dopo l'acquisizione

Musk davanti alla sfida più grande: la moderazione su Twitter

Elon Musk, dopo l’acquisto di Twitter, ha già cominciato a moderare alcune delle affermazioni più rivoluzionare ed è pronto a più miti consigli. Sta per lanciare ad esempio un consiglio dei moderatori, sulla scia di Meta. La sfida sarà rendere Twitter un luogo sicuro e democratico al tempo stesso

Pubblicato il 31 Ott 2022

Massimo Borgobello

Avvocato a Udine, co-founder dello Studio Legale Associato BCBLaw, PHD e DPO Certificato 11697:2017

musk twitter

Elon Musk, neo proprietario di Twitter, ha proclamato che il social diventerà un luogo aperto alla libertà di parola ed affermato che abolirà la pratica dei ban a vita. Il riferimento, esplicito, è all’ex presidente USA Donald Trump, “espulso” dal social network nel gennaio 2021.

Ma allo stesso tempo ha rassicurato gli investitori dicendo che Twitter non sarà “l’inferno dove tutto è permesso”, ha per ora congelato ogni decisione in merito a Trump, e ha cominciato a lavorare a un “consiglio di esperti moderatori”, indipendente, un po’ come già fa Meta. 

Twitter, i suoi asset, la politica e le legislazioni sulla stampa nel mondo

Secondo Nilay Patel, giornalista co-founder del sito The Verge, la scelta di Musk di acquisire Twitter non è stata un buon affare perché avrebbe comprato…sé stesso, per di più per 44 miliardi di dollari.

In altri termini, gli asset del social non sono le infrastrutture o il know-how, liquidate perché l’azienda produrrebbe “pochissima tecnologia interessante”, quanto, piuttosto, gli utenti.

Utenti che stazionano e permangono sul social proprio per seguire personaggi come Musk che, quindi, si sarebbe comprato …da solo.

La promessa di eliminare ogni tipo di moderazione e creare uno spazio di assoluta libertà di parola, poi, andrebbe contro lo stesso business model su cui si basano social network: ossia la creazione di uno spazio virtuale bello, interessante e considerato sicuro dagli utenti. E “pulito” per gli investitori.

Secondo Patel, l’utente del social “vuole Disney World” e non una realtà fatta di haters e di contenuti violenti.

Aver scelto di acquisire Twitter per farne uno spazio in cui ognuno può esprimersi liberamente, anche in modo violento, omofobico, razzista o sessista presenta un doppio rischio: ossia un calo degli utenti e meno investimenti pubblicitari da parte delle aziende.

Scrive Patel: “La verità essenziale di ogni social network è che il prodotto è la moderazione dei contenuti e tutti odiano le persone che decidono come funziona la moderazione dei contenuti. La moderazione dei contenuti è ciò che fa Twitter: è ciò che definisce l’esperienza dell’utente. È ciò che fa YouTube, è ciò che fa Instagram, è ciò che fa TikTok. Tutti cercano di incentivare le cose buone, disincentivare le cose cattive ed eliminare le cose davvero brutte. Sai perché i video di YouTube durano tutti da 8 a 10 minuti? Perché è quanto deve essere lungo un video per qualificarsi per un secondo spazio pubblicitario nel mezzo”.

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Quindi: ora che Musk ha comprato Twitter con il proprio patrimonio personale (oltre all’intervento di istituti di credito e investitori), è a rischio la sua stessa immagine. Qualunque cosa accada su Twitter, infatti, sarà direttamente collegata al suo owner, che verrà chiamato a pronunciarsi su ogni singola questione.

Il problema della ragion di Stato (dittatoriale)

Altro tema delicato, anzi, delicatissimo, sono le legislazioni statunitensi ed internazionali sull’informazione, sul linguaggio d’odio e sulla censura in generale.

Sia lo Stato del Texas che quello della Florida hanno approvato legislazioni restrittive sui contenuti che possono essere pubblicati sui social network: per Patel queste normative violano il primo emendamento della Costituzione statunitense, ma le Corti supreme (statali e federale) sono molto indietro nella valutazione dei fenomeni che avvengono in rete.

In secondo luogo, nel mondo vi sono molte legislazioni diverse che richiedono adeguamenti e “compromessi”.

In Germania, ad esempio, c’è una legislazione ad hoc contro l’hate speech: proprio il 20 ottobre 2022 il parlamento tedesco ha messo fuori legge il logo “Z”, utilizzato dall truppe russe nell’invasione dell’Ucraina, ed è notizia di oggi (31 ottobre 2022) della prima multa comminata ad un cittadino tedesco per averlo esposto.

  • Si chiede Patel: accetterà Musk di vendere meno Tesla in Germania per avere una moderazione più “lasca” su Twitter?
  • Idem dicasi per altre situazioni scottanti: come reagirà Musk alle pressioni – fortissime – che il regime cinese cercherà di imporre al social e a cui Twitter ha – fino ad ora – affermato di aver opposto resistenza? Pressioni che potrebbero avere anche la leva intimidatoria di rivalersi su Tesla, che ha forti interessi in Cina.
  • Come si collocherà la nuova gestione del social nel contesto iraniano, dove per un tweet si viene uccisi dalla polizia?

Chiude Patel con un beneaugurante, “welcome to hell”, con cui ha anche titolato il pezzo.

Il consiglio dei moderatori di Twitter

Quando Elon Musk, che si è descritto come un “assolutista della libertà di parola”, ha accettato di acquistare Twitter per 44 miliardi di dollari ad aprile, ha parlato di come la piattaforma dovrebbe essere un luogo per tutti i tipi di discorsi. Nei mesi successivi, ha incaricato alcuni dei dirigenti di Twitter di decidere quali post tenere al passo e quali eliminare. Venerdì, dopo aver chiuso l’accordo per possedere Twitter, Musk ha twittato che sotto la sua guida, la società avrebbe formato un “consiglio di moderazione dei contenuti con punti di vista ampiamente diversi”. Ha aggiunto che “nessuna decisione importante sui contenuti o ripristino dell’account avverrà prima della convocazione di quel consiglio”. L’annuncio sembrava essere un passo indietro rispetto alla posizione di Mr. Musk secondo cui Twitter dovrebbe essere una piattaforma tuttofare.

All’inizio di quest’anno, il signor Musk ha persino detto che avrebbe “annullato il divieto permanente” dell’ex presidente Donald J. Trump e lo avrebbe lasciato rientrare nel social network. Non è chiaro se una tale decisione arriverà ora davanti al consiglio previsto.  La mossa del signor Musk di formare un consiglio rispecchia gli sforzi simili a Meta, la società precedentemente nota come Facebook. Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta, ha lanciato nel 2018 un “comitato di sorveglianza” di 20 persone composto da ex leader politici, attivisti per i diritti umani e giornalisti.

Il consiglio delibera sulle decisioni sui contenuti di Meta. Ha influito su questioni come la nudità femminile sulla piattaforma e il ruolo dell’azienda nella diffusione dell’incitamento all’odio anti-musulmano in Myanmar. A volte, il consiglio di sorveglianza di Meta ha restituito al signor Zuckerberg le decisioni sui contenuti, come la questione se rimuovere il signor Trump da Facebook dopo la rivolta del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti. Il consiglio di sorveglianza ha detto a Zuckerberg che aveva bisogno di maggiori informazioni sulla mossa e che la decisione di bloccare Trump dovrebbe essere rivista dalla società.

La problematica della moderazione come business model o, meglio, come core business del social cede violentemente il passo di fronte alle potenzialità su vasta scala che le società di Elon Musk possiedono, messe insieme.

Finora Twitter era riuscito a trovare un certo equilibrio a favore di trasparenza, sicurezza, libertà di parola, con diverse feature e upgrade successivi. Equilibri che per Musk sarà difficile migliorare ulteriormente.

In conclusione

La scelta di Musk di acquisire Twitter è certamente un evento mondiale; di certo non sarà una passeggiata, ma l’uomo più ricco del mondo non è uno sprovveduto. In primo luogo, Twitter era l’unico social che si prestava ad una scalata come quella di Musk, e non per caso.

Meta, la società di Mark Zuckerberg, possiede Facebook, Instagram, Messanger e Whatsapp: solo Twitter, tra i social statunitensi, era contendibile.

TiKTok è di proprietà cinese: il discorso non poteva nemmeno essere avviato. Musk è entrato a gamba tesa in uno dei più grandi mercati mondiali dell’informazione: il ritorno di immagine è già enorme.

Potrà fare pubblicità alle proprie aziende in modo mai visto prima e inserirsi in mercati ancora da esplorare. Potrà discutere con i politici di tutto il mondo da owner di un asset strategico potentissimo per ogni uomo politico del globo.

Potrà discutere con i colossi dei media tradizionali sulle modalità con cui determinate informazioni dovranno essere passate, e se passarle o meno.

Se, poi, avrà vinto la scommessa, Musk potrà trasformare Twitter in uno dei più grandi – o forse il più grande – bazar online del mondo o, in alternativa, utilizzare gli utenti del social per crearne uno nuovo.

In conclusione, le potenzialità sono infinite, se si tiene conto che Musk è anche proprietario della rete internet Starlink.

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