il commento

Miragliotta, intelligenza artificiale: “La strategia italiana può essere la svolta: ecco come”

Il Programma Strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024 appena pubblicato segna una grande discontinuità, per vari motivi. Ora bisognerà attuarlo stando attenti a una corretta pianificazione

Pubblicato il 26 Nov 2021

Giovanni Miragliotta

Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano

Programma nazionale intelligenza artificiale

La strategia italiana sull’intelligenza artificiale (Programma Strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024 (pdf)) appena pubblicata segna una grande discontinuità rispetto all’approccio a cui eravamo abituati all’azione pubblica a sostegno di questo o quel capitolo di innovazione.

Perché la strategia italiana su AI è una svolta

Il primo motivo, evidentissimo e di per sé discontinuo, è il fatto che essa sia stata disegnata di concerto tra tre ministeri dello Stato (MUR, MISE e MITD), a differenza di iniziative passate (si badi bene, anche di grande successo) che erano promosse da un solo ministero, il Mise. Questo consentirà di coordinare le azioni, non solo dal punto di vista dei task e delle risorse ma anche (direi soprattutto) dei tempi e delle ondate di intervento.

Il secondo motivo è che, fermi restando i principi di universalità e pluralità del sapere, con questa strategia (e con le risorse che essa destina) si riconosce il fatto che il tema Intelligenza Artificiale è centrale, nell’arena scientifica e competitiva di oggi. Qui la discontinuità sta nel prendere atto che vi sono alcune tendenze del progresso scientifico (di cui AI è una, non l’unica) che sono più importanti di altre.

Infine, questa strategia è ispirata da un approccio collaborativo e inclusivo, sia quando essa guarda alle capacità italiane, che sono considerate e misurate come somma di tante capacità eccellenti locali, sia quanto essa guarda all’Europa. Ad esempio, gli investimenti e le azioni messe in atto dagli altri grandi paesi europei sono considerati come riferimento, e come stimolo, per ’Italia, ma senza velleità e avendo chiaro che, in tante cose ma soprattutto nella ricerca su AI, “piccolo non è bello”.

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L’impatto della strategia

L’impatto di questo documento può essere enorme, ne sono convinto. Un esempio: parliamo della “lotta” al fenomeno della fuga dei cervelli. Questo documento ne parla apertamente, e altrettanto apertamente parla delle soluzioni che potrebbero ridurre questo insensato spreco di risorse formative del nostro paese: colmare il divario stipendiale, favorire ed incentivare l’interscambio tra accademia e impresa, invece di stigmatizzarlo, proteggere la crescita delle imprese innovative.

Se si sistemeranno questi problemi, potremo guardare al futuro con la consapevolezza che i migliori nostri ragazzi non avranno, come prospettiva professionale prevalente, trovare lavoro o sviluppare la loro startup all’estero. Con i talenti giusti, si potranno fare cose incredibili.

Come attuale il programma nazionale sull’AI

Certamente, un documento di strategia non fa un piano, e un piano non fa un risultato. E’ stato fatto il primo (importantissimo) passo, ed ora va fatto il secondo, ovvero la pianificazione, un tema tra l’altro a me molto caro: “If You Fail to Plan, You Are Planning to Fail”, lo abbiamo sentito molte volte. Le sfide più importanti, a mio avviso, sono tre:

  1. l’articolazione temporale degli interventi (come già ricordavo sopra) per la rimozione dei bottleneck ed il potenziamento delle eccellenze,
  2. il bilanciamento tra velocità con cui distribuire le risorse e il necessario presidio dei risultati e, per finire,
  3. evitare il rischio di sovra-pianificare, pensando a come orientare le risorse a disposizione, ma lasciando spazio alla creatività e all’innovazione dal basso.

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