Copyright

Mazza (Fimi): “Ma la lotta ai siti pirata è vittoriosa”

Mazza spiega perché lo studio della Commissione UE è poco affidabile e non può essere paragonato a quanto sta facendo Agcom. Che ha invece ottenuto risultati evidenti contro la pirateria

Pubblicato il 01 Giu 2015

Enzo Mazza

CEO F.I.M.I. (Federazione industria musicale italiana)

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Nel maggio 2015 l’Institute for Prospective Technological Studies, branca del European Commission’s Joint Research Centre, ha rilasciato un paper intitolato ‘Online Copyright Enforcement, Consumer Behavior, and Market Structure’. Il paper è tuttavia eclusivamente focalizzato sul sequestro, avvenuto nel 2011, del sito streaming Kino.to un portale video streaming.

Il sito, in lingua tedesca, molto popolare in Germania, forniva link a copia illegali di film e contenuti televisivi che potevano essere visti in streaming o scaricati da siti di hosting. Il sito fu sequestrato dale autorità di polizia tedesche e numerosi membri della banda furono arrestati.

Ma vediamo nel dettaglio cosa avrebbe evidenziato la ricerca e perché tale studio ha alcune gravi lacune.

Analizzando tramite Nielsen clickstream l’attività di 5000 utenti tedeschi la ricerca avrebbe individuato nel breve periodo un significante declino del 30% nell’utilizzo di siti pirata di video da parte degli utenti di Kino.to. Un declino a lungo termine dell’1, % nell’utilizzo di siti video pirata. Un incremento del 2,5% delle visite su siti legali di video streaming nel breve periodo come Maxdome o Itunes ma non un apprezzabile incremento in siti di vendita di dvd online come Amazon. Infine, lo spostamento degli utenti di Kino.to verso due siti pirata di natura simile.

Vediamo più nel dettaglio dove la ricerca fallisce nell’analizzare seriamente il problema e perché giunge a conclusioni errate.

Lo studio, prima di tutto, si focalizza su siti di film e televisione e non include siti musicali. Si tratta di un punto fondamentale che non dovrebbe portare a conclusioni generalizzate sull’effetto della chiusura di piattaforme pirata.

Lo studio afferma che vi fosse solo una limitata offerta alternativa di siti legali a seguito della chiusura del sito illegale. Ma era invece completamente diversa la situazione nel mercato musicale con numerosi siti legali ed un offerta imponente giá allora.

Come si è potuto infatti verificare, nel caso di chiusure di siti paragonabili a Kino.to nel settore musicali i ritorni positivi per le piattaforme legali sono stati evidenti.

Peraltro, come hanno evidenziato ricerche molto precise, e come sostenuto dall’industria, un’azione singola su un unico sito è assolutamente insufficiente per ridurre la pirateria e spostare il pubblico su piattaforme legali. Una conclusione che nello studio invece viene completamente ignorata. A livello globale, ad oggi, sono oltre 490 le piattaforme musicali pirata bloccate e solo in Italia sono 24 i siti bloccati. L’effetto è stato deciso in UK, con un calo del 45% dopo il blocco di 63 siti.

La stessa chiusura di Megupload nel gennaio del 2012 ha avuto un deciso impatto nel ridurre il fenomeno e l’effetto di tale chiusura è stato amplificato anche della chiusura volontaria, in contemporanea, e a causa dell’effetto deterrente dell’azione su Megaupload, anche di cybelocker come Filesonic e Fileserve. Perfino a livello di film le ricerche hanno individuato una crescita nelle vendite a seguito della chiusura del sito.

Un altro evidente baco della ricerca riguarda la stagione presa in considerazione come paragone. Misurare gli effetti dopo la chiusura di Kino.to ha significato lavorare su i mesi di giugno, luglio e agosto, periodo di bassa stagione sia per il cinema che per la televisione e pertanto l’analisi non poteva rilevare eventuali impatti come se invece lo studio avesse preso in esame l’inizio della stagione televisiva in settembre o fine aprile per il cinema.

La ricerca non ha poi esaminato i dati di vendita reali ma ha misurato solo l’accesso ai siti legali, una misurazione chiaramente approssimativa.

La ricerca non ha poi esaminato la diffusione della pirateria in altri ecosistemi come bittorrent. L’analisi si è limitata a individuare gli utilizzi di 5000 utenti tedeschi tramite i click rilevati da Nielsen netview e hanno misurato l’utilizzo di Kino.to e altri quattordici siti pirata ma senza misurare bittorrent. Peggio ancora l’analisi sulla dimensione legale ha riguardato l’accesso a siti legittimi ma non ha tenuto conto dell’accesso al cinema o le vendite fisiche di prodotti audiovisivi nei negozi.

È pertanto dubbio che solo un confronto tra accesso a siti illegali e siti legali possa essere considerato una misurazione efficace sull’effetto della chiusura di Kino.to sul mercato legale. Manca qualsiasi analisi quantitativa sulle vendite e ciò pare strano soprattutto tenendo conto che all’epoca il mercato tedesco era per il 96% dominato dal mercato fisico di dvd e blu ray.

Come si può realizzare un confronto affidabile? I risultati dell’analisi mostrano chiaramente che la maggior parte degli utenti misurati nel panel che hanno visitato i siti illegali erano precedentemente “clienti” di Kino.to. La share del sito era infatti il 70% del mercato.

A seguito della chiusura vi è stato un generale tracollo delle visite verso siti pirata di video. Infatti comparando i dati delle dieci settimane successive al sequestro il totale dell’utilizzo di siti pirata di video non ha mai raggiunto il livello precedente per tutto il 2011. Secondo lo studio le visite si sono complessivamente assestate al 1,5% in meno rispetto ai livelli pre raid. La conclusione approssimativa della ricerca è che dopo il raid due siti hanno attratto la maggior parte degli utenti orfani di Kino.to e che questo dovrebbe fare riflettere sull’utilità degli interventi. Ciò è smentito sia da quanto avvenuto dopo interventi come quelli contro Megaupload e Limewire ma soprattutto da quanto avvenuto ad esempio in Italia con i blocchi di magistratura in sede penale e di Agcom in sede amministrativa.

Il calo nel segmento torrent, quello più significativo e che rappresenta la maggior parte del segmento di utilizzazione pirata è del 25% come evidenziato da questa analisi della società Movielab su un periodo di due anni.

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