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PA, come innovarla con l’e-learning

Un nuovo modello di formazione del lavoratore, in modalità e-learning, diventa sempre più cruciale anche per la pubblica amministrazione. Funziona meglio perché adeguata e cadenzata sui ritmi, gli obiettivi e la personalità di ciascun utente. A tale scopo si utilizzano piattaforme Learning Management System

Pubblicato il 27 Dic 2022

Gabriele Catellani

CEO Frog Learning

Massimo Colucciello

fondatore e CEO PA Advice

elearning

Arrivare secondi, a volte, conviene perché consente di copiare qualcosa a chi è arrivato prima. Potrebbe paradossalmente essere così per la pubblica amministrazione (PA), che per quanto riguarda la formazione del personale è spesso in ritardo. In particolare, la PA non ha adottato, se non in alcuni casi, le best practices che già esistono e funzionano per alcune corporation del settore privato e che trovano un loro avamposto nell’e-learning. Proprio questo nuovo modo di fare formazione professionale, sia per la sua economicità che per la sua modernità didattica, potrebbe infatti essere di grande aiuto alla macchina pubblica.

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PNRR

Complice l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nelle amministrazioni centrali e locali sono in entrata migliaia di nuovi lavoratori. Un allargamento positivo e propedeutico alla grande mole di attività da svolgere, ai numerosi progetti da mettere a terra, ai tanti programmi di investimento da trasformare in realtà. Tuttavia, ogni nuova posizione lavorativa è diversa e, anche per i professionisti con un ampio bagaglio di competenze, hanno sempre bisogno di immagazzinare qualche elemento in più. Spesso, poi, i nuovi ingressi di personale necessitano di più tempo per trovare la loro giusta collocazione funzionale. Per loro, dunque, ma anche per i dipendenti che sono da più tempo in servizio, sarebbe utile un sistema di formazione efficiente e diffuso.

Sembra, e forse è, un problema che potrebbe avere già una soluzione nell’e-learning: la formazione a distanza 2.0 testata con ottimi risultati in diverse aziende del settore privato. In Emilia-Romagna, per esempio, è già attivo SELF, il servizio che supporta gli enti pubblici del territorio nella realizzazione di progetti formativi in e-learning.

Questa nuova modalità formativa presenta evidenti vantaggi. Il primo, più intuitivo, è di tipo economico: si può ripetere su vasta scala, non ha vincoli né spaziali né temporali, non costringe ad avviare complesse e dispendiose macchine organizzative. Tutti elementi che per le finanze degli enti pubblici sono da tenere in considerazione. Tuttavia, c’è qualcosa di più profondo. L’e-learning rappresenta un salto rilevante nel mondo della formazione ma non si sta parlando del solito webinar.

Learning Management System

C’è un profondo divario tra la formazione a distanza classica e frontale e quella che esiste oggi. Un po’ la differenza che c’è tra i vecchi telefilm in TV, che andavano in onda per tutti allo stesso orario e le serie su Netflix che ognuno fruisce quando e dove vuole. Il vecchio modello prevede una formazione prevalentemente sincrona mentre, in quello 2.0, non solo è asincrona ma user oriented. Funziona meglio quella formazione adeguata e cadenzata sui ritmi, gli obiettivi e la personalità di ciascun utente. A tale scopo si utilizzano piattaforme Learning Management System (LMS) che sono spazi virtuali in cui gestire il processo di apprendimento, in cui si trasmettono e si tracciano i contenuti della formazione, si valutano i progressi ed eventualmente si personalizza e gestisce l’erogazione della didattica.

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Non solo. Il moderno e-learning è interattivo perché prevede il coinvolgimento attivo del destinatario delle informazioni, sia esso uno studente, dipendente o anche un quadro direttivo o un dirigente. La parola chiave è engagement. Ciascuno di noi, indipendentemente dal suo anno di nascita, per via del sovraccarico informativo e della velocità con cui riceviamo degli input, ha infatti cambiato le modalità di apprendimento e ridotto le capacità di attenzione. Le neuroscienze ci dicono che dopo un periodo di tempo di dieci minuti, se non si riceve uno stimolo cognitivo, si perde il filo del discorso.

Un esempio di come questo principio trovi concretizzazione nella realtà lo abbiamo avuto con la pandemia, durante la quale sono esplose le occasioni di formazione online ma, dopo due anni, ci siamo accorti che queste continue sessioni formative a distanza mostrano più di una pecca. Sono ritenute pesanti da chi le fruisce e, contemporaneamente, possono essere inefficaci per chi le crea.

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Vantaggi

Nell’e-learing 2.0 non può accadere, per esempio, che ci si colleghi con la webcam spenta, facendo poi dell’altro. Non c’è bisogno, infatti, di alcun collegamento live per verificare la reale fruzione del corso, poiché il tracciamento viene garantito grazie alle domande di verifica dell’appredimento. Bisogna aggiungere, anche, i contenuti multimediali, i quiz, le simulazioni, gli screecast, gli elementi di gamification (applicazione di elementi mutuati dai giochi nella formazione). In questo modo, l’utente sarà continuamente stimolato ad interagire, evitando distrazioni. Inoltre, attraverso realtà aumentata e virtuale si possono prevedere sessioni in grado di potenziare ed arricchire l’attività formativa in una forma ibrida. Se l’economia di oggi è l’economia della conoscenza, i processi di apprendimento sono fondamentali. E devono essere innovativi ed efficaci. Non è un caso che molte aziende come Barilla, Lamborghini, Mediaset o Chiesi Farmaceutici si siano affidate a questo tipo di formazione. La pubblica amministrazione è ancora in una fase iniziale. Bisognerebbe che diventi strutturale, e-learning oriented.

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