Open Government, le consultazioni pubbliche adesso si fanno così

Si è conclusa il 12 febbraio la consultazione pubblica sulla bozza delle linee guida sulla consultazione pubblica, realizzata dal “Gruppo di lavoro sulla Partecipazione” nell’ambito del Terzo Piano Nazionale per l’Open Government. Ecco alcune riflessioni perché siano uno strumento efficace per le amministrazioni

Pubblicato il 20 Feb 2017

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Si è conclusa il 12 febbraio la consultazione pubblica sulla bozza delle linee guida sulla consultazione pubblica, realizzata dal “Gruppo di lavoro sulla Partecipazione (OGP Team in dialogo con il Tavolo partecipazione della società civile costituito all’interno dell’Open Government Forum)”.

L’iniziativa è una di quelle previste dal terzo Piano nazionale per l’Open Government e ha l’obiettivo di “definire uno strumento a disposizione delle amministrazioni che intendano prendere decisioni pubbliche coinvolgendo i cittadini, le imprese e le loro associazioni“.

Ferma restando la valutazione positiva di fondo sull’iniziativa del Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP), che si sta facendo carico di portare avanti in modo strutturato il Piano coinvolgendo anche associazioni e amministrazioni (centrali e locali), credo sia utile soffermarsi su alcune riflessioni di metodo e di merito, sapendo bene che il metodo adottato, per la materia particolare trattata (la consultazione pubblica) è anche sostanza e merito.

Il metodo

Una consultazione pubblica di questo genere ci si aspetta sia, prima di tutto, esempio operativo delle regole che sono definite nell’oggetto posto a consultazione. Ne va della credibilità dell’iniziativa e, anche, dell’effettiva rilevanza che il DFP attribuisce alle regole definite.

Per la consultazione di queste linee guida era prevista la possibilità di inserire commenti su ciascun periodo dei nove capitoli (1. Impegno, 2. Chiarezza, 3. Trasparenza, 4. Sostegno alla partecipazione, 5. Privacy, 6. Imparzialità, 7. Inclusione, 8. Tempestività, 9. Orientamento al cittadino). Il massimo numero di commenti ricevuti (49, sull’Impegno) è dovuto a poco meno di trenta contributori. Forse pochi, se si considera la potenziale platea nazionale della consultazione, e anche forse conseguenza del mancato rispetto di alcune delle indicazioni delle linee guida stesse:

  • (Trasparenza) Le attività di comunicazione accompagnano e supportano la consultazione lungo le fasi di progettazione, svolgimento e valutazione, al fine di rendere effettivo il diritto alla partecipazione, favorire il coinvolgimento attivo e migliorare la qualità dei processi inclusivi. Questo il principio, ma quali attività di comunicazione sono state progettate? A parte le email dirette ai partecipanti ai Tavoli delle associazioni, e qualche notizia sul sito dell’AgID, la spinta alla partecipazione non si è vista, la comunicazione su questo fronte è stata in gran parte assente. Il coinvolgimento delle amministrazioni, che dovrebbero prendere in carico le linee guida, è stato impercettibile, e anche da parte delle associazioni forse l’interesse è stato raffreddato dal carattere “soft” con cui sono introdotte le linee guida (strumento a disposizione delle amministrazioni, ma con nessun vincolo di utilizzo);
  • (Orientamento al cittadino) l’amministrazione evita di far coincidere il periodo di consultazione con i periodi dell’anno come quelli festivi o di fine anno e (Tempestività) l’amministrazione pianifica una durata adeguata per il processo consultivo e prevede, per la consultazione vera e propria, un periodo possibilmente compreso tra le 8 e le 12 settimane. Probabilmente, considerando il periodo festivo in cui è stata effettuata la consultazione, ci si sarebbe potuti attendere una durata posizionata sul limite massimo delle 12 settimane. Forse questo non avrebbe migliorato il coinvolgimento, ma avrebbe consentito certamente di dare evidenza di un’attenzione reale al suo valore. La necessità di ricorrere alla proroga è segnale di una durata fissata in modo non coerente con le linee guida;
  • (Inclusività) L’amministrazione, in funzione della portata della consultazione, individua i bisogni di tutte le categorie e prevede le opportune misure per permettere la loro partecipazione. Anche qui: dai risultati sulla partecipazione alla consultazione, si ha qualche perplessità sull’analisi condotta sui bisogni delle diverse categorie e sulle misure individuate. C’è stato uno sforzo di inclusione ulteriore rispetto alla richiesta di partecipazione alle associazioni incluse nei Tavoli della società civile? E perché non ha dato il risultato auspicato?

Il tema della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche è certamente uno dei temi chiave per le amministrazioni (soprattutto locali) e le consultazioni sono uno strumento essenziale. Le linee guida, per non essere considerate dalle amministrazioni un ulteriore documento di letteratura, dovrebbero essere percepite come strumento operativo, e quindi come tale sintesi delle esperienze realizzate. Frutto di dibattito esteso e permanente. La consultazione doveva forse essere sperimentazione ed esempio di tutto questo, innescare un percorso di discussione, e non ennesima iniziativa di confronto tra esperti con il rischio di essere vissuta come adempimento portato a conclusione.

Insomma: una consultazione che si poneva come esempio e sperimentazione “vivente” avrebbe avuto maggiore efficacia e attratto maggiore interesse. Ma l’importante è, adesso, lasciare “aperta permanentemente” la consultazione.

Il merito

I commenti al testo sono, in gran parte, positivi. Inseriti da esperti ed esponenti di associazioni, propongono di integrare gli articoli dei capitoli puntando soprattutto a mettere in evidenza come le consultazioni siano efficaci soltanto se il risultato diventa impegno per le amministrazioni.

Da questo punto di vista viene suggerita una semplificazione nella struttura (alcuni capitoli rischiano di sovrapporsi: ad esempio, “Orientamento al Cittadino” sembra riprendere temi dei capitoli precedenti) e, soprattutto, un maggiore “coraggio”, spostando il principio dal “può” al “deve” (come nel seguente, all’interno del “Sostegno alla Partecipazione”: l’amministrazione può considerare di coinvolgere i destinatari della consultazione nella individuazione delle modalità di realizzazione della consultazione al fine di costruire un quadro di riferimento condiviso che garantisca la legittimità della partecipazione e la fiducia reciproca).

Insomma: poiché questo si propone come “strumento a disposizione” delle amministrazioni, accogliendo la gran parte dei commenti il Gruppo di lavoro sulla Partecipazione dovrebbe sciogliere l’ambiguità di fondo che pone le linee guida a metà tra una raccolta di suggerimenti e un vademecum, connotandosi in modo chiaro come riferimento chiave per le amministrazioni che vogliono realizzare consultazioni, e quindi stabilendo cosa rende tale una consultazione pubblica, differenziandola da un semplice sondaggio.

Senza imposizioni su come posizionarla all’interno dei processi decisionali, ma attribuendo significato e sostanza alla formula della consultazione pubblica.

Probabilmente soltanto così queste linee guida potranno assumere la forma del “beta permanente”, accompagnando e supportando nel tempo le esperienze delle amministrazioni.

E l’auspicio è che lo diventino recuperando quel commitment che si percepiva presente al varo del processo di partecipazione del Terzo Piano Nazionale per l’Open Government. E oggi molto meno.

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