La notizia positiva, certamente, è che il tema delle competenze digitali è presente nel Piano Triennale, nell’ambito della sezione dedicata alla gestione del cambiamento.
Non era scontato, così come non lo era che fosse inserito un capitolo dedicato al cambiamento e che ponesse il tema della governance.
Positivo, ma un po’ scontato, che il Piano dia come indicazione che “le amministrazioni sono tenute a formare il proprio personale per un utilizzo ottimale dei servizi e ad individuare percorsi specialistici per rafforzare le competenze digitali interne”.
Peccato che l’azione definita su questo punto si proponga esclusivamente di realizzare, a partire da settembre 2017 (ma senza una prima scadenza) una “Revisione dei profili UNINFO e ISTAT per le nuove figure professionali con competenze digitali” e di effettuare una “Realizzazione di format di corsi, workshop e master”. E che non si ponga in essere nessuna azione sul monitoraggio (necessario) delle competenze digitali presenti. Come, ad esempio, la possibilità di inserimento selettivo legato a profili professionali specifici. E preoccupandosi davvero, così, del mix di competenze necessario nelle amministrazioni pubbliche, dove l’età ha un valore non sempre secondario.
Tutto, di fatto, viene demandato al Dipartimento della Funzione Pubblica. Le attività trasversali i supporto alla realizzazione del Piano includono, infatti, “la collaborazione al progetto del Dipartimento della Funzione Pubblica – per l’individuazione delle competenze digitali necessarie alla Pubblica amministrazione per sostenere i processi di cambiamento e razionalizzazione indotti dal Piano. Le amministrazioni, in questo modo, potranno mettere in atto iniziative di formazione per il proprio personale con il supporto di università, soggetti pubblici e privati dei sistemi formativo-professionali e scuole dell’amministrazione”. Tra l’altro, indicando esplicitamente Uninfo, sottende la visione di profili di competenze digitali identificati soltanto nell’ambito ICT, e non trasversali all’intera popolazione lavoratrice del settore pubblico.
Il piano di gestione del cambiamento, così, non include attività e indicazioni che possano supportare il cambiamento nelle amministrazioni, e neppure mette in stretta relazione sviluppo delle competenze digitali e sviluppo dei piani delle amministrazioni, né configura un’organizzazione di supporto e accompagnamento, ma solo di sostanziale monitoraggio. Accompagnamento che invece si rende necessario in un percorso che prima di tutto è organizzativo e culturale , verso il compimento di una vera e propria trasformazione digitale, e che deve essere concreto e tangibile, rendendo magari le amministrazioni regionali e metropolitane nodi di supporto al cambiamento.
Poco più di un anno fa, quando sembrava prossima la redazione del Piano, ho cercato di porre il tema dell’importanza della definizione sistemica di un percorso di accompagnamento basato anche su una forte community, in modo di “far sì che il percorso di cambiamento stesso sia luogo di condivisione e di esperienza collettiva”.
Mi sembra ancora importante che siano date indicazioni metodologiche che possano costituire “una sorta di “linee guida” per la trasformazione digitale delle PA”, declinabili sulle diverse tipologie e dimensioni delle amministrazioni pubbliche.
Indicazioni che potrebbero costituire la base anche per definire una efficace governance del cambiamento e che si focalizzino su due aree di intervento:
- i processi e il funzionamento delle amministrazioni, in modo che queste possano diventare “parte attiva nella realizzazione del modello strategico nazionale, compiendo con successo la loro transizione al digitale”;
- le competenze e le professionalità necessarie, partendo dalle competenze digitali necessarie, anche nell’ambito specifico ICT, identificando quali competenze devono essere acquisite dalle amministrazioni e secondo quali percorsi di sviluppo, consolidando anche i modelli di riferimento di “ecosistema”, per far sì che il mondo delle imprese possa meglio “comunicare e collaborare efficacemente con le pubbliche amministrazioni”.
L’auspicio è che si possa mettere mano a quest’ultima parte del Piano Triennale rafforzando così strategie, strumenti e risorse necessarie per la gestione del cambiamento in generale e per l’adeguamento delle competenze delle pubbliche amministrazioni. Sapendo che non si tratta di interventi accessori e “nice-to-have”, ma indispensabili e precondizione fondamentale per l’intera strategia digitale.