La Pubblica Amministrazione in questi anni è stata spesso oggetto di critiche. Cittadini, imprese, media ne hanno sovente criticato le lentezze, la farraginosità e la scarsa efficienza. Ci siamo abituati a pensare la PA in un’ottica esclusivamente negativa, a considerala più uno ostacolo allo sviluppo e al progresso del Paese, che una risorsa fondamentale.
La pandemia ci ha fatto capire quanto essa, al contrario, rappresenti un fattore indispensabile per il corretto funzionamento della nostra società. Un servizio della PA che si blocca a causa del Covid 19 non produce solo un danno economico, ma sociale, perché viene meno quell’imprescindibile collegamento tra cittadini, istituzioni e imprese.
Competenze digitali nella PA: i problemi da risolvere per avere servizi di qualità
Gestire i fondi del PNRR: le sfide
La PA, tanto più nell’era digitale, è un link, una Rete che connette persone, risorse, opportunità. Un link da cui passa il futuro del Paese: lo vediamo bene se pensiamo al ruolo fondamentale che, a tutti i livelli, nazionale e locale, giocherà per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il nostro Paese riuscirà a gestire i fondi? Nell’arco di tempo compreso tra il 2021 e il 2027 l’Italia dovrà spendere oltre 300 miliardi di euro di risorse tra quelle rese disponibili dal PNRR e dai Fondi Strutturali 2021 -2027. Si prevede dunque, per i prossimi nove anni, una capacità di spesa pari a 30 miliardi all’anno, che è dieci volte superiore rispetto a quella mostrata negli ultimi sette anni (circa tre miliardi l’anno di Fondi Strutturali), come risulta dai dati diffusi dal report annuale di Forum PA.
E non sono infondate le preoccupazioni rispetto alle capacità di spesa degli enti locali, i quali giocano un ruolo importante nell’ambito del PNRR, che destina loro 66 miliardi di euro. Nelle settimane scorse il Sindaco di Bari e Presidente dell’Anci Roberto De Caro denunciava come nelle amministrazioni locali, in particolare nei Comuni del Meridione, manchino sia personale che competenze, mentre i bandi per assumere gli oltre tremila professionisti necessari rischiano di non avere il successo sperato.
È uno scenario che conferma quanto sia indispensabile contribuire all’avanzamento e al miglioramento della Pubblica Amministrazione. Una partita che non passa solo dall’assumere nuove professionalità, ma anche dalla formazione.
Un progetto per la formazione dei dipendenti pubblici
Per questo, come 24ORE Business School, in Valle D’Aosta, in collaborazione con Confindustria e Celva, abbiamo lanciato un progetto virtuoso per formare duecento dipendenti pubblici, affinché siano in grado di gestire i fondi del PNRR nel modo più efficace possibile per le imprese e i cittadini.
La Valle D’Aosta è stata la prima regione italiana a sposare questo tipo di iniziativa, dimostrando lungimiranza. Credo che sia un approccio che risponde concretamente alla visione delineata dal Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che nella presentazione del Piano Strategico “Riformare la PA, Persone qualificate per il Paese”, ha insistito sull’importanza della formazione all’interno della PA.
In particolare, considero centrale il passaggio in cui sottolinea di “individuare nelle persone, prima ancora che nelle tecnologie, il motore del cambiamento”. E per questo riteniamo fondamentale sin dalla nostra fondazione formare una classe manageriale in grado di migliorare lo sviluppo economico del nostro Paese.
Costruire nuove professionalità
Formazione, riqualificazione professionale, educazione rappresentano una delle sfide centrali per la nostra società. Viviamo in un contesto non solo sempre più complesso, ma ibrido, dove le competenze si contaminano e incrociano con una velocità mai sperimentata prima. Alle imprese come alla Pubblica Amministrazione occorrono figure esperte di big data, intelligenza artificiale, le nuove tecnologie del metaverso. Costruire professionalità di questo tipo e immaginare quelle del prossimo futuro richiede un’offerta formativa che superi non solo gli steccati delle singole discipline, ma integri le migliori esperienze, siano esse pubbliche o private.
In uno scenario di questo tipo ritengo sia indispensabile il contributo di tutte quelle realtà impegnate a offrire una formazione di alto livello. Una formazione che abiliti figure in grado di interpretare in modo innovativo le sfide del nostro tempo. Come il PNRR certo, ma consideriamo cosa può significare per un’impresa così come una pubblica amministrazione affrontare un tema come il cambiamento climatico e quante competenze trasversali richieda elaborare strategie e visioni per assicurare un futuro sostenibile al nostro Pianeta.
Guardiamo a quali difficoltà ci ha esposto la pandemia, che ha costretto a un’accelerazione digitale in un numero enorme di ambiti, chiedendo di imparare in pochissimo tempo diverse modalità di lavoro e ancora una volta competenze. Una domanda che spesso non è stata soddisfatta.
Per esplorare rotte inedite nel mondo attuale ci serve pensiero innovativo, ci occorre saper immaginare paradigmi e modelli radicalmente diversi dagli attuali. Un differente abito mentale che possiamo conseguire solo permettendo di accedere ai massimi livelli qualitativi della formazione, sia essa pubblica o privata. Perché non si tratta di competizione, ma di collaborazione, anche con il mondo accademico, per costruire figure che possano assommare quell’indispensabile mix di conoscenze umanistiche, tecnologiche e scientifiche.
Conclusioni
Noi siamo disponibili a mettere tutto il nostro know how e la nostra offerta formativa a disposizione del Piano di Riforma della PA. Per questo è importante che anche le scuole private vengano considerate nell’importante Protocollo di Impresa PA 110 e lode, scuole private che “erogano prestazioni didattiche per la formazione, l’aggiornamento, la riqualificazione e riconversione professionale riconosciute da pubbliche amministrazioni e da enti del Terzo settore di natura non commerciale con le modalità previste per le specifiche attività didattiche e formative, per esempio con l’iscrizione in appositi albi o attraverso l’istituto dell’accreditamento”, recita l’articolo 10, primo comma n. 20 del Decreto (n.633) del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972.
Sono convinto che un’apertura di questo tipo sia fondamentale per offrire una varietà formativa adeguata e allineata ai massimi livelli qualitativi per formare una classe manageriale in grado di migliorare lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. E permetterci di essere pronti ad abbracciare con l’ottimismo della conoscenza il futuro.