biblioteche e digitale

Patrimonio bibliografico e culturale: l’ICCU per una nuova cultura del digitale

Il ruolo dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche nell’ingresso dei beni culturali nel mondo del digitale. Tutte le iniziative avviate e future per la diffusione di una nuova cultura del digitale nell’ambito del patrimonio culturale

Pubblicato il 16 Mag 2019

Simonetta Buttò

Direttrice ICCU - Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche

biblioteca

Un sistema di ricerca integrato porterà alla creazione di un vero e proprio portale delle biblioteche e degli istituti culturali italiani offerto alla cittadinanza e rappresenterà  uno strumento di visibilità nazionale del lavoro trentennale svolto da tutte le istituzioni bibliotecarie aderenti a SBN, la rete informatizzata di servizi bibliografici nazionali coordinata dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU).

Il progetto è appena nato dopo circa tre anni di studio e verrà completato in circa due anni.

Vediamo come si sviluppa e quali saranno i contenuti che lo animeranno, non prima di una disamina dello stato dell’arte del digitale nel patrimonio culturale italiano e delle diverse iniziative, in ambito italiano ed europeo che vedono protagonista l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche.

ICCU e SBN

A partire dalla sua costituzione, nel 1975, con la nascita del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, come si chiamava allora, l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU) ha avuto il compito di individuare e segnalare tutti i libri posseduti dalle biblioteche italiane, a partire dalle più grandi o rappresentative.

E’ con questo obiettivo che nel 1986, dopo anni di sperimentazione e di studio, nacque SBN, la rete informatizzata di servizi bibliografici nazionali, coordinata dall’ICCU, alla quale sono collegate biblioteche dello Stato, degli enti locali, delle università, della Chiesa e di privati che partecipano alla creazione del catalogo collettivo nazionale in linea gestito dall’Istituto. Questo risultato è stato raggiunto grazie a una strategia di cooperazione tra biblioteche di diversa titolarità amministrativa, a garanzia dello sviluppo di servizi di uguale livello su tutto il territorio nazionale. Nell’intento di migliorare la conoscenza delle raccolte bibliografiche e di semplificarne l’accesso per l’utente, l’Istituto ha promosso e coordinato negli stessi anni anche la realizzazione delle basi dati nazionali relative al censimento dei manoscritti e alle edizioni italiane del XVI secolo.

Le responsabilità dell’ICCU

A supporto dell’attività di catalogazione, l’ICCU ha – come da statuto – la responsabilità di indirizzare, produrre, adattare alla realtà italiana e diffondere le norme, le linee guide e gli standard per la catalogazione delle diverse tipologie di materiali che compongono il patrimonio culturale del nostro paese, e per la loro digitalizzazione per la più ampia fruizione in ambito nazionale e internazionale.

Quello delle biblioteche è stato infatti non solo il primo settore disciplinare dei beni culturali a promuovere l’automazione, come si diceva allora, e dunque il ricorso alle nuove tecnologie, sia nel workflow quotidiano degli uffici, che per offrire al pubblico un servizio il più possibile tempestivo, ma anche il primo a ritagliarsi, negli anni della rivoluzione tecnologica, un posto di grande prestigio nel settore del digitale, e l’ICCU, che è l’Istituto per sua missione istituzionale rappresenta tutte le biblioteche, indipendentemente dalla loro tipologia funzionale o appartenenza amministrativa, ha interpretato il ruolo di capofila nell’ingresso dei beni culturali nel mondo del digitale.

In questi trenta e più anni, la comunità delle biblioteche italiane, che oggi conta quasi 6400 partner, ha condiviso programmi e iniziative, costruito reti allargate e partecipato a bandi europei per il finanziamento di progetti ambiziosi: la sua vitalità rappresenta ad oggi una risorsa unica, e quanto mai strategica, per riconoscere e promuovere il lavoro delle biblioteche per la diffusione di un uso consapevole e innovativo del patrimonio culturale da parte di tutti gli utenti e per raggiungere un pubblico sempre più vasto.

Nell’autunno del 2018, proclamato dalla Commissione Europea Anno europeo del patrimonio culturale, fra le molte iniziative realizzate in Italia per la promozione del patrimonio culturale materiale, immateriale e digitale, l’ICCU – in collaborazione con il Polo Universitario della Città di Prato (PIN) – ha organizzato un’iniziativa nazionale intitolata “Luoghi della cultura digitale: il patrimonio culturale ai tempi di Internet” nel corso della quale si sono tenuti incontri a Roma, Napoli, Firenze, Torino, Prato, per promuovere progetti e iniziative di biblioteche, musei e archivi per lo sviluppo e la condivisione del patrimonio culturale digitale

Gli eventi presentati dalle biblioteche italiane in collaborazione con altri luoghi della cultura, pubblici o privati, rappresentano oggi il segnale dell’esistenza concreta e tangibile di una riflessione ampia e aperta sul valore della rivoluzione digitale alla quale stiamo assistendo non passivamente, ma anzi cercando sempre di più di dare al settore del patrimonio culturale digitale una valenza alta e il ruolo politico-strategico che merita, nel settore dell’istruzione superiore e nella ricerca, nella didattica, nella valorizzazione della nostra tradizione culturale e nella prefigurazione di nuovi sbocchi occupazionali per i giovani.

I principi chiave per la diffusione del digitale nel mondo culturale

Tale riflessione si è concentrata intorno ad alcuni principi chiave, ampiamente condivisi e indispensabili per la diffusione di una nuova cultura del digitale nell’ambito del patrimonio culturale: in primo luogo, si evidenzia la necessità di una dimensione sempre più marcatamente interdisciplinare e interistituzionale per la crescita del nostro paese in termini di competenza, consapevolezza, partecipazione attiva, sviluppo dello spirito critico soprattutto fra i giovani: una dimensione che può nascere puntando di più sulla cooperazione, che insieme alla vocazione al servizio ai cittadini rappresenta da sempre la missione delle biblioteche e degli istituti culturali italiani. Un altro principio chiave si basa sulla convinzione che il digitale è un mezzo, e non il fine, per creare una nuova forma di cultura: la priorità è rappresentata dall’obiettivo da raggiungere, ed è dunque questo che deve essere messo al centro della discussione, non lo strumento grazie al quale verrà realizzato.

Puntare sulla qualità

Oggi si osserva da più parti che la complessità verticale (la capacità di approfondire) tipica della cultura del libro sia stata decisamente archiviata dalla complessità tutta orizzontale della rete: un hic et nunc sterminato, che pone sullo stesso piano informazioni verificate e fake news, dati della storia e sentimenti della gente, immagini isolate e immagini contestualizzate, verità e post verità, caratterizzato da contenuti testuali minimi, privi di profondità concettuale, accessibili immediatamente, talvolta quasi inconsapevolmente. Uno degli obiettivi più qualificanti per chi opera nel mondo della cultura e gestisce un patrimonio immenso, reale e virtuale, dunque, è quello di combattere le semplificazioni adottando strategie e strumenti mirati per restituire, sia pure in forme nuove, contenuti strutturati e complessi, in grado di stimolare lo sviluppo del pensiero, la riflessione critica, accrescere le capacità e le competenze dei giovani, e contribuire alla formazione personale e professionale di tutti i cittadini.

Non si tratta di contrapporre un supporto di lettura e di informazione tradizionale con uno tecnologico e digitale, ma di riflettere sulla possibilità che la grande quantità di risorse e contenuti digitali oggi disponibili ed estremamente utili per l’istruzione, l’apprendimento e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, possa diventare oggetto di una governance consapevole orientata alla elaborazione critica e alla conoscenza. Perché questo obiettivo si possa realizzare è necessario puntare sulla qualità, che rappresenta – anche nell’ambiente digitale – la base per sviluppare l’attitudine al ragionamento, all’approfondimento, alla ricerca, alla libertà di pensiero: caratteristiche, queste, che siamo soliti collegare alla lettura e all’informazione su supporto tradizionale.

In primo luogo, è indispensabile che le risorse digitali siano stabili e non volatili: vanno infatti acquisite e conservate a lungo termine in modo sicuro e rese accessibili mediante metadati strutturati allineati a standard internazionali che, in prospettiva, le rendano facilmente riutilizzabili da diverse comunità di ricerca e gruppi di utenti. In un’economia di scala, il primo passo da compiere è quello di migliorare la reperibilità di tali risorse e adottare infrastrutture digitali in grado di interoperare con altre infrastrutture, nazionali e europee, attraverso l’adozione di procedure comuni per l’integrazione dei sistemi, l’adozione di nuovi flussi di lavoro, lo sviluppo di nuove competenze. Tutto ciò presuppone un impegno per lo sviluppo di piattaforme innovative per l’accesso al patrimonio culturale digitale, sia in ambito nazionale, sia in ambito internazionale e soprattutto europeo.

L’apertura multidisciplinare di SBN

Sul piano nazionale, SBN rappresenta ancora oggi la principale infrastruttura digitale per l’accesso al patrimonio bibliografico del Paese, che conta ogni anno una media di oltre 60 milioni di ricerche effettuate e decine di milioni di prestiti, per 18 milioni di titoli con oltre 90 milioni di localizzazioni. Grazie alla catalogazione partecipata e a campagne di recupero del digitale disperso, circa un milione di record bibliografici in SBN sono oggi arricchiti da un link diretto alla risorsa digitale. Ma SBN non è più, ormai da tempo, solo un database bibliografico: come conseguenza della politica di crescente apertura disciplinare accoglie, infatti, una varietà di materiali non librari sicuramente di largo interesse per un pubblico ampio, come ritratti di persone; immagini di luoghi (carte, stampe, fotografie, cartoline, ecc.); autografi e carteggi; documenti; mostre virtuali; oggetti d’arte, cimeli e testimonianze storico-artistiche; e – non trascurabili per qualità e quantità – risorse sonore e audiovisive, come interviste, discorsi registrati, inchieste, documentari, oltre che materiali non pubblicati, come conferenze, appunti, dispense universitarie.

E’ attraverso questa apertura multidisciplinare che il catalogo di SBN e la digital library delle biblioteche italiane, Internet Culturale, in rete dal 2005, che archivia e pubblica nel web 195 collezioni digitali messe a disposizione da 162 biblioteche e istituti culturali italiani con circa 1 milione di record (per 12 milioni di oggetti digitali), si sono fusi di fatto in un unicum, dal momento che il catalogo stesso si è reso progressivamente sempre più in grado di dare accesso diretto alle risorse digitali di ogni tipo. Ma il digitale è presente anche nelle basi dati specialistiche gestite dall’ICCU, come Manus on line, il censimento nazionale dei manoscritti delle biblioteche italiane, al quale collaborano 386 enti di conservazione e ricerca e EDIT16, il censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI sec., che mette a disposizione circa 70.000 immagini, fra cui più di 8000 copie digitali complete.

Documenti digitali di grande valore storico e fonti primarie per la ricerca in ambito storiografico sono inoltre raccolti nella base dati tematica 14-18: Documenti e immagini della Grande Guerra, il portale sulla prima guerra mondiale, on-line dal 2005, che conta oggi 630.000 risorse, provenienti da 110 partner fra biblioteche, archivi, musei, istituti di cultura ed enti privati.

Un caso a parte, ma di importanza strategica in un contesto di aggregazione di contenuti digitali, è rappresentato da MOVIO, un sito per la creazione di mostre virtuali, messo a disposizione dall’ICCU per una platea ancora più ampia di utilizzatori, attualmente scelto per la pubblicazione di progetti di valorizzazione del patrimonio culturale da oltre 150 istituzioni.

CulturItalia, la cultura italiana in Europa

Punto di snodo per l’armonizzazione delle politiche nazionali con quelle che si svolgono a livello europeo è rappresentato da CulturaItalia, il portale cross domain della cultura italiana, gestito dall’ICCU e online dal 2008, che contiene più di 3 milioni e 400.000 risorse provenienti da una rete di centinaia di istituti culturali. CulturaItalia svolge il ruolo di aggregatore nazionale dei contenuti digitali di musei, biblioteche e archivi, sia pubblici (statali e regionali) che privati, presenti in tutto il territorio nazionale e rappresenta il principale fornitore di contenuti italiani ad Europeana, il portale della Comunità europea che pubblica e indicizza oltre 58 milioni di record provenienti da musei, biblioteche e archivi di tutta Europa.

Grazie all’aggregatore nazionale CulturaItalia, che insieme a Internet Culturale costituisce il ponte che collega le istituzioni culturali del nostro paese con le grandi infrastrutture europee, l’ICCU garantisce il flusso di risorse digitali legate al patrimonio culturale italiano (non solo libri) verso il portale europeo Europeana, con cui condivide standard e policy di pubblicazione dei dati.

Il sistema di ricerca integrato

In tale contesto di cooperazione fra istituzioni nazionali e di ampliamento delle reti internazionali si colloca il Sistema di ricerca integrato a cui abbiamo accennato sopra. Nel nuovo modello informativo i dati presenti in Indice SBN, nella biblioteca digitale di Internet culturale e nei singoli database specialistici, Manus on line per i manoscritti e EDIT16 per le edizioni del Cinquecento, ma anche MOVIO per le mostre virtuali e il Portale 14-18 per i documenti e le immagini sulla Grande Guerra, saranno tutti contemporaneamente accessibili a partire da un’interfaccia unica che rappresenterà un vero e proprio portale delle biblioteche e degli istituti culturali italiani offerto alla cittadinanza, una piattaforma di servizi informativi in grado di offrire al pubblico una nuova esperienza di navigazione tra record di catalogo arricchiti e risorse digitali, anche di natura diversa da quella bibliografica.

Durante la realizzazione del progetto l’ICCU sarà impegnato, tra l’altro, nel recupero, all’interno dei sistemi nazionali, delle risorse digitali di ogni tipo esistenti nel paese, ma conosciute solo in ambito locale, oppure “sommerse”, o meglio annegate, in centinaia di repository e siti web difficilmente raggiungibili dagli utenti, per farli emergere e per dare loro la migliore e più ampia visibilità.

Il progetto si fonda sul “fare rete”, su un percorso consapevole e condiviso di integrazione delle risorse, basato sull’adozione standard tecnici e descrittivi, di aderenza a linee guida e raccomandazioni adottate in ambito anche internazionale, che, pur tenendo conto delle specificità e delle diverse caratteristiche descrittive delle singole tipologie di materiale, consente di integrarle e aggregarle anche se trattate all’origine con standard descrittivi diversi, appartenenti a differenti settori disciplinari. Anche nell’ambito della collaborazione ultra decennale dell’ICCU con Europeana si pongono alcuni dei progetti che contribuiscono fattivamente alla creazione di una nuova cultura del digitale in Italia.

Risorse digitali nella didattica

Grazie all’esperienza maturata nel tempo come coordinatore, tra il 2008 e il 2015, di tre grandi progetti europei – ATHENA, Linked Heritage e AthenaPlus – come fornitore di contenuti a numerose altre iniziative gravitanti su Europeana (Europeana Sounds, Judaica Europeana, Partage Plus, Europeana Photography, Europeana Collections 14-18, Europeana Awareness, Europeana Food and Drink), e come partner attivo di alcuni progetti europei legati allo sviluppo di Europeana e ancora in corso (Rise of Literacy, Europeana Culture Chatbot, Europeana Archaeology, Europeana Common Culture), l’ICCU ha messo a punto alcune linee di azione sperimentali per l’utilizzazione delle risorse digitali nel campo della didattica nelle scuole e in favore della ricerca in ambito universitario.

Un significativo presupposto in questa direzione è stato rappresentato da un evento collegato al riversamento nel portale 14-18 delle risorse sonore possedute dall’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi – ICBSA.

Nel novembre 2016, con la collaborazione di Wikimedia Italia, i due Istituti centrali hanno realizzato un’esperienza di riuso dei documenti musicali digitali: l’Editathon Verdiano, basato sulle tracce di alcune opere di Giuseppe Verdi, in versione integrale e libere dai diritti, al fine di arricchire le voci della enciclopedia online. Grazie agli esperti che hanno aderito e partecipato all’iniziativa, Wikipedia si è arricchita di nuove risorse libere dai diritti e si è potuta giovare del lavoro svolto dagli esperti che ne hanno accresciuto l’autorevolezza, producendo dodici voci nuove e integrandone diciannove già esistenti, mentre l’Istituto che ha messo a disposizione le tracce ha acquisito ulteriore visibilità e gli esperti che hanno preso parte all’evento sono entrati in possesso di uno strumento innovativo, rivelatosi utile ai fini di studio e per la didattica.

Più recentemente la collaborazione con Europeana si è arricchita di una nuova prospettiva che riguarda la didattica e le scuole. Nell’ambito dell’iniziativa “Luoghi della cultura digitale” dello scorso ottobre si è tenuto il primo Transcribathon italiano relativo ai documenti manoscritti della Prima Guerra Mondiale, un’iniziativa riservata agli studenti dell’Università di Roma Tre, grazie alla collaborazione del Dipartimento di Studi Umanistici, e dedicata alla trascrizione di documenti provenienti dal portale 14-18: Documenti e immagini della Grande Guerra, gestito dall’ICCU. 174 lettere, per un totale di 634 pagine, sono state selezionate all’interno delle collezioni digitali del Museo storico della didattica Mauro Laeng e del Polo Museale della Campania, per essere oggetto di questo esperimento di apprendimento innovativo.

Il Transcribathon

Il Transcribathon è un’iniziativa di crowdsourcing promossa da Europeana Foundation al fine di arricchire le risorse già presenti su Europeana 1914-1918 grazie alla trascrizione dei testi e alla geolocalizzazione effettuata dai partecipanti. L’ICCU ha tradotto in italiano le interfacce della piattaforma, le linee guida e il materiale informativo per diffonderlo presso tutta la comunità degli istituti culturali italiani interessati all’uso e al riuso delle risorse digitali a fini didattici. Il Transcribathon ha offerto agli studenti un’occasione originale di venire a contatto con documenti storici originali, affrontare – con l’aiuto dei docenti di diverse discipline – problemi di codifica, filologici e storici e proporsi come co-creatori di nuovi contenuti culturali. Oltre a trascrivere i documenti, i partecipanti hanno arricchito le risorse geolocalizzando sulla mappa i luoghi presenti nei testi (322), citando fonti autorevoli e annotando parole chiave (2.091) che agevolino la reperibilità dei testi.

Hackcultura 2019

Per dare un’impronta ancora più marcata alle linee di attività che pongono al centro l’adozione di strumenti didattici innovativi per la diffusione di una nuova cultura del digitale, l’ICCU, che fa parte della rete DiCultHer dal 2017, ha partecipato all’ideazione generale dell’iniziativa #Hackcultura 2019 e ha lanciato due delle sei sfide previste dal programma. La prima riguarda il riuso di contenuti culturali digitali aperti e si intitola #imparaconEuropeana: questa sfida prevede la selezione e il riuso delle risorse aggregate da Europeana per realizzare ricerche, pubblicazioni, presentazioni, risorse interattive.

La classe partecipante seleziona il tema della ricerca e predispone il progetto per la realizzazione di un prodotto multimediale in cui si presenteranno le risorse selezionate su Europeana e i contenuti (testi, audio, immagini) prodotti dagli studenti sulla base della loro creatività e dei processi partecipativi per lo storytelling. L’ICCU pubblicherà i prodotti su un sito web dedicato realizzato con la piattaforma MOVIO, che sarà interoperabile con l’aggregatore nazionale CulturaItaIia e tramite questo, con Europeana, DiCultHer li diffonderà attraverso i suoi canali e verrà organizzato un webinar con Europeana.

La seconda sfida è intitolata Da un oggetto racconta la tua scuola e consiste nella realizzazione di una storia digitale che racconta un aspetto della propria scuola attraverso un oggetto simbolico che rappresenti una componente del patrimonio culturale della scuola stessa. Ogni storia associata a un oggetto presuppone un’attività di ricerca e di elaborazione creativa da parte degli studenti, con il coordinamento degli insegnanti. Nei giorni della sfida la classe dovrà schedare l’oggetto con un set di metadati minimi e inviare all’ICCU la storia ad esso associata che potrà essere costituita da testi, audio, video, immagini o un insieme di queste risorse digitali, nel rispetto delle norme sul diritto d’autore.

Anche in questo caso i prodotti saranno pubblicati a cura dell’ICCU sul sito dedicato e diffusi sui canali DiCultHer, mentre l’Associazione Flipnet, cui aderiscono insegnanti che applicano la didattica innovativa della cosiddetta “classe capovolta”, organizzerà un webinar e il Museo della Scuola e dell’educazione Mario Laeng (MusEd) dell’Universita Roma Tre una presentazione pubblica. Ambedue le sfide verranno presentate a Matera nel corso dell’evento Nova Magna Graecia: l’occasione digitale per la cultura e il mezzogiorno d’Europa (11-12 aprile 2019), organizzato nell’ambito della IV edizione della Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti”. L’evento potrà essere seguito anche sul canale RAI Scuola e sui social.

Per quanto riguarda il campo della ricerca, prevalentemente di livello universitario, nell’ambito del patrimonio culturale e delle Digital humanities, l’ICCU da anni partecipa allo sviluppo di alcune delle più importanti infrastrutture europee (Dariah, Clarin, EOSC), ed è partner di progetti finanziati dalla Comunità europea (come Parthenos, Ariadne plus, continuazione di Ariadne, che ha già integrato con successo le infrastrutture di dati archeologici in Europa, indicizzandone nel suo catalogo circa 2.000.000), per favorire il collegamento fra le comunità di ricerca, le associazioni, i ricercatori, i professionisti e le aziende per contribuire alla diffusione della cultura dei dati aperti e del riuso dei contenuti digitali delle biblioteche e degli altri istituti culturali, sia a livello nazionale che europeo.

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