L’immagine qui sotto rappresenta il mio desiderio di pagare la Tari tramite e-banking della mia (grossa) banca. Facile, vero?
C’è un aspetto spesso trascurato nella narrazione del passaggio della PA al digitale: l’usabilità dei servizi al cittadino/alle imprese. Ma è fondamentale. Non basta che un servizio ci sia. Se non è usabile, non viene usato: sic et simpliciter. E quindi saremo come prima. Anzi, peggio di prima: avremo perso tempo e soldi per costruire un ponte che sfocia su un burrone. Spiegare perché si costruiscano ponti sul nulla sarebbe una lunga storia, ma possiamo riassumere così: o non si è capaci di costruirli (mancano le competenze diffuse nella Pa o non si riesce a mettere a fattor comune quelle che ci sono) oppure non li si vuole costruire (bene). Il burocrate resiste alla digitalizzazione facendola male. E così guadagna tempo, perché i cittadini frustrati saranno costretti a fare le cose al vecchio modo. Carta, penna e calamaio. Ad andare di persona alle poste, in banca, al comune: potere e posti di lavoro sono salvi. Chissà ancora per quanto, però. Mentre l’Italia invecchia ancora un pochino, a danno di tutti e quindi in ultima analisi anche dei posti di lavoro.
Già, ci racconta molto cose il concetto di usabilità: è spia di una questione più grande. E adesso verrà al pettine, con il passaggio al digitale- entro fine anno- di tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione.
C’è anche in questo caso il rischio di burroni su cui possono finire i nostri entusiasmi. Il punto debole della macchina sono i Comuni, che dovranno erogare i servizi digitali. Con la nuova piattaforma, si centralizza il sistema di pagamento; l’idea a tendere è anche che il cittadino avrà un punto di ingresso unico (il portale Italia Login), ma poi sempre con l’interfaccia predisposta dal proprio Comune dovrà fare i conti. E l’autonomia dei Comuni impedisce “azioni di forza” per imporre loro di usare un sistema invece di un altro. Il ruolo persuasivo dell’Agenzia per l’Italia Digitale e la capacità aggregativa delle Regioni saranno fondamentali. Per esempio già la Regione Marche ha predisposto, sul portale dei pagamenti- che riutilizza tra l’altro una soluzione dell’Emilia Romagna- sezioni dedicate a ciascun Comune. Il cittadino potrà accedere da qui al pagamento. Sezione vuota, al momento. E se anche si dovesse riempire, sarà piena di ponti ben realizzati o di monconi? Questo vale per tutta l’opera di digitalizzazione a cui l’Italia va adesso incontro: sarà una lotta all’ultimo burocrata, un braccio di ferro continuo. “La digitalizzazione dell’Italia è anche una lotta ai vecchi rapporti di forza”, ha detto Alessandra Poggiani, direttore di Agid, in un recente convegno. Le autonomie locali non aiutano a vincere questa lotta e i recenti blitz in Costituzione, per quanto utili, non basteranno.
Serve un impegno sistemico. Una coesione politico-istituzionale che dall’alto riesca a diffondere i dettami del cambiamento fino all’ultimo burocrate. Al momento questa coesione sembra forte. Certo non lo è mai stata così tanto, sul digitale, nella storia della Repubblica. Durerà? Basterà? Lo scopriremo già da quest’anno. E ovviamenteo non c’è in ballo solo la nostra capacità di pagare comodi e veloci la pubblica amministrazione.