Piano Open Government, tra innovazioni e debolezze

Il terzo piano per l’open government, ora in consultazione, contiene tante interessanti novità, la presenza di amministrazioni centrali e locali, e qualche debolezza che rischia di rendere fragile l’impianto complessivo

Pubblicato il 22 Lug 2016

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Il terzo piano di azione correlato alla partecipazione italiana all’Open Government Partnership, da poco in consultazione, ha come titolo, in modo significativo “Open Government in Italia”. Si sottolinea, così, che non si tratta di un mero adempimento legato alle regole dell’OGP, ma un piano che vuole rendere operativa una reale spinta politica su queste tematiche.

Il che è importante, anche come messaggio al Paese e alla Pubblica Amministrazione in particolare, e per nulla scontato.

Non a caso nell’introduzione al Piano la ministra Madia sottolinea che, per quanto riguarda il Piano, “Si tratta, quindi, di un impegno importante per il nostro Paese e i risultati sono certamente apprezzabili: abbiamo quintuplicato il numero di azioni rispetto al piano precedente, con il coinvolgimento attivo di oltre venti amministrazioni pubbliche che, indipendentemente dalle maggioranze politiche, hanno aderito con convinzione e impegno all’invito del governo ad essere parte di un importante processo di cambiamento per il Paese.”

Le luci e le novità del piano

Sono diversi gli elementi positivi del Piano, e credo prima di tutto proprio la presenza, tra le 33 azioni, di molte azioni identificate e già pianificate da parte di amministrazioni centrali e locali. Tra queste ultime compaiono Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lecce, presenze significative perché sono evidenza di impegni assunti all’interno dei rispettivi programmi di mandato, e perché danno il senso dello stato certamente sempre più maturo di consapevolezza che si sta acquisendo anche a livello territoriale. Anche il coinvolgimento diretto di amministrazioni come Istat, Miur, Ministero delle Infrastrutture, ma non solo, dimostra che su questo fronte le amministrazioni sono in movimento, è un processo che si sta diffondendo e le amministrazioni pianificano in autonomia azioni in ambito di open government.

Questo Piano è, quindi, in gran parte, una raccolta di iniziative in corso, non progettate per questa specifica occasione. Non sono, tra l’altro, tutte le azioni di questo tipo, ma solo alcune tra quelle già in atto sul nostro territorio. Suddivise su tre aree (Trasparenza e Open Data, Partecipazione e Accountability, Cittadinanza digitale) si tratta di azioni che tendono a valorizzare e generalizzare diverse esperienze ormai da considerare consolidate.

Tra le amministrazioni centrali, solo a titolo di esempio,

  • nell’area Trasparenza e Open Data, sulla scia di esperienze consolidate come Open Cantieri, Open Coesione, OpenAid, è rilevante certamente l’azione di evoluzione del cruscotto delle gare Consip, con l’obiettivo di dare piena trasparenza sulle diverse fasi delle procedure di gara,
  • nell’area Partecipazione e Accountability, l’azione “Opere Pubbliche 2.0”, in carico al Ministero delle infrastrutture e Trasporti, che si propone di sviluppare due piattaforme per la partecipazione: una dedicata alla valutazione degli investimenti nelle opere pubbliche, l’altra per il dibattito pubblico sulle grandi opere da realizzare. In parallelo l’obiettivo è anche di inserire in Open Cantieri anche i dati regionali;
  • nell’area Cittadinanza digitale e Innovazione, l’azione “Italia.it”, che esplicita i passi necessari per realizzare la “casa del cittadino”, obiettivo primo del programma-quadro “Italia Login”. Il cittadino, attraverso il suo profilo unico, accede allo storico di tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione; riceve avvisi sulle prossime scadenze; effettua e riceve pagamenti elettronici; archivia i propri documenti; interagisce con l’anagrafe digitale; esprime valutazioni su servizi e fornisce feedback e suggerimenti.

E poi, azioni per aprire l’agenda degli assessori e l’istituzione di un registro dei rappresentanti degli interessi particolari (Roma), l’anagrafe degli eletti e dei nominati (Milano), ma anche iniziative di partecipazione e di costituzione di consulte multistakeholder, oltre che diverse azioni specifiche contro la corruzione (come quella per di sostegno e tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti (cosiddetto whistleblower) .

Azioni declinate in termini di obiettivi, situazione attuale, risultati attesi e principali milestone, e quindi con una descrizione tale da renderle monitorabili.

Infine, in coincidenza con la definizione del Piano è stato costituito l’Open Government Forum, con più di 50 organizzazioni coinvolte in un processo partecipativo per l’elaborazione di proposte di azione. Un Forum che si istituisce in modo permanente come luogo di consultazione non in ambito semplicemente di queste azioni del Piano, ma “consentire una regolare consultazione delle organizzazioni della società civile sui temi dell’amministrazione aperta”. Certamente una scelta importante, ambiziosa, di vera innovazione.

Elementi da migliorare

Naturalmente l’invito è innanzitutto a partecipare alla consultazione (che termina il 30 agosto), con commenti soprattutto tesi all’arricchimento e al miglioramento delle azioni.

Ci sono, però, alcuni elementi di tipo generale a cui sarebbe bene mettere mano. Eccone alcuni:

  • la prima esperienza di coinvolgimento dell’Open Government Forum non ha seguito del tutto le regole che dovrebbero indirizzarne il funzionamento (conoscenza della metodologia, tempi di coinvolgimento) e, soprattutto, non è stata fatta una restituzione tale da far comprendere in che misura i contributi forniti siano stati utilizzati (e se non lo sono stati, perché). Questa mancanza di feedback rende chiaramente fragile il meccanismo di consultazione su cui si basa il Forum, che fonda il suo valore anche sulla significatività del confronto e del dialogo con le istituzioni;
  • tutta l’impalcatura di questo Terzo Piano sembra del tutto trascurare l’importanza di un’analisi sui risultati (pochi) conseguiti dal precedente Piano. Questa è chiaramente una debolezza metodologica e d’impianto che rischia di rendere poco credibili quelle azioni che non siano già state pianificate (e proposte) dalle amministrazioni responsabili;
  • nell’economia di 33 azioni (e con la scelta di non recepire diverse proposte del Forum) ci si sarebbe aspettati di vedere tutte proposte di una certa ambizione e significative. Non è sempre così. A livello di amministrazione centrale in alcuni casi sono definite azioni che rischiano di non raggiungere risultati efficaci per il tema che si propongono di affrontare (è il caso della definizione dell’agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo, o la milestone finale dell’azione per la Strategia per la Partecipazione). In altri termini: se è vero che le azioni dovevano avere come esplicito riferimento il periodo 2016-18, è anche vero che se le azioni fanno riferimento a interventi di più ampio respiro questo dovrebbe essere chiaro ed esplicito.

Insomma, un’iniziativa che senz’altro migliora l’esperienza del Piano di azione precedente, ma che rischia di ridursi ad un’operazione (comunque meritoria e positiva) di promozione di iniziative di open government, ma non ancora l’affermazione della centralità delle politiche di open government.

Ci vorrebbe ancora un passo in avanti, ancora più ambizioso, e forse dare già da subito una maggiore forza al Forum potrebbe essere una prima risposta.

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