cultura digitale

Più competenze digitali grazie alle partnership pubblico-privato sociale: i progetti di formazione

Una parte importante della popolazione italiana non sa interagire con il mondo digitale: un gap che rappresenta un ostacolo allo sviluppo dell’Italia. Il Fondo per la Repubblica Digitale vuole far sì che più ragazzi, lavoratori, famiglie abbiano accesso agli strumenti necessari per creare e rafforzare le loro competenze

Pubblicato il 30 Dic 2022

Giovanni Fosti

Presidente Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale

La crisi delle competenze cyber e digital: stato dell’arte e sfide future

L’Italia, terza economia dell’Unione Europea per dimensioni, è uno dei Paesi chiave nella trasformazione digitale, principalmente nel perseguire gli obiettivi europei del decennio digitale verso il 2030. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del nostro Paese – il più ampio d’Europa – ci offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale. La forte presenza di imprese e di una illuminata e attiva comunità di ricerca in settori chiave come l’intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la quantistica, rappresentano punti di forza sui quali l’Italia può contare.

Ma lo sviluppo del nostro Paese è frenato dalla grave carenza di competenze digitali.

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Il gap di competenze che frena lo sviluppo del Paese

In Italia 26 milioni i cittadini tra i 16 e i 74 anni non hanno competenze digitali di base. Questi numeri collocano il nostro Paese al diciottesimo posto fra i 27 Stati membri dell’UE secondo l’ultimo Report sull’Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società (DESI) di luglio 2022 della Commissione Europea.

Anche la percentuale degli specialisti ICT nella forza lavoro italiana è inferiore alla media Unione europea, 3,80% in Italia e 4,5% in Europa. Purtroppo, abbiamo – per adesso – poche prospettive di miglioramento: il tasso dei laureati ICT nel nostro Paese nel 2020 è pari al 1,4%, mentre in Europa è del 3,9%.

Questa carenza di competenze e capacità rappresenta un forte ostacolo allo sviluppo dell’Italia. La mancanza di competenze digitali, infatti,  una grande parte della popolazione che, per esempio, non riesce ad eseguire online operazioni semplici come mandare una mail o creare un’identità digitale per accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione.

Soprattutto, questo modo di essere cittadini racconta una popolazione, che, nella sua maggioranza, non sa interagire con il mondo digitale, non è in grado di vivere in sicurezza, né di risolvere problematiche collegate con l’online. Questo numero così grande, 26 milioni, rappresenta tutte quelle persone che non riescono a partecipare alla vita civica a causa della poca preparazione in ambito digitale.

La trasformazione digitale per superare il gap di genere

Vediamo i dati riguardo alle competenze digitali più nel dettaglio. Nelle analisi emerge un forte problema di genere: rispetto al dato Ue del 52,30%, in Italia solo il 43,10% delle donne possiede competenze digitali di base. Il nostro Paese, inoltre, è al 114° posto a livello mondiale per quanto riguarda la partecipazione economica femminile. Questo, quanto riportato dal Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum. Inoltre questo posto nelle ultime file della graduatoria mondiale potrebbe anche peggiorare se considerassimo gli effetti della pandemia sull’economia italiana, che ha di fatto acuito le diseguaglianze di genere.

Una delle opportunità per superare il gender gap può essere la trasformazione digitale: attraverso azioni di upskilling e reskilling mirate: le donne possono guadagnare competenze digitali strategiche, sia mantenendo il proprio posto di lavoro e migliorando le proprie condizioni contrattuali, che occupando posizioni professionali più ambiziose e remunerative, oppure conquistando l’opportunità di entrare o rientrare nel mercato del lavoro.

Il bando Futura del Fondo per la Repubblica Digitale

Per questo, il Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa Sociale ha pubblicato il bando Futura, con l’obiettivo di finanziare progetti di formazione validi e innovativi volti ad accrescere le competenze digitali delle giovani donne (18-50 anni).

Continuando a studiare i dati, vediamo che il nostro Paese presenta il più alto tasso di NEET all’interno dell’Unione europea: si tratta del 25,1%. In totale i NEET in Italia sono più di 3 milioni. Si tratta di un fenomeno che riguarda principalmente le donne (57%) ed è diffuso maggiormente nelle regioni del Sud, in cui risiede il 53% dei NEET.

Come possiamo aiutare questi ragazzi? È importante offrirgli delle opportunità di formazione di qualità per creare, sviluppare e rafforzare le loro competenze digitali, per facilitargli l’ingresso nel mondo del lavoro e per dargli nuove prospettive sia di partecipazione civica che di inclusione sociale e, prima di tutto, di realizzazione professionale. Per questo, il Fondo per la Repubblica Digitale ha pubblicato il bando Onlife, che ha l’obiettivo di finanziare progetti di formazione validi e innovativi volti ad accrescere le competenze digitali dei NEET (15-34 anni).

L’importanza delle parteship pubblico-privato

Per far sì che sempre più italiani possano accrescere le proprie competenze digitali, sia di base che avanzate, e per accompagnare la transizione digitale del Paese, è nato il Fondo per la Repubblica Digitale: una innovativa partnership tra il pubblico (Governo) e il privato sociale (Acri, l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio).

Far sì che più ragazzi, lavoratori, famiglie abbiano accesso al digitale, ai suoi strumenti, alle sue funzioni, impegnarsi per superare il digital divide, significa lavorare affinché il maggior numero di persone abbia l’opportunità di accrescere le proprie conoscenze, di costruire nuove alleanze e ripensare insieme – pubblico, privato, terzo settore, operatori – un modo nuovo per riconoscere, costruire e ricostruire, se necessario, quelle “trame di comunità” che permettono di attivare una maggiore coesione sociale e di non lasciare indietro nessuno. Questa è una delle forme di contrasto all’esclusione digitale. Impegnarsi in questa direzione è un contributo per realizzare una società più giusta ed è, allo stesso tempo, una strategia per sviluppare delle competenze necessarie per il futuro del Paese.

I fondi stanziati

Per gli anni dal 2022 al 2026 – in via sperimentale– il Fondo stanzia un totale di circa 350 milioni di euro. È alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria alle quali verrà riconosciuto un contributo, sotto forma di credito d’imposta, del 65% per il 2022 e 2023 e del 75% per il 2024, 2025 e 2026.

Come tutti gli investimenti del PNRR-PNC, il Fondo prevede il raggiungimento di milestone e target specifici e una comunicazione semestrale al MEF delle risorse utilizzate, lo stato di attuazione degli interventi e gli obiettivi conseguiti (come previsto dal comma 7 dell’art. 29 del DL 152/2021).

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