Uno dei fattori che rende altamente vulnerabile il patrimonio culturale e naturale agli impatti dei cambiamenti climatici è la mancanza di integrazione di misure dedicate alla sua salvaguardia nei piani e nelle strategie nazionali di riduzione del rischio, adattamento e mitigazione.
La Strategia Nazionale Italiana di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) rappresenta una eccezione e un esempio di eccellenza nel panorama europeo e internazionale.
Beni culturali a rischio: strumenti e strategie per vincere la sfida del cambiamento climatico
La Strategia nazionale italiana di adattamento ai cambiamenti climatici
La SNAC è stata messa a punto attraverso un approccio altamente multidisciplinare ed una azione coordinata con il coinvolgimento attivo fin dall’inizio di diversi attori, tra cui esperti scientifici, decisori politici a diversi livelli (locale-regionale-nazionale) ed enti preposti alla protezione e gestione dei beni culturali e paesaggistici.
Ha previsto inoltre una consultazione online pubblica con la cittadinanza dal 30 ottobre 2013 al 20 gennaio 2014. Comprende tre documenti scientifico-tecnici pubblicati nel 2014, incentrati sugli impatti osservati e previsti a breve e lungo termine in seguito ai cambiamenti climatici su diversi settori, inclusi i beni culturali e paesaggistici, e adeguate misure di adattamento e mitigazione:
- Documento strategico “Elementi per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici” [1].
- Rapporto sullo “Stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia” [2].
- Rapporto tecnico-giuridico “Analisi della normativa comunitaria e nazionale rilevante per gli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici” [3].
La pubblicazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNAC) del 2018 è ancora in via di approvazione, ed ha l’intento di rendere operativa la SNAC attraverso l’aggiornamento conoscitivo e la progettazione di azioni di adattamento ai diversi livelli di governo.
La SNAC e l’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali
La SNAC sottolinea che la valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali si basa sull’individuazione dei parametri climatici prioritari che causano danni sia ai beni collocati all’esterno (patrimonio costruito, complessi monumentali, siti archeologici, ecc.) che all’interno (musei, chiese, ipogei, ecc.). Il rapporto contiene l’identificazione dei principali processi di degrado che si verificano sui materiali che costituiscono il patrimonio collocato prevalentemente all’aperto:
- corrosione sui metalli;
- danno meccanico e crescita fungina su legno;
- recessione superficiale, annerimento, stress termico, alterazione causata dai cicli di gelo-disgelo, cristallizzazione di sali e biodegrado su pietra, mattoni e malte.
Inoltre, tramite l’uso di funzioni di danno vengono fornite valutazioni quantitative degli effetti dei cambiamenti climatici che innescano fenomeni di degrado cumulativo nel tempo (es. recessione di superficie) [4-6]. Dalle conoscenze scientifiche emerge il ruolo predominante dell’acqua come fattore di degrado diretto e indiretto dei materiali costituenti i beni culturali. Eventi estremi con frequenza ed intensità in aumento, come precipitazioni intense e alluvioni, possono causare danni strutturali soprattutto negli elementi ornamentali degli edifici storici (guglie, pinnacoli, sculture, finiture…). I modelli previsionali inoltre indicano che la dissoluzione chimica dei materiali lapidei carbonatici sarà dovuta principalmente all’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica e dei valori medi annuali di precipitazione con un conseguente e un aumento massimo della recessione superficiale pari al 30% in Italia.
Le regioni mediterranee e soprattutto le isole maggiori potranno essere soggette a un elevato rischio da stress termico (termoclastismo), con valori di tensione interna del materiale che potrebbero superare i 200 eventi all’anno alla fine del secolo e con danni amplificati dall’erosione eolica proprio sui siti archeologici e complessi monumentali del barocco leccese e siciliano. Anche la decoesione dei materiali da costruzione porosi è prevista aumentare per effetto dell’incremento dei cicli di cristallizzazione/solubilizzazione di sali non solo in Italia, ma in tutta Europa. Il patrimonio culturale collocato invece sulle coste italiane sarà soggetto all’aumento dell’incidenza degli eventi estremi, all’innalzamento del livello del mare e ai fenomeni di erosione costiera con probabile perdita di accessibilità ai siti archeologici e ai complessi monumentali costieri. L’aumento degli eventi estremi potrebbe causare allagamenti soprattutto dei siti ipogei e dei centri storici.
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Le azioni principali di adattamento ai cambiamenti climatici per il patrimonio culturale
Tra le azioni principali di adattamento ai cambiamenti climatici individuate dalla SNAC specifiche per il patrimonio culturale e utili a favorire l’incremento della resilienza del territorio italiano trova un ruolo fondamentale la formazione sia su tecniche edilizie tradizionali e artigianali integrate alle tecnologie avanzate sia sulla conoscenza del valore del patrimonio e dei danni materici causati dai cambiamenti climatici. Una manutenzione ordinaria e il monitoraggio continuo in situ, dei materiali e del loro degrado, permette di valutare lo stato di conservazione dei manufatti, soprattutto quelli esposti in siti urbani e soggetti ad annerimento, soiling o biodegrado, programmando gli interventi di restauro solo quando strettamente necessari. Inoltre, l’implementazione di modelli di danno è ritenuta fondamentale per produrre scenari futuri su scala locale basati su indicatori quantitativi di vulnerabilità e scenari multirischio per sistemi complessi quali centri storici urbani, complessi monumentali, paesaggi culturali e siti archeologici.
Per integrare in modo esaustivo le misure esistenti in materia di adattamento ai cambiamenti climatici indirizzate alla tutela del patrimonio culturale nelle strategie e nei piani nazionali è necessario proseguire nella ricerca in quest’ambito con attività mirate all’implementazione dell’utilizzo dei risultati in azioni concrete di tutela e salvaguardia supportate da specifiche direttive politiche di gestione e riduzione del rischio.
Note
[1] Castellari S., et al., 2018. Elementi per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma, 2014a, 239 p. ISBN 9788887728071.
[2] Castellari S., et al., 2018. Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma, 2014b, 878 p. ISBN 9788887728095.
[3] Castellari S., et al., 2018. Analisi delle normative comunitaria e nazionale rilevante per gli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma, 2014c, 155 p. ISBN 9788887728088.
[4] Bonazza A., Sabbioni C., Messina P., Guaraldi C., De Nuntiis P., 2009. Climate change impact: mapping thermal stress on Carrara marble in Europe. Sci. Total Environ, 407, 4506-4512, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2009.04.008.
[5] Bonazza A., Messina P., Sabbioni C., Grossi C. M., Brimblecombe P., 2009. Mapping the impact of climate change on surface recession of carbonate buildings in Europe. Sci. Total Environ, 407, 2039-2050, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2008.10.067.
[6] Gomez-Bolea A., Llop E., Arino X., Saiz-Jimenez C., Bonazza A., Messina P., Sabbioni C., 2012. Mapping the impact of climate change on biomass accumulation on stone. J. Cult. Herit., 13, 254-258, https://doi.org/10.1016/j.culher.2011.10.003.