il commento

Per i nuovi servizi digitali, caccia aperta al burocrate

Il nodo pagamenti metterà in luce la guerra tra il nuovo e il vecchio, che si difende rendendo il nuovo poco usabile. L’esito della battaglia ci dirà se almeno su questo fronte l’Italia avrà il coraggio di cambiare, abbattendo le logiche di potere che si annidano nella pubblica amministrazione

Pubblicato il 23 Feb 2015

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L’immagine qui sotto rappresenta il mio desiderio di pagare la Tari tramite e-banking della mia (grossa) banca. Facile, vero?

C’è un aspetto spesso trascurato nella narrazione del passaggio della PA al digitale: l’usabilità dei servizi al cittadino/alle imprese. Ma è fondamentale. Non basta che un servizio ci sia. Se non è usabile, non viene usato: sic et simpliciter. E quindi saremo come prima. Anzi, peggio di prima: avremo perso tempo e soldi per costruire un ponte che sfocia su un burrone. Spiegare perché si costruiscano ponti sul nulla sarebbe una lunga storia, ma possiamo riassumere così: o non si è capaci di costruirli (mancano le competenze diffuse nella Pa o non si riesce a mettere a fattor comune quelle che ci sono) oppure non li si vuole costruire (bene). Il burocrate resiste alla digitalizzazione facendola male. E così guadagna tempo, perché i cittadini frustrati saranno costretti a fare le cose al vecchio modo. Carta, penna e calamaio. Ad andare di persona alle poste, in banca, al comune: potere e posti di lavoro sono salvi. Chissà ancora per quanto, però. Mentre l’Italia invecchia ancora un pochino, a danno di tutti e quindi in ultima analisi anche dei posti di lavoro.

Già, ci racconta molto cose il concetto di usabilità: è spia di una questione più grande. E adesso verrà al pettine, con il passaggio al digitale- entro fine anno- di tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione.

C’è anche in questo caso il rischio di burroni su cui possono finire i nostri entusiasmi. Il punto debole della macchina sono i Comuni, che dovranno erogare i servizi digitali. Con la nuova piattaforma, si centralizza il sistema di pagamento; l’idea a tendere è anche che il cittadino avrà un punto di ingresso unico (il portale Italia Login), ma poi sempre con l’interfaccia predisposta dal proprio Comune dovrà fare i conti. E l’autonomia dei Comuni impedisce “azioni di forza” per imporre loro di usare un sistema invece di un altro. Il ruolo persuasivo dell’Agenzia per l’Italia Digitale e la capacità aggregativa delle Regioni saranno fondamentali. Per esempio già la Regione Marche ha predisposto, sul portale dei pagamenti- che riutilizza tra l’altro una soluzione dell’Emilia Romagna- sezioni dedicate a ciascun Comune. Il cittadino potrà accedere da qui al pagamento. Sezione vuota, al momento. E se anche si dovesse riempire, sarà piena di ponti ben realizzati o di monconi? Questo vale per tutta l’opera di digitalizzazione a cui l’Italia va adesso incontro: sarà una lotta all’ultimo burocrata, un braccio di ferro continuo. “La digitalizzazione dell’Italia è anche una lotta ai vecchi rapporti di forza”, ha detto Alessandra Poggiani, direttore di Agid, in un recente convegno. Le autonomie locali non aiutano a vincere questa lotta e i recenti blitz in Costituzione, per quanto utili, non basteranno.

Serve un impegno sistemico. Una coesione politico-istituzionale che dall’alto riesca a diffondere i dettami del cambiamento fino all’ultimo burocrate. Al momento questa coesione sembra forte. Certo non lo è mai stata così tanto, sul digitale, nella storia della Repubblica. Durerà? Basterà? Lo scopriremo già da quest’anno. E ovviamenteo non c’è in ballo solo la nostra capacità di pagare comodi e veloci la pubblica amministrazione.

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