Già da diversi anni la digital transformation è al centro di una forte attenzione e interesse da parte del settore culturale che sta sperimentando le potenzialità delle nuove tecnologie nell’aprire nuovi scenari di comunicazione e fruizione. Gli strumenti digitali sono infatti molti e versatili e possono essere impiegati in strategie di comunicazione, ma anche per arricchire l’esperienza del visitatore negli spazi museali e per migliorarne l’accessibilità.
L’empowerment dei musei col digitale: così saranno produttori e diffusori di nuove conoscenze
In questo senso, le necessarie misure prese durante l’emergenza pandemica per garantire la continuità delle attività dei musei e delle organizzazioni culturali, seguite poi dalle risorse che il PNRR ha reso disponibili, hanno conferito a questo tema un ruolo di grande centralità anche nel mondo museale.
Oggi possiamo considerare la trasformazione digitale come processo inevitabile, complesso e indispensabile per far sì che i musei del futuro si trasformino sempre di più in luoghi dell’esperienza e della condivisione. Agire e comunicare in modo nuovo per essere più vicini alle esigenze di conoscenza e approfondimento degli utenti, le cui aspettative in termini di user experience, sono in continua evoluzione.
La tecnologia a sostegno di nuovi modelli di business
Ciò detto, l’evoluzione tecnologica avviene con un passo più rapido rispetto ai tempi di apprendimento propri del settore, che ancora fatica a ragionare in termini di strategie digitali, limitandosi spesso all’adozione di singole tecnologie declinate tatticamente in singoli progetti, senza tenere conto processi di trasformazione più organici e strutturati. Tra i numerosi ambiti in cui un approccio strategico all’innovazione tecnologia può sostenere le organizzazioni c’è l’adozione di nuovi modelli di business.
Questi dovranno essere coerenti con gli obiettivi e la capacità di gestione dell’organizzazione, rispondendo non solo ai fabbisogni del museo, ma soprattutto a quelli del target, da analizzare con attenzione ex ante in modo da agire sulle specifiche leve di valore che rendono più appetibile l’offerta dell’organizzazione stessa.
Gli esempi virtuosi
Esempi virtuosi di questo approccio sono Brera Plus, il servizio in abbonamento che arricchisce l’esperienza della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense con contenuti multimediali, programmi speciali, concerti, première e altre iniziative, oppure il programma Digital Concert Hall della Berliner Philarmoniker. Entrambe queste iniziative consentono di estendere l’offerta delle organizzazioni, non solo dando valore aggiunto a un pubblico già fidelizzato, ma anche intercettando una nuova utenza. Al centro, un lavoro di selezione e segmentazione dei contenuti, che diventano la base sulla quale definire strategie di valorizzazione, membership e modelli di pricing mirati in base alla domanda.
Un fattore tecnologico abilitante di nuovi modelli di business è quello della blockchain, ad esempio attraverso la produzione di NFT (Non-Fungible Token) che consentono di valorizzare i contenuti museali in modo innovativo all’interno di piattaforme on demand che li presentano in ottica free/premium/freemium. Si tratta comunque di un processo di trasformazione che richiede attenzione, partendo da un’attenta analisi della domanda attuale e potenziale dell’ente culturale e garantendo continuità nella produzione e nell’aggiornamento dei contenuti offerti. Questo per evitare di ricadere in errori come quelli che hanno caratterizzato la creazione della piattaforma It’s Art, nata nel 2020, in una delle fasi più dure del lockdown, come partnership fra pubblico e privato per proporre film, serie TV, spettacoli, documentari e musica, e chiusa definitivamente alla fine del 2022 una volta allentate le restrizioni post pandemia.
La stampa 3D è un’altra tecnologia che potrebbe aprire a nuove opportunità per i musei, ad esempio sul fronte del merchandising o della conservazione delle opere, con grandi vantaggi in termini di riduzione dei tempi e dei costi di riproducibilità, aprendo inoltre a modalità innovative di coinvolgimento dei visitatori stessi.
La tecnologia a sostegno dell’accessibilità
Un altro campo in cui è importante fare una riflessione sulle potenzialità dell’innovazione tecnologica è quello dell’accessibilità. La tecnologia, infatti può avere un ruolo importante per l’inclusione di pubblici ma può anche escludere. Vi sono su questo tema esempi virtuosi come il progetto Musems for People, che mira a instaurare un dialogo fra le istituzioni museali e il pubblico. Il progetto parte dal presupposto che i musei sono per le persone, luoghi accoglienti dove possiamo sentirci a nostro agio, facilitati nella comprensione di ciò che ci circonda e in cui essere sostenuti nello sviluppo delle nostre idee.
Il senso di accoglienza nasce dalla rimozione delle barriere, di qualsiasi natura esse siano, per come sono percepite dal visitatore, partendo dall’accessibilità, intesa come qualità degli ambienti e fruizione dei servizi, e semplicità di utilizzo da parte del più grande numero di persone possibile. Accessibilità, in questo caso, non è solo tenere conto delle esigenze di persone speciali, ma anche l’opportunità di ripensare il nostro percepito di normalità.
Coinvolgimento degli stakeholder, adozione di metodologie inclusive quali l’universal design, la profilazione degli utenti e l’ascolto partecipato di coloro che saranno i diretti utilizzatori della tecnologia, in un’ottica adattiva della stessa e dei contenuti, la semplificazione dei linguaggi e la coerenza con l’eventuale e necessaria presenza di piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (es. PEBA). Questi sono solo alcuni dei fattori di cui tener conto quando si vuole progettare in chiave accessibile.
Si tratta di una sfida importante non solo per i musei ma per il futuro stesso delle tecnologie: essere al servizio di tutti.