Il commento

Medaglia (La Sapienza): “moneta elettronica per sviluppare la cultura digitale”

Adesso l’obiettivo è realizzare uno standard unico europeo per i pagamenti. I costi di transazione per i consumatori scenderebbero. Tutto l’ecosistema del digitale se ne gioverebbe

Pubblicato il 19 Ott 2012

Carlo Maria Medaglia

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Il tema dell’Agenzia per l’Italia Digitale, insieme ai numerosi rumors sulle candidature (vere o presunte tali) per il ruolo di “Direttore” dell’Agenzia sta diventando un vero e proprio tormentone, il cui effetto, paradossalmente, rischia di far passare in secondo piano quelli che sono gli obiettivi reali e gli ambiti di azione individuati come prioritari per dare una forte spinta innovativa al nostro Paese. La digitalizzazione non va assolutamente intesa come semplice problema di infrastrutture e supporti fisici: a innovarsi, in prima battuta, devono essere i “comportamenti” di tutti i componenti del tessuto sociale nazionale, siano essi amministrazioni, cittadini o imprese.

Tra i temi che stanno suscitando maggior interesse, naturalmente, vi è quello legato alle azioni per lo sviluppo dell’e-commerce e dei pagamenti elettronici, che porta con sé la dote di costituire uno dei tasselli del più ampio processo di revisione della spesa e del necessario bisogno di trasparenza. Un tema caldo, quindi, che per la sua portata di livello europeo, coinvolge milioni d’imprese e centinaia di milioni di cittadini, che ne trarranno evidenti benefici.

L’obiettivo che si intende realizzare è quello di creare uno standard unico, a livello europeo, che si poggi su procedure interbancarie condivise, che consentano lo scambio di pagamenti e una loro regolazione come se avvenissero tutti all’interno di un’unica entità nazionale.

La maggiore integrazione di mercato porterebbe una serie di benefici a tutti gli stakeholder del sistema poiché favorirebbe innanzitutto l’aumento di concorrenza, permettendo ai diversi prestatori dei servizi di pagamento di offrire prodotti e servizi anche a livello transnazionale, incrementando gli effetti di scala e riducendo così i costi per gli operatori stessi e dunque i prezzi praticati agli utenti finali.

A questi ultimi, si aprirebbe un panorama di scelte e condizioni di accesso più trasparenti. In un mercato aperto, comune e interoperabile aumentano i livelli di sicurezza (reale e percepita), in grado di innescare un processo di graduale incremento della fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento elettronico. Questi ultimi diventando di uso quotidiano, sono in grado di generare un circuito virtuoso di miglioramento dell’offerta e di favorire la nascita di scenari sempre più innovativi, come quelli legati a pagamenti elettronici in mobilità, quei pagamenti “nei quali i dati e l’ordine di pagamento sono emessi, trasmessi o confermati tramite un telefono o un dispositivo mobile e che possono essere utilizzati per gli acquisti, sia online sia tradizionali, di servizi, prodotti digitali o beni fisici”.

La definizione di standard che siano aperti, comuni e interoperabili costituisce la questione chiave da affrontare per permettere la creazione di un sistema dei pagamenti elettronici realmente efficiente e conveniente anche a livello transnazionale. Da questo punto di vista la situazione è comunque incoraggiante, dal momento che i principali enti di standardizzazione a livello internazionale (come EPC – European Payments Council – e GSMA – GSM Association – che rappresenta il punto di vista degli operatori di telefonia mobile, ma anche la Smart Card Alliance e la Global Platform, che rappresentano i produttori di smart card) stanno tutti attivamente lavorando sia sulle questioni tecniche, sia su quelle relative agli scenari di business, per favorire l’integrazione del mercato a livello paneuropeo.

Sul piano nazionale possiamo menzionare il provvedimento di attuazione del titolo II del D.lgs. 11/2010, insieme al decreto 201/2011, che definiscono una serie di questioni rilevanti ai fini della realizzazione di un efficiente sistema di pagamenti elettronici e della corrispondente lotta al contante.

Molto, dunque, è stato fatto, ma ancora molto rimane da fare sul piano normativo per favorire la diffusione e la piena interoperabilità dei sistemi di pagamento elettronico in generale, così come previsto dall’Agenda Digitale Europea.

Quanto previsto dal decreto Digitalia, spinge proprio in questo senso, fissando nel gennaio 2014 la data entro cui i negozi dovranno accettare anche la moneta elettronica (bancomat, carte di credito), oltre certi importi in via di definizione. La proposta di legge prevede anche sovvenzioni statali all’acquisto di POS nei punti vendita e l’abbassamento dell’IVA per certe categorie di prodotti convertiti in digitale (come gli ebook, ad esempio).
Come già detto, i vantaggi per il consumatore andranno ben oltre le semplici dinamiche dell’interazione al momento del pagamento: è possibile, infatti, un immediato abbattimento dei costi di transazione, con la possibilità di scaricare sugli esercenti i (bassi) costi di gestione residui, che comunque sono ampiamente ammortizzabili grazie ai grandi volumi di transazione che si andrà a generare.

È bene precisare, infine, che anche le iniziative per la diffusione dei pagamenti elettronici si propongono con la volontà di essere assolutamente inclusive. È importante, infatti, che gli utenti siano “accompagnati” nell’adozione sempre più massiva dei nuovi strumenti di pagamento. Tali azioni trovano nel nostro paese uno scenario complesso, dove la penetrazione di device idonei ad abilitare nuove forme di pagamento (come ad esempio gli smartphone) si lega a una diffusa diffidenza verso l’innovazione delle consuetudini, insieme a una scarsa fiducia nella sicurezza delle transazioni tramite strumenti alternativi al contante.

Questo vale, naturalmente, per le categorie di utenti poco inclini a un uso delle tecnologie integrato e consapevole nella vita di tutti i giorni, e conseguentemente anche al pagamento elettronico. Questo vuol dire, avviare un’attenta campagna di comunicazione sul tema della sicurezza dello strumento in sé nonché sulle possibili ricadute positive che da esso possono derivare anche in ambiti di azione diversi ma affini, quali la vendita di beni online, nonché la nascita di nuovi servizi avanzati di tipo transazionale offerti direttamente dalla Pubblica Amministrazione, innescando così un ulteriore circolo virtuoso in termini di dematerializzazione ed efficienza

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