I videogiochi hanno avuto in meno di un secolo un’evoluzione che ha quasi dell’incredibile. Qualcuno ricorderà i primi giochi, semplici, ripetitivi e confezionati per migliorare i propri punteggi. Un escapismo temporaneo, di breve durata e generalmente ben distaccato dalle attività tipiche della quotidianità.
Trolley problem, Inc., un videogame per prendere coscienza di chi siamo
Con il progresso tecnologico, anche al settore videoludico è stata impressa un’accelerazione importante, grazie a visionari del calibro di Shigeru Miyamoto (il papà di Super Mario e “The Legend of Zelda”), Yu Suzuki (arcade come “Hang-on”, “Virtua Fighter” o anche l’epopea Shenmue) fino a Hideo Kojima (“Metal Gear”, “Death Stranding”). Visionari che, distaccandosi un po’ dal concetto classico di videogioco, hanno iniziato a modificarne la struttura, gettando le basi per quella che è ora la concezione moderna del medium.
Sarebbe un grave errore, però, pensare che l’espressione grafica di questo mezzo d’intrattenimento possa essere una retta continua, tesa verso l’alto, in costante evoluzione. Andrebbe infatti interpretata maggiormente come una linea mutevole, che sale, scende e talvolta si piega su sé stessa, tornando persino indietro.
La riscoperta del vecchio gaming: il caso PowerWash Simulator
I videogiochi non sono infatti solo grandi esperienze da giocatore singolo, avventure che ricordano epici film e azione al cardiopalma (“God of War” e “Uncharted”, tra gli episodi recenti) ma, oggigiorno, si sta riscoprendo sempre più il valore del “vecchio gaming”, quello un po’ ripetitivo e che, in fin dei conti, non porta da nessuna parte.
Nessuna grande storia, nessuna rivelazione o gameplay adrenalinico ma semplici e ripetitive attività banali che molti di noi, nella quotidianità, addirittura rifuggono.
Sembra assurdo, da un punto di vista esterno, ma la hit del momento che ha sorpreso un po’ tutti è il gioco PowerWash Simulator, pubblicato a maggio 2021 su PC tramite Steam e da poco approdato anche su console Xbox. Come il nome stesso suggerisce, si tratta di un simulatore in prima persona, dove il giocatore è chiamato a pulire una vecchia e polverosa città con una idropulitrice.
Tralasciando un attimo il concetto di “gioco”, è d’obbligo una domanda: quanti tra i lettori sarebbero entusiasti all’idea di armarsi di idropulitrice per ripulire la propria abitazione, il giardino di casa o il garage? Probabilmente ben pochi.
Tuttavia, il pensiero di farlo in maniera virtuale, comodamente seduti in poltrona e confinati all’interno di uno spazio sicuro, suscita in tanti un sentimento di appagante tranquillità, quasi una sorta di realizzazione Zen, mentre lo sporco digitale svanisce sotto i colpi dell’acqua pressurizzata.
Per citare un trend legato alla cultura pop: “I Simpson lo avevano predetto”, e in tempi non sospetti. Precisamente, faccio riferimento all’episodio 12 della nona stagione (1998), “Bart giostraio”. In questo, Bart e Lisa Simpson sono spinti dalla madre Marge a dedicarsi al giardinaggio, ma abbandonano ben presto l’attività perché noiosa, fino a quando non provano un gioco chiamato “Yard Work Simulator”, ovvero un simulatore di giardinaggio virtuale. Il parallelismo, giunti a questo punto, dovrebbe essere ben chiaro a tutti.
Le radici del Nirvana videoludico
Il concetto di “Nirvana videoludico”, qui presentato a partire dal caso PowerWash Simulator, ha necessariamente radici nella dottrina buddhista, in particolare quella Zen, che vede nella ripetitività di determinate azioni la condizione essenziale per il raggiungimento dell’illuminazione. In questo caso, il concetto è ovviamente slegato da qualsiasi accezione puramente religiosa.
Lo stato di “illuminazione” o risveglio spirituale, secondo gli insegnamenti tramandati dalla tradizione Zen, può essere raggiunto tramite diverse pratiche.
Decisamente interessante, e dalle radici nella cultura nipponica, è quella proposta dal monaco buddhista Shōkei Matsumoto, autore del libro “A Monk’s Guide to a Clean House and Mind”.
Secondo Matsumoto, infatti, la pulizia (esteriore quanto interiore) sarebbe alla base delle tradizionali tecniche meditative per raggiungere uno stato di quiete mentale.
L’atto del sōji, del pulire, richiede concentrazione e dedizione, dando la possibilità di “meditare in movimento”, rivelandosi quindi un’attività più semplice e alla portata di tutti rispetto alla meditazione statica, se vogliamo più esoterica e dottrinale.
Possiamo pertanto ipotizzare che PowerWash Simulator funzioni allo stesso livello sul piano del subconscio.
Anche se il movimento è di natura virtuale, la visione dell’utente non è comunque statica e a essa si possono applicare le stesse regole della meditazione in movimento. Infatti, c’è comunque bisogno di muovere attivamente le mani per inviare gli input necessari al gioco.
Il successo che ha avuto il titolo fa dedurre che, per molti utenti, la pulizia virtuale corrisponde quasi a un calmante per l’anima, un modo per distendere i nervi e raggiungere lo stato di quiete di cui poc’anzi. Stando proprio alle parole dei videogiocatori, è molto comune l’opinione che il titolo li aiuti a gestire meglio ansia e stress.
Il legame con la mindfulness
Lo si può spiegare anche con la teoria della “mindfulness”, una sorta di consapevolezza.
Secondo uno studio compiuto dall’Università della Florida, a 51 liceali suddivisi in due gruppi è stato chiesto di lavare dei piatti. Prima di cimentarsi, al primo gruppo è stato chiesto di leggere un testo sulle metodologie più adeguate per effettuare l’operazione, mentre al secondo un testo su come indurre uno stato di mindfulness durante l’attività.
Dopo aver lavato i piatti per sei minuti, i ricercatori hanno notato uno stato di tranquillità e riduzione del 27% di nervosismo e ansia nel secondo gruppo. Questo perché avevano messo in pratica i consigli del testo, concentrandosi sull’attività e vivendo in pieno il momento.
Ricerche empiriche in merito sono molto complicate da condurre, poiché si tratta pur sempre di stati d’animo soggettivi: tuttavia, è sicuramente interessante notare i punti in comune tra la mindfulness e l’attività praticata in PowerWash Simulator. Il giocatore deve infatti concentrarsi sui compiti proposti dal gioco, eseguendo operazioni semplici e ripetitive, vivendo a pieno il momento, con gli eventuali effetti benefici di tale attitudine.
Esperienze per ogni sensibilità
Il caso preso in considerazione è solo un esempio: non tutti gli utenti potrebbero ottenere quello stato di pace tramite la pulizia o semplici compiti ripetitivi e, fortunatamente, il genere della “simulazione” sta diventando sempre più popolare, con un seguito di appassionati in continua espansione.
Per i fan degli aerei, esiste per esempio Microsoft Flight Simulator, una delle esperienze più realistiche di pilotaggio di velivoli su PC e console, ma anche prodotti introduttivi come “Japanese Rail Sim: Journey to Kyoto”, focalizzato sulla guida di treni panoramici giapponesi, pubblicato di recente su PC tramite la piattaforma Steam.
Raggiungere uno stato di pace, che sia vera e propria illuminazione (satori in giapponese) o semplice appagamento tramite i videogiochi, è oggi più semplice che mai grazie alla grande offerta del medium. Per trovare la propria nicchia, basta disporre di una console o di un computer e lanciarsi senza troppe preoccupazioni o indugi.
D’altronde, questa è davvero l’era d’oro dell’ homo ludens teorizzato dall’olandese Johan Huizinga: un atto libero che nasce dal desiderio di esplorazione, non dell’esterno, ma della propria creazione.