una sola persona, ma in tanti luoghi della galassia…”
“Ma le memorie connesse sono state staccate, quasi tutte almeno… alcune possono essere rimaste, ma poche, pochissime… non capisco, è in corso una grossa anomalia…”
“Sono più di tre secoli che vive questa anomalia!” l’agente riscopriva.
“Allora sarà stata catalogata!” la comandante raziocinava.
“Nessuna catalogazione, comandante… il primo metadata dice chiaro e tondo “incatalogabile”.
“E gli iperdata cosa dicono?”
“Rappresentano un sistema che dire complesso è dir poco, comandante… Si compone in verticale, anche in quelle che una volta si chiamavano ideologie… E si propaga in orizzontale, con una fortissima concentrazione sui valori “libertà” ed “etica”, a cui alcuni algoritmi hanno aggiunto la parla “contraddizioni…”
“Un sistema teorico, dunque…” la comandante sviluppava.
“Anche, ma associato a un enorme sciame di nuclei concreti, reali, pratici diciamo così, azioni forti, le chiamavano radicali… oggi sono normali, comandante… ma in quei tempi antichi…”
“Dunque cercare di interrompere anche queste memorie connesse non è per niente semplice, direi impossibile, agenti… è così che va, ha sempre funzionato così… quando le memorie sono troppo dense non c’è azione umana o umanide che possa contrastarle…” la comandante rassegnava. Ora abbracciava. Sé stessa.
Nuvole aspre. Città piegata. Assiepata. In passi lunghi. In incontri silenti. In sorrisi accolti. In pensieri promettenti.
“Come si chiama?”
“La storia lo ha sempre chiamato Marco, Marco Pannella”.
(121 – continua la serie. Episodio “chiuso”)
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