Sfera pubblica 3.0

Oltre le echo-chambers: così i corpi intermedi possono ripensarsi nel metaverso

L’IA nei social si traduce nelle echo-chambers, le camere dell’eco in cui sono ammesse solo informazioni affini alle proprie convinzioni. I corpi intermedi sono quindi chiamati a ripartire da saggezza e cultura, on e offline, per nuove rappresentazioni nella società 3.0: i dettagli

Pubblicato il 05 Ott 2022

Simona Romiti

Change agent Senior Advisor in Programmi ed ecosistemi europei

echo-chamber

L’Intelligenza artificiale ha trasformato i luoghi del dibattito pubblico e della libertà di espressione introducendo nuove sfere di costruzione dell’opinione pubblica, le echo-chamber. Dentro le echo-chamber, la democrazia rappresentativa è legittimata dalla base popolare delle opinioni, l’affinità delle opinioni è regolata da un algoritmo capace di raccogliere, registrare e far circolare contenuti contagiosi, un “significato” basato su elementi calcolistici e additivi della rappresentazione.

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Le piattaforme social agiscono come neo-intermediari socio-tecnologici, mettendo in evidenza la debolezza delle tradizionali formazioni sociali. In un mondo OMO “Online-Merge-Offline”, i corpi intermedi sono chiamati ad ampliare la pluralità del mondo associativo dentro nuove pratiche di comunità popolate da ologrammi e avatar.

Echo chamber: cosa sono e perché sono rilevanti nel dibattito pubblico

Le echo chamber (camere d’eco) possono definirsi spazi digitali di risonanza, omogenei e chiusi, iperrealtà auto-referenziali dove le opinioni vengono costruite e acutizzate dalla trasmissione e indicizzazione delle sole informazioni ammesse all’ingresso, coerenti con le proprie convinzioni.

L’algoritmo polarizza quantità di dati-parole-simboli che creano senso di appartenenza a un gruppo con un’espressione prevalente dello stato d’animo dell’individuo e/o del suo umore. L’algoritmo asseconda l’individualismo ogni oltre ogni ragionevole “performatività” e fantasia. L’echo chamber circonda l’individuo di medesimezza.

Le echo-chamber sono assimilabili alle Polis nella loro dinamica identitaria ed escludente di polites con contenuti e dinamiche relazionali diverse.

I rischi legati alla mancata presa di coscienza della pervasività delle echo-chambers sono stati già enunciati da Byung Chul Han quando, estremizzando il protagonismo digitale, afferma che “le masse, che un tempo potevano organizzarsi in partiti e associazioni ed erano animate da un’ideologia, si frantumano ora in sciami di singoli chiassosi, ossia negli isolati hikikomori digitali, che non costruiscono più uno spazio pubblico e non partecipano ad alcun discorso pubblico”.

I corpi intermedi possono ripartire da saggezza e cultura online

Da uno studio condotto da Ipsos per Fondazione Astrid e Fondazione per la Sussidiarietà del 2021, è emerso che il 70% degli italiani attribuisce ai corpi intermedi un ruolo decisivo per uscire dall’emergenza sanitaria e nella fase di ripartenza del Paese e che 1/3 degli italiani è iscritto ad associazioni, ordini professionali, movimenti, partiti.

Dallo stesso studio, è emerso che i social sono sopravvalutati nella possibilità di sostituire in tutto o in parte i tradizionali corpi intermedi.

Rilevazione che denota uno stato di salute dell’associazionismo tradizionale di gran valore etico, ma non bilancia questa informazione con il proliferare di aggregazioni digitali basate su algoritmi di AI debole che creano nuovi miti e nuovi riti collettivi.

Nel 2022 la popolazione attiva sui social- on boarding- è aumentata del 5,7%, pari a 43 milioni di persone, il tempo trascorso su internet è di 6 ore, gli utenti dei social media sono l’83% del popolo internet, e il 32% degli italiani usa internet per condividere le opinioni mentre il 15% segue video di influencer.

Lo stato moderno e i corpi intermedi possono ripensare ai propri pesi e contrappesi di auto-regolazione partendo dalle tre dimensioni di mediazione di Garnham: ovvero, rafforzando la saggezza della dimensione dell’agente-intermediario umano, la cultura del contenuto-sistema di rappresentazione simbolica, e agendo sulla disponibilità di tecnologie “sussidiarie”.

Il presente del futuro ha bisogno di saggezza e di cultura. Le formazioni sociali della media life devono ripartire da una cultura e da una saggezza digitale. Saggezza nel comprendere quali istituzioni sono capaci di misurare, prevenire e anticipare i cambiamenti repentini a cui ci espone l’AI, dischiudere l’uno-tutto analogico-digitale delle reti; progettare percorsi di partecipazione che sappiano coniugare il passato con il futuro e democratizzare il sapere e la conoscenza.

C’è bisogno inoltre di Cultura. Anche gli algoritmi hanno bisogno di cultura, capace di definire un indirizzo su come muoversi verso orizzonti attuabili, escludere versioni troppo individualistiche o totalitaristiche di rappresentanza, stabilire un equilibrio tra l’urgenza del momento e la visione di lungo termine.

Mentre la ricerca sull’ intelligenza artificiale generale è alle prese con il design del Learning Agent Triangle (architettura, obiettivo, algoritmo di ottimizzazione), tre dimensioni condizionate dalle risorse computazionali, gli Stati democratici moderni e le organizzazioni multilaterali sono chiamati a disegnare dentro le reti una nuova architettura di organizzazioni intermedie partendo dalla civitas.

Una civitas costruita e istituzionalizzata su valori e principi propri delle democrazie liberali che metta insieme attitudini e pratiche condivise, coltivabili sia in ambiente fisico che digitale, riconoscibile da una legge tradizionale e da una consuetudine del mondo digitale.

Conclusioni

Le generazioni più popolosa delle echo-chambers 2.0 sono la Net generation e, a seguire, gli old boomer. La registrazione dei loro dati come materia prima e il rapporto diretto tra evoluzione tecnologica della piattaforma e riconfigurazione della presenza sociale dentro questi spazi digitali sono caratteristiche fondanti della network society.

Le nuove generazioni di cittadini digitali sono principalmente la social e selfie generation (generazione zeta) e la generazione alpha, che per il 2025 conterrà 2 miliardi di persone. Il flusso relazionale è espresso con neologismi come Goat-Greatest Of All Time ed emoji flame.

Sono sempre connessi, i loro ologrammi e/o avatar saranno i polites di Comunità di Pratica (CoP) del metaverso, governabili da meta-nazioni digitali. Questa evoluzione solleva la domanda di nuove rappresentazioni e nuovi livelli di sussidiarietà delle formazioni sociali 3.0, organizzazioni più prossime a dinamiche, spazi e civitas digitali.

La tecnologia d’IA è general purpose, il suo beneficio dipende dall’uso che ne facciamo, al pari del farmaco, la sua affidabilità sociale e rappresentativa sarà tanto più inclusiva e plurale quanto più le buone pratiche dei corpi intermedi tradizionali sapranno contaminare le echo-chambers 2.0

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Bibliografia

  • D. Sisto, “Porcospini digitali. Vivere e mai morire online”, Bollati Boringhieri, 2022
  • Byung-Chul Han, “Nello sciame. Visioni del digitale”, nottetempo, 2021
  • H. Nowotny, “Le macchine di Dio. Gli Algoritmi predittivi e l’illusione del controllo”, Luiss, 2022
  • G. Bottalico, V. Satta, “Corpi intermedi, una scommessa democratica”, Ancora.
  • A. Colamedici, M. Gancitano, “L’alba dei nuovi dei. Da Platone ai big data”, Mondadori, 2021.

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