Un’occasione preziosissima: questo è, in due parole, il semestre di presidenza italiano dell’Unione europea. Abbiamo l’occasione di scrivere l’agenda dell’Europa e tra le priorità una in particolare, la realizzazione dell’Agenda digitale europea, deve avere tutta la nostra attenzione. Cosa significa, nel concreto?
In primo luogo, investire nel digitale significa anche utilizzarlo come leva per azionare un cambiamento positivo in tanti settori, che possono sembrare non direttamente coinvolti. Penso, in particolare, alla Pubblica amministrazione, che può diventare il centro di produzione e offerta di servizi digitali innovativi, ma anche alle ricadute che i processi di digitalizzazione possono offrire in termini occupazionali, specie per i giovani, e di crescita economica. In secondo luogo, come completamento del mercato unico digitale europeo in cui l’Italia è ancora un po’ indietro.
E’ ovvio che per poter realizzare tutto questo bisogna predisporre, prima, una politica di investimento sia nelle infrastrutture digitali sia nelle competenze. Il digitale non è un “settore” ma il fulcro del rilancio del nostro Paese: solo comprendendo questo punto centrale e procedendo da qui possiamo rendere davvero il nostro Paese protagonista di un cambiamento vitale.