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Perché l’arte è nel mirino dei movimenti ambientalisti? La risposta è nella “visione” di museo

Imbrattando le opere d’arte (senza far danno) i movimenti ambientalisti mettono in scena il rischio che questi tesori stanno correndo a causa della crisi climatica. Ma perché proprio questa forma di protesta? Una risposta potrebbe trovarsi nella nuova dimensione che i musei stanno assumendo nel nostro contesto sociale

Pubblicato il 16 Mar 2023

Fabio Fornasari

Architetto museologo, direttore artistico Museo Tolomeo, ricercatore associato IRPPS-CNR, Membro ICOM

ambientalisti

Per comprendere cosa stia accadendo nei musei, sempre più al centro delle cronache per le frequenti incursioni dei movimenti ambientalisti come “Ultima Generazione”, occorre partire da un antefatto istituzionale.

Il 24 agosto 2022, a Praga si è tenuta la 26a Conferenza Generale ICOM. L’Assemblea Generale Straordinaria ICOM ha approvato una nuova definizione di museo. Il voto arriva al termine di un processo che ha visto partecipare attivamente centinaia di professionisti museali provenienti da 126 Comitati Nazionali di tutto il mondo e che non era riuscita già nel congresso di Tokyo del 2022, a fare entrare alcuni della temi fondamentale per un museo che si sente responsabilmente parte di un mondo che sta cambiando, non senza problemi da affrontare seriamente:

“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.”

“…i musei promuovono la diversità e la sostenibilità…”

I gruppi ambientalisti hanno quindi intercettato il rinnovato senso di appartenenza del museo alla società, l’etica del museo contemporaneo che non parla solo di restauro ma di sostenibilità: il museo – come vedremo – si è aperto alla società, è diventato il luogo che comunica con le sue piattaforme ed è piazza aperta di incontro e confronto.

Non sta a noi giudicare qui se sia giusto o sbagliato imbrattare opere d’arte per sensibilizzare sui temi legati ai cambiamenti climatici, ma di sicuro possiamo dire come e perché il museo sia diventato il luogo dive porsi domande di futuro.

Perché i musei non possono ignorare la crisi ambientale in atto

Attualmente, l’ambiente sta affrontando molti problemi e sfide globali: guerre, pandemia, calamità naturali imprevedibili come i terremoti e calamità naturali messe in moto da una crisi ambientale.

La crisi ambientale la possiamo sintetizzare in pochi punti appena tratteggiati non senza massimalismo che hanno un significato ormai planetario:

  • Cambiamenti climatici: il riscaldamento globale causato dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera sta causando una serie di effetti negativi sull’ambiente, come tempeste più intense, siccità, aumento del livello del mare e perdita di habitat;
  • Deforestazione: la deforestazione è una delle cause principali della perdita di habitat e della riduzione della biodiversità. La deforestazione è spesso causata dall’espansione urbana, dall’agricoltura, dall’allevamento e dalla produzione di materie prime;
  • Inquinamento: l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo sta avendo un effetto negativo sulla salute umana e sulla biodiversità;
  • Sovraccarico di rifiuti: la produzione di rifiuti e la mancata gestione adeguata stanno causando una accumulazione di rifiuti nell’ambiente e la contaminazione di acqua e suolo;
  • Pesca eccessiva: la pesca eccessiva sta minacciando le popolazioni di pesci e altre specie marine, compromettendo l’equilibrio degli ecosistemi marini.

Questi sono solo alcuni dei problemi ambientali che l’ambiente, il pianeta sta attualmente affrontando. È importante che i governi, le organizzazioni e le persone prendano misure per affrontare questi problemi e proteggere l’ambiente per le future generazioni.

Se la geografia studia il rapporto tra la società e lo spazio, la museologia si è sempre occupata di studiare il rapporto tra la società e i suoi artefatti come le opere d’arte e tutti quegli oggetti prodotti dall’uomo o dalla natura che ci legano al nostro contesto. Il museo è sempre stata espressione del proprio tempo: al tempo dei principi erano studioli privati, chiusi. Con lo sviluppo dei principi democratici sono diventati luoghi aperti che sperimentano codici e linguaggi. Non sempre ma in alcuni casi sono stati e sono avanguardia. Rappresentano un differente fronte della diplomazia e non è un caso se ICOM è stata fondata nel 1946.

I musei nel periodo del Covid

Durante il covid abbiamo visto come il museo, forzatamente a porte chiuse, in alcuni casi si sia trasformato in una sorta di broadcast, in quanto hanno diffuso, nonostante tutto, conoscenza e informazione a un pubblico ancora più ampio e diversificato: si è creata una nuova consapevolezza sul suo ruolo per la società.

Nel periodo di chiusura hanno usato tecnologie avanzate per diffondere il loro messaggio: i social più tradizionali, i webcast. Queste tecnologie hanno permesso ai musei di raggiungere un pubblico più ampio e di fornire un’esperienza interattiva e coinvolgente per i “visitatori” nella dimensione “virtuale”.

Questo ha mostrato anche in Italia, anche a un pubblico che non era abituato a entrarci, che il museo non è più il luogo della conservazione di una cultura passata, ma è il luogo dove si sperimenta una nuova socialità, un nuovo modo di stare insieme.

Musei sempre aperti grazie al digitale: a cosa servono e perché è importante

Il Museo aperto, come una piazza

Il museo può essere visto come una piazza in quanto è un luogo di incontro e scambio per molte persone con interessi diversi. In molti modi, i musei possono funzionare come una piazza pubblica, offrendo uno spazio dove la comunità può riunirsi e condividere esperienze e conoscenza.

Ad esempio, i musei possono ospitare eventi, conferenze e dibattiti che riuniscono persone per discutere di questioni sociali, culturali e scientifiche. Inoltre, le mostre ed esposizioni permanenti e temporanee possono offrire un luogo dove la comunità può condividere e apprezzare arte, storia e scienza.

In questo senso, il museo può essere visto come una sorta di piazza culturale, dove persone di tutte le età e background possono riunirsi per imparare, scambiare idee e creare connessioni. Questo tipo di interazione e scambio può aiutare a promuovere la comprensione e la tolleranza, e a sviluppare una comunità più coesa.

In definitiva, il museo può avere molte delle caratteristiche di una piazza, come luogo di incontro e scambio, ma con un’enfasi sul patrimonio culturale, storico e scientifico. Nella nuova definizione ICOM è entrata questa visione del museo come luogo in cui la società può e deve affrontare i temi della società stessa a partire dall’esempio che custodisce, dalla propria etica e dalla propria responsabilità.

Se il museo è diventato una piazza è anche diventato il luogo in cui le contraddizioni, i contradditori, si possono incontrare.

Artivismo

Che l’arte abbia un suo ruolo nella critica del proprio tempo non è cosa nuova.

Che non abbia semplicemente il ruolo di ornamento lo è altrettanto. L’arte non ha il solo attributo di generare la bellezza che ci intrattiene ma di farci pensare come genere umano all’interno di relazioni con i contesti, il nostro tempo, la società.

Questa interpretazione del ruolo dell’arte nella società prende anche il nome di artivismo. Il termine che unisce le parole “arte” e “attivismo” è stata utilizzata per la prima volta negli anni ’90 del XX secolo, per descrivere l’utilizzo dell’arte come strumento per la promozione di cause politiche e sociali.

L’artivismo è una forma di protesta che unisce l’arte e l’attivismo, e mira a sensibilizzare e a influenzare l’opinione pubblica su questioni sociali e politiche importanti. Gli artisti e gli attivisti che praticano l’artivismo utilizzano la creatività, tecniche, e tecnologie per creare opere d’arte che evocano emozioni e suscitano riflessione su questioni sociali e politiche. Può assumere molte forme a noi già note, come street art, performance art, musica, film o altre espressioni creative. Attivano l’attenzione su questioni politiche o sociali per suggerire e sostenere il cambiamento assumendo un senso di sfida sociale: sfidare lo status quo e promuovere la giustizia e l’uguaglianza.[1]

Museo e sostenibilità

Abbiamo già suggerito che i Musei, per definizione ICOM, hanno il potenziale per svolgere un ruolo significativo nella società sulle tematiche del proprio tempo, quindi anche nella promozione di pratiche sostenibili e nella sensibilizzazione sulle questioni ambientali. Ad esempio mettendo in mostra arte e manufatti culturali che evidenziano l’impatto dell’attività umana sull’ambiente, i musei possono educare il pubblico sull’importanza della sostenibilità e ispirare l’azione.

I musei stessi possono adottare misure per essere più sostenibili dal punto di vista ambientale riducendo la propria impronta di carbonio e promuovendo pratiche sostenibili. Ciò può includere l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione dei rifiuti, la conservazione dell’acqua e l’utilizzo di prodotti e materiali rispettosi dell’ambiente. Dimostrando pratiche sostenibili, i musei possono costituire un esempio per il pubblico e ispirare i visitatori ad adottare pratiche simili nella propria vita.

I musei possono anche impegnarsi in iniziative di sostenibilità collaborando con altre organizzazioni, agenzie governative e comunità per promuovere lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente. Collaborando con questi gruppi, i musei possono sfruttare le proprie risorse e competenze per aumentare la consapevolezza sulla sostenibilità e contribuire agli sforzi per creare un futuro più sostenibile.

Disobbedienza civile o vandalismo? Il caso degli attivisti di Ultima Generazione

È il titolo di un confronto aperto dal quotidiano Domani[2] con i lettori sul proprio portale per ragionare su quanto avvenuto a Roma intorno alle attività del movimento Ultima generazione: “La mattina del 2 gennaio alcuni attivisti di Ultima generazione hanno imbrattato di vernice i portoni del Senato, a Roma, come forma di protesta contro le scelte ambientali del governo e del parlamento. Tre di loro sono stati fermati e sono già a processo con accuse gravi”.

Nel suo editoriale editoriale sostiene che “Hanno ragione loro, quelli di Ultima generazione che hanno sporcato di vernice il Senato per chiedere meno energie fossili e più rinnovabili […] Sotto sotto lo sanno anche quelli che si indignano. Lo sanno ma non lo possono ammettere. […] Perché riconoscere che l’allarme degli attivisti è fondato significa concludere che chi offende la Repubblica è chi osserva passivamente la crisi climatica dall’interno dei palazzi e non chi li spruzza di vernice”. Non è stata la prima volta per i ragazzi di Ultima generazione[3]. E non è la prima volta che palazzi, sculture e musei diventano il luogo dove si manifesta coinvolgendo direttamente le opere esposte.

L’Espresso del 15 gennaio 2023 apre il suo articolo sul tema ricordandoci che “in principio – nel 2019 – furono gli attivisti di Extinction Rebellion. Inzuppati di vernice nera, invasero la sala del­la National Portrait Gallery di Londra che esponeva opere sponsorizzate dal gigante del petrolio BP: il denaro pro­veniente dai combustibili fossili è incompatibile con le battaglie per la crisi climatica, urlavano.” Non sono stati i primi ma sicuro questo è stato il nuovo inizio. Le incursioni ambientaliste in questi mesi sono state molte e generalizzate: “dal liquido nero lanciato su “Morte e vita” di Gustav Klimt al Leopold Museum di Vienna al purè rovesciato su “Il Pagliaio” di Claude Mo­net, al Museo di Potsdam, in Germania, fino alle azioni italiane di Ultima generazione: con ragazzi incollati al vetro della “Primavera” di Botticelli agli Uffizi o armati di zuppa di verdure contro il “Seminatore” di Van Gogh a Palazzo Bonaparte, a Roma.”

Cosa vogliono? Gli obiettivi di Ultima generazione del movimento Extintion Rebellion è chiaro.

Sono movimenti ambientalisti globali che mirano a sensibilizzare la popolazione sulle questioni ambientali e a spingere i governi a prendere misure per affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Si impegnano per il riconoscimento dell’emergenza climatica e ambientale chiedendo che i governi riconoscano ufficialmente l’emergenza climatica e ambientale e adottino misure immediate per affrontarla. Chiedono che le decisioni ambientali non siano appannaggio di pochi ma dovrebbe essere attivato un processo per dare un ruolo attivo nella definizione e nell’attuazione delle politiche ambientali. Chiedono quindi presa di coscienza, trasparenza e apertura partecipazione.

Perché i musei?

I musei sono consapevoli di essere il patrimonio culturale e storico della società e i movimenti vogliono dimostrare che la salvaguardia del pianeta e delle sue risorse naturali è una parte importante di questo patrimonio. Mettono in scena il rischio che questi tesori stanno correndo a causa dell’impatto umano sul clima e sull’ambiente. Attraverso le loro manifestazioni nei musei sperano di sensibilizzare il pubblico e di generare un dibattito sulla necessità di prendere azioni significative per proteggere il pianeta. Non distruggono l’opera ma ne simulano la distruzione che è analoga a quella che il nostro ambiente sta vivendo.

Giusto sbagliato?

Non è questo il tema dell’articolo stabilire se questo sia giusto o sbagliato. Si vuole mostrare il ruolo che il museo e il patrimonio culturale hanno assunto nella società. La società e i musei devono esserne consapevoli e fare “atterrare” nei propri spazi quello che già è stato riconosciuto come processo in corso da parte di ICOM. Anche i musei possono, devono porsi la domanda più semplice: qual è il museo del futuro? Come i musei possono fare la loro parte nella cor­sa contro il tempo per salvare il pianeta?

Conclusioni

Da un lato, i musei sono luoghi di esposizione e conservazione del patrimonio culturale e storico, dove i visitatori possono acquisire conoscenze e informazioni sulla storia, sull’arte, sulla scienza e su molte altre materie e nello stesso tempo partecipare a incontri.

D’altra parte, i musei sono anche luoghi di ispirazione di domande, dove i visitatori possono essere incoraggiati a porre domande e a formulare nuove teorie e interpretazioni non solo sulle sue collezioni ma anche sulla società e il mondo.

I musei possono presentare oggetti o artefatti in modo che suscitino domande sul loro significato, sulla loro importanza storica e culturale e sulla loro relazione con il mondo che ci circonda. In questo senso, il museo oltre a essere il luogo di domande, dove la curiosità e la ricerca di conoscenza sono incoraggiate e stimolate, è anche lo spazio del dibattito, dell’incontro e della discussione.

È la piazza ideale dove porre le domande di futuro con la consapevolezza di chi sa di avere un passato che è una storia di valore ma che ha anche bisogno di aggiornare le proprie interpretazioni sotto lo sguardo dell’etica del proprio tempo, senza comprendere i linguaggi, le aspettative, i valori contemporanei. Non esiste una sostenibilità senza un’etica.

Note

  1. Per un maggiore approfondimento si può leggere il saggio di Vincenzo Trione https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/artivismo-vincenzo-trione-9788806248925/
  2. https://www.editorialedomani.it/ambiente/disobbedienza-civile-o-vandalismo-il-dibattito-coi-lettori-su-ultima-generazione-dr72utge
  3. https://ultima-generazione.com/chi-siamo/

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