AI e sostenibilità

Sviluppo sostenibile, l’intelligenza artificiale ci aiuta a centrare il modello giusto

Ci sono la volontà sociale, i capitali e l’intelligenza artificiale per rendere sostenibile un nuovo modello di sviluppo in cui dati e tecnologie sono utilizzati al meglio per consentire la transizione ecologica e digitale. Alle generazioni presenti spetta il compito di voltare pagina

Pubblicato il 02 Nov 2021

Valter Fraccaro

Presidente della Fondazione SAIHUB

modello di sviluppo sostenibile - sostenibilità

Per migliorare l’equilibrio del pianeta, è giunta l’ora di abbracciare un modello di sviluppo sostenibile e l’intelligenza artificiale ci può essere una grande alleata.

La transizione ecologica nel PNRR: bene, ma ora servono riforme

Dobbiamo in particolare imparare a usare volontà politica, responsabilità sociale, capitali e intelligenza artificiale (AI), coniugando etica e tecnologia per voltare pagina. Costruire un futuro sostenibile è possibile, ma tocca alle generazioni presenti, che non possono sbagliare, perché non esiste un piano B o un pianeta B.

Dati e tecnologie vanno utilizzati al meglio per consentire la transizione ecologica e digitale, alla base del nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Il modello di sviluppo dal 1970 ad oggi

Da anni l’intelligenza Artificiale è diventata l’argomento principale di qualsiasi discorso riferito all’evoluzione tecnologica mondiale, in un pianeta che ha conosciuto il digitale come deflagrante e pervasivo elemento di tanti cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni.

In cinquanta anni è cambiato tutto, ma mezzo secolo è solo un’inezia se rapportato alla storia della nostra specie (300 mila anni circa) e persino a quella che ci separa dalla nascita della scienza come la conosciamo oggi (più o meno quattro secoli).

Quarant’anni di progresso

Il modello di sviluppo attuale, dal 1970 ad oggi, ha assicurato un progresso costellato di innegabili conquiste:

  • la popolazione complessiva è raddoppiata;
  • la speranza di vita di chi nasce è passata da 53 a 73 anni;
  • negli ultimi quarant’anni, la percentuale degli abitanti della Terra che vivono con un reddito inferiore a 100 dollari al mese è scesa da circa il 33% a meno del 9%;
  • negli ultimi trent’anni, nonostante l’aumento delle nascite, la mortalità dei bambini sotto i 5 anni si è più che dimezzata, passando da 8,7 a 3,9 milioni all’anno (un numero comunque ancora spaventoso);
  • rispetto al 1970, il Prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto di trenta volte.

Sono risultati che abbiamo ottenuto attraverso lo sviluppo tecnologico, quello medico e farmaceutico, quello della trasformazione e della logistica dei prodotti alimentari.

Il prezzo però di queste conquiste è stato altissimo. Finalmente ne siamo consapevoli: il cambiamento climatico, le migrazioni di milioni di persone, la diminuzione della biodiversità, le disuguaglianze sociali (evidenti soprattutto nei Paesi la cui economia è cresciuta in maniera non proporzionale alle libertà civili), la riduzione delle fonti energetiche non rinnovabili sono tutti campanelli d’allarme.

Sostenibilità: i 17 obiettivi dell’ONU

Oggi la volontà di cambiare strada è globale. Lo testimoniano i 17 Sustainable Development Goals (SDG), definiti nel 2015 dall’Onu e sottoscritti dai Paesi aderenti. Si tratta di obiettivi che mettono insieme e intrecciano tra loro dimensioni economiche, sociali e ambientali.

I primi campanelli d’allarme avevano iniziato a suonare timidamente già negli anni ’60. È lecito chiedersi come mai, solo di recente, l’umanità abbia deciso di intervenire in maniera radicale.

Sicuramente sta svolgendo un ruolo importante quello della presa di coscienza da parte di tante persone in ogni parte del mondo.

Ma questa volontà sociale non si sarebbe trasformata in azione, se la nostra comunità non disponesse di due fattori determinanti per modificare il modello di sviluppo rendendolo più efficiente: i dati e la capacità computazionale.

Dati e modello di sviluppo sostenibile

Le enormi quantità di dati generate negli ultimi vent’anni (poco meno del 100% di quelli complessivamente prodotti dal genere umano durante la Storia, cioè da quando abbiamo cominciato pochi millenni fa a registrare in forma numerica gli eventi legati ai raccolti agricoli e al loro commercio) e lo sviluppo impetuoso della capacità di calcolo digitale, uniti attraverso ciò che chiamiamo intelligenza artificiale, ci permettono di analizzare, capire e migliorare la gran parte delle attività umane.

L’obiettivo consiste nell’evitare di compromettere ulteriormente l’equilibrio complessivo dell’unico pianeta disponibile, quello che condividiamo con altri 7 miliardi di esseri umani, tante altre specie viventi e le generazioni future.

Ai nipoti dei nostri nipoti sentiamo di non poter lasciare una casa comune diventata invivibile a causa di un errato modello di sviluppo.

Transizione e sostenibilità

Nel linguaggio quotidiano, non precisamente corretto ma facilmente comprensibile, “sostenibilità” è diventato l’obiettivo (la sintesi di quei 17 obiettivi), mentre “transizione” è il percorso per giungervi rapidamente: entro il 2030, se ne saremo capaci, o poco più tardi.

Questa visione macroscopica fa subito sfumare i tecnicismi, le parole e i concetti, pure basilari, su cui si regge l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale sta a quel percorso (la transizione) e a quegli obiettivi (la sostenibilità) come mezzo necessario per rivedere ogni prodotto, servizio, processo e renderlo più efficiente e, appunto, sostenibile.

In questo cammino, gli sforzi dei singoli sono encomiabili, ma, da soli, non possono realizzare questo cambiamento. È necessario che nell’economia mondiale siano immessi enormi capitali che favoriscano questa trasformazione, la transizione dal vecchio al nuovo modello di sviluppo.

I costi della transizione ecologica

Nonostante le diversità di calcolo da parte dei vari enti, si conviene che servano 4 mila miliardi di dollari all’anno per 10 anni per completare la transizione ecologica e inaugurare il nuovo modello di sviluppo.

Si prevede che gli Stati metteranno a disposizione una parte di questa cifra (approssimativamente tra il 50 e il 60%), mentre il rimanente proverrà dalla finanza privata globale.

Per quanto riguarda il finanziamento pubblico, i capitali investiti saranno così distribuiti:

  • spese ordinarie e straordinarie dei governi;
  • incentivi elargiti ai consumatori per stimolare la scelta di stili di vita più ecologici e solidali;
  • aiuti concessi alle aziende per renderle sostenibili.

Finanza e modello di sviluppo sostenibile

Il sistema finanziario mondiale ha percepito immediatamente i vantaggi da cogliere nel favorire il buon esito di questa grande sfida planetaria. Ecco come.

ESG (Environmental, Social and corporate Governance)

Coloro che gestiscono i più importanti istituti bancari internazionali si sono espressi con chiarezza a riguardo, e non solo a parole: gli ESG (Environmental, Social and corporate Governance) delle singole imprese stanno già diventando parametri importanti per la concessione di prestiti e linee di credito. La previsione a breve è che gli ESG diventino discriminanti.

La spinta dell’Unione Europea

Allo stesso modo, le istituzioni dell’Unione Europea – che distribuiscono i finanziamenti ai progetti di ricerca e sviluppo industriali e accademici – considerano con grande attenzione gli aspetti di sostenibilità non solo delle aziende, ma anche dei progetti che si candidano a ottenere sostegni economici.

L’AI traina un modello di sviluppo sostenibile

L’AI non aiuterà solo le aziende a migliorarsi, ma i suoi effetti si rifletteranno in tanti altri aspetti della vita, tanto privata quanto sociale.

Sviluppo di nuovi farmaci con l’AI

Scoprire, sviluppare e rendere disponibile ai pazienti un nuovo farmaco attraverso le metodologie utilizzate fino a ieri (diciamo 4/5 anni fa) costava mediamente 3 miliardi di dollari e richiedeva 15 anni di sviluppo.

L’uso dell’intelligenza artificiale può ridurre drasticamente questi costi e tempi, instradando sin dall’inizio le attività di laboratorio e test verso i percorsi di ricerca più promettenti.

Inoltre può evidenziare caratteristiche di principi attivi già noti, rendendoli utilizzabili per combattere malattie differenti da quelle per cui essi erano stati usati fino a quel momento.

La medicina personalizzata

La medicina personalizzata, per esempio, è un modo per ottenere risultati terapeutici superiori, elaborando protocolli di cura specifici per ogni singolo individuo, minimizzando le dosi farmacologiche e conseguentemente ogni controindicazione.

Ciò significa curare meglio, con costi più bassi, con produzioni più mirate e meno gravose a livello ecologico. I risultati impatteranno notevolmente su un capitolo di spesa che, già prima del Covid-19, valeva circa il 10% del PIL planetario.

Crisi globali da gestire con l’AI

L’artificial intelligence può permetterci di gestire meglio le crisi mondiali:

  • eventi climatici, capaci di mettere in ginocchio intere popolazioni, in particolare nei Paesi più poveri;
  • fenomeni pandemici;
  • disastri umanitari generati dalle guerre.

AI e transizione energetica

La miglior capacità di analisi e di previsione sta affinando le tecnologie. Lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale aiuterà anche a migliorare l’efficienza con cui si produce l’energia da fonti rinnovabili, mentre lavoriamo per ridurre i consumi energetici.

Alcuni studi prevedono che, tra qualche anno, si potrà non solo aumentare la quota di energia proveniente da rinnovabili, ma anche diminuire i fabbisogni complessivi di elettricità.

In questa corsa, l’Europa si sta muovendo complessivamente bene. Per esempio, i dati sulla produzione di CO2 nel periodo 2015-2019 sono di gran lunga migliori delle più ottimistiche previsioni. L’approvazione e l’applicazione del Green Deal costituisce un enorme passo avanti.

Le sfide dell’artificial intelligence

Il report AI Watch 2020, presentato il 6 ottobre dal Joint Research Centre, il servizio di consulenza scientifica indipendente della Commissione Europea, mostra come gli investimenti 2019 nell’area AI nei Paesi aderenti all’Unione Europea abbiano raggiunto una cifra tra i 7,9 e i 9 miliardi di euro. In aumento di circa il 30% rispetto all’anno precedente, ma ancora sotto ai 20 miliardi di euro all’anno previsti come investimento ottimale nel decennio 2020-2030.

Riguardo alla destinazione di questi fondi, il 53% è stato destinato alle competenze: sono i costi sostenuti per il personale di chi si occupa di intelligenza artificiale in azienda e in università, inclusa la formazione delle risorse umane, e Corporate Training. Per l’adozione dell’AI è imprescindibile l’aumento di specialisti.

La ricerca di competenze digitali

L’onda dell’innovazione si muove a una velocità tale da rischiare di essere ridotta dalla mancanza di competenze.

Infatti servono persone capaci di utilizzare l’enorme potenziale costituito dall’incrocio tra la più grande quantità di dati mai stati disponibili e la crescente capacità di calcolo digitale.

Per evitare un rallentamento, sono auspicabili alcune iniziative:

  • la prima, nel breve periodo, è la revisione dei metodi didattici per offrire una preparazione professionale ai giovani che oggi vogliono operare in questo settore: gli Istituti Tecnici Superiori devono essere potenziati;
  • la seconda, di più lungo respiro, è la costruzione di percorsi formativi pluriennali e di alto livello, in ambito universitario;
  • puntare su sodalizi come l’Associazione italiana per l’Intelligenza Artificiale, che da anni cerca di promuovere l’accesso delle imprese e dei giovani all’AI.

Collaborazione fra aziende e mondo accademico

Serve inoltre uno scambio continuo tra aziende e mondo accademico per favorire il trasferimento
tecnologico e scientifico mirato alle singole realtà dei distretti economico-industriali tipici del nostro Paese.

Conclusioni

La sostenibilità non è il nuovo nome di un qualche paradiso terrestre, ma la trasformazione di problemi ora ingestibili in difficoltà che potremo gradatamente risolvere, noi e chi verrà dopo di noi.

Oltre a coinvolgere i giovani e ad applicare il principio di pari opportunità per pari capacità, è essenziale estendere anche l’apporto delle donne alla guida della società. Ne è prova l’Unione europea stessa, in cui, l’avvento di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea e di Lagarde alla BCE, dopo i sedici anni di cancellierato di Angela Merkel, coincidono con una svolta concreta nella transizione ecologica.

Le scelte etiche devono guidare l’adozione di strumenti digitali tanto potenti e devono governarne gli effetti: sociali, in particolare nel mondo del lavoro; e culturali, in un’era in cui cambiano senso concetti come impiego, remunerazione, dignità.

Siamo di fronte a passaggi epocali, che possono essere affrontati positivamente solo con visione realistica e determinazione. Non bisogna creare serbatoi di emarginazione, generatori di tensioni e scontri sociali.

Dobbiamo studiare e analizzare gli scenari descritti da pensatori come Luciano Floridi, Maurizio Ferraris ed altri intellettuali, capaci di mostrarci possibilità e contraddizioni di ciò che ostinatamente chiamiamo futuro, ma è già qui fra noi.

Il presente è tempo di ri-creazione. Nei prossimi decenni dobbiamo essere disposti a cambiare punto di vista, a riconsiderare significati dati per scontati nel ‘900, a immaginare con realismo e slancio l’opportunità di lasciare ai nostri nipoti una casa solida e accogliente per tutti.

Note

  1. Per volontà della Fondazione Monte dei Paschi, della Fondazione Toscana Life Sciences, dell’Università di Siena, di Confindustria Toscana Sud, del Comune di Siena e della Rete SAIHub.

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