Instagram ha da pochi giorni annunciato che verranno applicate delle restrizioni ad alcune tipologie di post che trattano prodotti dietetici e chirurgia estetica.
Si tratta di molto più che un semplice “aggiustamento” alla policy: è una vera e propria risposta alle preoccupazioni che da tempo si levano da ogni parte del mondo circa l’influenza che il social network (o, per meglio dire, l’ecosistema che c’è al suo interno) ha sulla salute mentale degli utenti, in particolar modo adolescenti.
L’ultima mossa di Instagram/Facebook è insomma la spia di un problema complesso, che merita di essere approfondito e indagato.
Visi trasformati e corpi scolpiti a suon di clic
Secondo le nuove policy, in pratica, i contenuti che promuovono l’utilizzo di procedure estetiche e prodotti per perdere peso e un incentivo (o sconto) ad acquistarle verranno nascoste agli user sotto i 18 anni, mentre i post di questa categoria che promettono risultati miracolosi (il classico “Scopri come Giulia ha perso 8 kg in 2 settimane”) rischiano di essere completamente nascosti a tutti gli utenti, senza distinzioni di età.
“Il più grande dramma di Instagram sta nel contenuto: ciò che ferisce sul piano psicologico è l’esposizione a questo costante flusso di immagini perfette”. Renee Engeln, professore di psicologia presso la Northwestern University
Vi sarà capitato più volte di imbattervi in foto di utenti sui social e che, vedendoli dal vivo, fossero qualcosa di molto, molto diverso, a volte quasi irriconoscibile; tutti vogliamo apparire al meglio e capita spesso che alcuni – grandi e piccoli – cedano alle lusinghe di app che ti promettono un fisico perfetto e un viso da diva in pochi secondi. Se questo è un fenomeno che può far sorridere nel mondo adulto (per quanto sovente nasconda il dolore di una persona che non si accetta per ciò che è), quando si arriva a manipolare digitalmente il proprio aspetto per sentirsi accettati e “all’altezza”, in un periodo delicato e complesso come è quello dell’adolescenza, le implicazioni sono molto più importanti.
Uno studio condotto dalla Royal Society for Public Health nel 2017 su un campione di 1,500 studenti fa emergere Instagram come il peggiore social network per la salute mentale e il benessere: certo, i social network hanno dei benefici in termini di costruzione di una propria community, supporto emotivo ed espressione di sé, ma quando parliamo di qualità del sonno, cyber bullismo, FOMO e immagine corporea è tutta un’altra storia.
Il ruolo di star e influencer
Gli autori infatti sottolineano come i social possano creare aspettative irrealistiche e suscitare sentimenti di inadeguatezza e scarsa stima di sé: dopotutto, come competere con i corpi incredibili e i volti perfetti che molti influencer – e wannabe – sfoggiano in foto e stories? Come non sentirsi, almeno un po’, in difetto?
La Royal Society chiede quindi al social più amato dai giovani di scovare e segnalare le immagini digitalmente manipolate (per quanto i sistemi di controllo basati sull’Intelligenza artificiale facciano passi da gigante giorno dopo giorno, non credo sia cosa semplice e immediata da fare), nonché offrire aiuto a chi mostra segni di disagio.
A fomentare questo confronto – e frustrazione continua che ne deriva – con fisici e volti favolosi e anche a stimolare la manipolazione delle proprie foto per risultare al meglio, talvolta sono proprio alcune star e gli influencer della Rete: negli anni sono nati account Instagram (ad esempio @beautyfalse) con il preciso scopo di smascherarli e dimostrare come, dietro a immagini di corpi scolpiti e volti da barbie, ci siano in realtà delle normali ragazze, con tutto ciò che “la normalità” comporta, ovvero cellulite, pancetta, brufoli e tanti altri difetti, che ci rendono, appunto, umani.
Instagram e gli step a supporto degli utenti più giovani e non solo
Lo stesso test avviato in questi mesi che inibisce la possibilità di vedere il numero di like accumulati da un determinato post è un altro passo in questa direzione; come già preannunciato all’ultima conferenza annuale dedicata agli sviluppatori, si starebbe testando infatti l’oscuramento totale del numero dei like ricevuti nei post, che sarebbero visibili solamente all’autore dello stesso.
Come chiarito nel profilo ufficiale del brand, la volontà è quella di favorire un ecosistema più sereno e meno competitivo, in cui le persone non si focalizzano sul numero dei like ai post, ma sui contenuti condivisi.
Quest’ultimo è solo uno di un percorso intrapreso da tempo da parte di Facebook inc., che cerca di offrire sempre più strumenti di supporto agli utenti, in particolar modo ai più giovani, come ad esempio la guida dedicata ai genitori; la possibilità di segnalare una foto quando questa ci fa pensare che chi l’ha postata stia passando un periodo difficile e abbia bisogno di aiuto; la funzionalità che permette rapidamente di segnalare atti di bullismo e gli strumenti messi a disposizione per monitorare il tempo che trascorriamo sulla piattaforma.
Insomma, si tratta sempre di una piattaforma business-oriented, per la quale i dati degli utenti sono una fondamentale risorsa, ma l’attenzione alla privacy, alla sicurezza e al benessere degli utenti – così come ripetuto più volte da Zuckerberg negli ultimi tempi – è davvero prioritaria.
Instagram è davvero il male per giovani e meno giovani?
Ci sono studi che dimostrano come alcuni utilizzino Instagram proprio per cercare supporto, trovare persone simili a loro e condividere esperienze spesso stigmatizzate, mentre un’altra ricerca dimostra come i social media basati sulle immagini – appunto, come Instagram – riducano il senso di solitudine e possano aumentare il grado di soddisfazione e felicità degli utenti.
Non dimentichiamoci che Instagram è un social media e, al pari di tutti gli altri strumenti, l’impatto che ha nella nostra vita dipende dall’utilizzo che ne facciamo, sia come singoli individui che come società; in particolare, per quanto riguarda gli utenti più giovani, probabilmente un’educazione e un affiancamento da parte delle scuole e, soprattutto, dei genitori può aiutare a farne dei moltiplicatori di relazioni anziché dei generatori di invidia, ansia, scarsa stima di sé, solitudine e senso di inadeguatezza. I social network, proprio come dice la parola stessa non sono altro che reti sociali e dovrebbero aiutarci a creare e consolidare rapporti positivi per la nostra crescita, ma se e solo se “li abitiamo” con consapevolezza e buonsenso.
Dopotutto, come poter utilizzare bene uno strumento non così semplice da usare e comprendere senza averne mai letto il libretto istruzioni?