La terza mega multa a Google da parte dell’Antitrust UE, da 1,49 miliardi di euro, è frutto di una analisi in tema di abuso di posizione dominante. Ma l’aspetto più innovativo della vicenda non consiste né nella fattispecie censurata né nell’entità della sanzione, sebbene salata, quanto piuttosto si cela al di sotto della sua superficie rivelando come sta cambiando l’approccio dei grandi players del digitale e della tecnologia verso regole e diritti.
Secondo l’Antitrust Europeo, Google attraverso la piattaforma AdSense avrebbe distorto, negli anni, la concorrenza nel mercato della pubblicità digitale, inserendo – sempre secondo i regolatori comunitari – clausole ad hoc, nei contratti con i siti terzi, volte ad impedire ai concorrenti di piazzare pubblicità su quei siti.
La vicenda si discosta, quindi, dal tema più innovativo, emerso negli ultimi tempi nei confronti dei colossi della tecnologia, relativo all’uso dei big data e della loro capacità distorsiva nell’influenzare ora le scelte di acquisto, ora i gusti, ora addirittura le opinioni politiche – come nel caso drammatico di Cambridge Analytica.
L’aspetto innovativo, a mio avviso, è un altro: Google non si è chiusa – stando alle prime reazioni – in un recinto invalicabile, alzando un muro nei riguardi delle istituzioni Europee; non ha dichiarato – come anche altri in passato – di aver subito un’ingiustizia o di essere stata discriminata in quanto multinazionale straniera vista dall’Europa come un soggetto ostile. Google ha invece immediatamente annunciato talune modifiche che vanno verso l’apertura del mercato.
Questo è probabilmente il dato più rilevante che questa multa di oggi ci offre: dopo 15 anni in cui Internet è stato terra di nessuno, ed ha ben permesso ai più forti di solcare le praterie selvagge della rete, ora Google sembrerebbe voler introdurre dinamiche virtuose ed etiche, per riequilibrare il mercato.
A seguito dell’azione condivisa di più regolatori negli ultimi mesi – Antitrust nazionali ed europei e Garanti privacy nazionali ed europei – il mondo delle grandi aziende over the top sta cominciando a capire che l’Europa ragiona e si muove in maniera diversa. Al centro della loro azione le istituzioni pongono i mercati e le persone, con i loro diritti e le loro prerogative. E’ forse dunque finita l’era dei regolatori timidi?
Ma Google non è la sola in questo cambiamento di pelle. Facebook sembrerebbe muoversi lungo lo stesso solco. Per non parlare di Apple, che nella persona di Tim Cook, sta conducendo una battaglia etica assieme ai regolatori per introdurre più privacy nelle macchine. E’ dunque iniziata l’era degli OTT Etici? E’ presto per dirlo, ma sicuramente si registra da parte di questi players una crescente attenzione in Europa rispetto alle regole e all’etica anche grazie ad un quadro di regole molto diverse da quelle americane.
Il vento è cambiato e forse ci porterà lontano, in una nuova stagione di diritti nel digitale.