Il settore delle ICT rappresenta il 6,6 per cento del PIL europeo e il suo sviluppo sarà determinante nella possibilità che l’Unione europea giochi un ruolo di primo piano sullo scenario internazionale.
Come sono coinvolte, in questo settore, le donne?
Secondo dati dell’International Telecommunication Union, nel 2013 il 37% delle donne era online (il 41% degli uomini). Eppure, nonostante la percentuale significativa, non si parla molto dell’impatto di Internet e delle altre tecnologie sulle realtà femminili.
Solo 29 laureate su 1.000 provengono da corsi legati alle ITC (gli uomini sono 95 su 1.000) e solo 4 su 1.000 lavorano effettivamente nel settore. Sproporzioni che aumentano man mano che si risale la piramide aziendale: solo il 19,2% dei lavoratori nel settore delle ICT ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori.
Come spesso accade per la disuguaglianza di genere, anche in questo caso sarebbe sbagliato considerarlo solo come un problema di pari opportunità e non vederne le ricadute economiche: secondo uno studio richiesto dalla Commissione europea, avere una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile porterebbe a un incremento annuale del Pil europeo di circa 9 miliardi di euro.
Internet rappresenta un’enorme opportunità per le donne: non solo per le tante nuove professioni digitali che si stanno affacciando sul mercato, ma anche in termini di qualità del lavoro e di realizzazione di se stessi. Quando parlo dell’unione tra internet e il mondo femminile, penso sempre al grande potenziale che i nuovi strumenti digitali ci offrono per poter meglio conciliare la nostra vita professionale con quella privata.
Certo, ancora una volta le tecnologie sono solo lo strumento: è la cultura a decidere se utilizzarle o meno e in quale modo. In questo caso, dovrebbe cambiare la cultura del lavoro, passando dalla timbratura del cartellino al conseguimento di obiettivi.
Più che un cambiamento, una rivoluzione.