Strinsero gli occhi combattendo le pareti sfolgoranti. Nel centro dell’immensa sala cilindrica i silos mnemonici erano dissolti. Il Grande Ictus Mnemonico di nove giorni prima aveva prosciugato tutte le opere letterarie dall’anno mille fino al XXIV secolo. Gli antichi originali si erano perfidamente annientati perché da oltre un secolo atomicamente consustanziali alle memorie. “È spaventoso, non posso crederci…” Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della Memory Squad 11 storceva la bocca in sofferenza. “Questo è l’ultimo silo mnemonico letterario… sono tutti vuoti… annullati… divorati… L’umanità è persa… siamo tutti persi…” Gli occhi si chiusero in lacrime brucianti.
“E’ una sequenza nera… una sequenza maledetta!” Stefano Magli si scrollava le cocenti delusioni della giornata ormai ingiallita. La squadra aveva percorso in lungo e in largo la Galassia. “Almeno l’opera massima, almeno quella… dobbiamo trovarne una copia… cartacea… nonostante la Grande Smaterializzazione d’ogni libro del XXII secolo, d’ogni foglio di carta… Fu una follia! Una pazzia collettiva!” ringhiava l’agente Magli.
Il duplice filare ombrava intermittente il desert-van, angusto, antico modello, con ogni circuito fuori uso, guidato con perizia da Enriko Von Mein, il pilota di rally della Memory Squad 11. Rampava ansimando le curve collinari della Volterrana. “Sono memorie clandestine, nascoste nell’antico carcere…” spiegava affannata Akila Khaspros comandate della Memory Squad 11. “È una soffiata, lo so… senza memorie siamo ridotti anche a questo…” Guardava oltre i vetri scheggiati, verso l’alto, alla ricerca delle pietre scure della fortezza. Ogni curva era cigolata. Ogni terrapieno era strapiombato. Ogni metro era aggommato.
Le celle erano da anni splendide alcove. “La camera 33… Siamo una Memorry Squad!”. La finestrella. La vista infinita fino al mare luccicante. La vallata arsa. Le pendici incespugliate. Nell’angolo la pietra pazientemente rimossa custodiva solo un supporto di memoria obsoleta e vuota. “Non è possibile! Questo è un incubo!… “
“Non ci rimane che la casa del poeta… È a due ore di strada da qui…” Salirono scollinando. Discesero svallando. Si scorticarono nelle stradine immobili. Ansimarono nella piazzetta col pozzo. La facciata minuta. La stanza adombrata. Lo stipetto divelto. Vuoto. Beffardo. Insultante. “Neppure qui… la copia storica… Incredibile, impossibile!” Il grande poema era sfuggito.
“Non ci rimane che la Casa dell’Unico Collezionista… “ Ripeté stremata la comandante. “Lui è famoso, è protetto… è inaccessibile…” Ogni respiro una sofferenza, ogni passo una montagna. Salirono sudati la lenta gradinata. Il Collezionista vomitava affranto nel lavandino d’epoca. “Scomparsa… dissolta… in un attimo… come faremo noi? Come farà il nostro futuro…” rantolava sbavando ogni possibile rimorso. La poesia è il flusso senza scampo della vita. “L’ultimo lettore rimasto… ha il volume! Lo sfoglia… lo legge, fra un’ora alla Grande Loggia… poi fuggirà…” L’Unico Collezionista sibilava devastato da un respiro terminale.
Intanto alla loggia, le volte restituivano i versi assoluti e millenari. La voce agguantava le teste degli astanti rapiti. Le luci accarezzavano le colonne compiaciute.
La corsa era folle. Ad ogni curva era la fine. Ad ogni buca era l’incubo. Ad ogni discesa era la fuga. Il van sfergassava folle “Corri, corri! Dobbiamo arrivare prima che l’ultimo lettore finisca l’ultima terzina!”
L’ultimo lettore sfogliava con gesto ampio su un leggio di legno massiccio. Incalzava tra mille sudori. Luccicanti la fronte, le gote e il collo scolpito di vene. Il gesto definitivo chiudeva il volume nascosto dal leggio granducale. Dietro quel leggio di quercia doveva giacere furente l’ultima copia della Divina. Scesero dal van stridente. Corsero al palco dominante. L’agente s’immobilizzò paziente. “…l’Amor che move il sole e l’altre stelle.” L’ultimo lettore ora silente. L’applauso scrosciante. La folla picchiava i piedi raggiante. Nel frastuono prolungato l’agente gli sorrise. Saltò sul palco. Mise le mani violente sul leggio. Vuoto. L’ultimo lettore aveva sfogliato col gesto un libro inesistente. “È finita… ora è veramente finita… era l’ultima possibilità… siamo tutti deturpati! Tutti svuotati!” L’agente Stefano Magli urlò straziato. Le palme aperte percuotevano il legno annerito.
L’ultimo lettore strabigliò il loro spavento: ”State tranquilli, la so tutta a memoria.”
(24-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)