La trasformazione digitale del nostro paese passa dalla ‘ digital reinvention’ non solo delle imprese, ma anche del terzo settore: non si può immaginare di vivere una ‘quarta rivoluzione industriale’ dove le due anime del profit e del no profit non dialoghino e collaborino in partnership in uno spirito di co-progettazione contribuendo alla trasformazione digitale e alla crescita in termini di innovazione del nostro paese.
Il Terzo Settore ha lo stessa necessità di innovazione 4.0 del mondo imprenditoriale, e la medesima necessità di fondi per attuare questa trasformazione, avendo anche meno risorse da investire rispetto alle imprese. Infatti, se da un lato il mondo del no profit ha meno risorse da investire in questo cambiamento culturale e sociale; dall’altro il Terzo settore per le sue caratteristiche rappresenta la culla dove far crescere gli ‘skills’ necessari alle persone per avviare quel processo di trasferimento delle tecnologie che è alla base della trasformazione digitale del nostro paese.
Non ci può essere una trasformazione digitale ed investimenti in tecnologia se parallelamente non si creano anche anche investimenti in revisione dei modelli produttivi e dei modelli di organizzazione del lavoro basati su nuove formule di istruzione e formazione, in modo che alle persone oltre alla conoscenze siano trasferite anche le competenze.
Un twinning tra le due generazioni di lavoratori
Le persone sono fondamentali nel processo di trasformazione digitale di un paese. Come diceva Robert Dennard ‘È importante sentire che ci si aspetta che voi facciate la differenza – e che voi siete qualificati per farla. L’innovazione richiede la fondamentale convinzione che gli individui siano importanti.’
Nella partnership profit & no profit per la trasformazione digitale del nostro paese il primo obiettivo che il Terzo settore deve necessariamente darsi è quella o di accompagnare i lavoratori nella rivoluzione che il digitale pone facendo da ponte tra le vecchie generazioni di lavoratori, ovvero gli attuali migranti digitali e le nuove generazioni ovvero i nativi digitali. In che modo? favorendo il dialogo fra le due categorie e creando un twinning tra le due generazioni di lavoratori dove i giovani trasferiscono competenze e conoscenze digitali alle vecchie generazioni e le vecchie generazioni trasferiscono i valori della loro esperienza importanti per il raggiungimento di obiettivi sociali ed economici.
Queste peculiarità difficilmente verranno sostituite dalle nuove tecnologie. Per questo è indispensabile stimolare il dialogo tra scuola, impresa e no profit. Il non profit aggiunge valore facilitando il dialogo tra i due mondi e ‘accogliendo’ più facilmente del mondo imprenditoriale e rappresentando anche un ponte per potersi reinserire nel mondo del lavoro riqualificando e crendo nuove professionalità.
Dunque possiamo dire che il digitale applicato al Terzo Settore rappresenta da un lato lo strumento di educazione informale dei lavoratori alle nuove professioni e dall’altro permette di pianificare l’attività sul territorio e migliorare la previsione d’attività, profilando meglio stakeholder e destinatari degli interventi.
Rafforzare le potenzialità del terzo settore: su cosa puntare
Il Terzo settore ha dunque il compito di accompagnare il processo di trasformazione digitale del nostro paese, ma allo stesso tempo può cogliere le opportunità che l’innovazione offre per trasformarsi a sua volta in un Terzo settore 4.0 e rafforzare alcune sue potenzialità legate al digitale puntando su:
- Utilizzo delle nuove tecnologie e dei dati: negli ultimi anni anche in ambito sociale c’è stata una rapida evoluzione dell’uso delle nuove tecnologie c’è tuttora un gap importante di conoscenze sulle potenzialità del digitale. Di qui l’importanza anche per il non profit di investire in nuove figure come quelle dei data analyst che rappresentano uno strumento efficace per l’analisi dei donatori, per profilarli e capire i loro interessi.
Il digitale è anche un fattore facilitatore del fundraising, permettendo di promuovere più velocemente i risultati, fidelizzando i donatori e misurando in modo più attendibile i risultati delle azioni poste in essere.
2.Crowfunding: il crowfunding tra le forme più diffuse ed efficaci di finanziamento di progetti imprenditoriali e creativi, usato nel terzo settore come forma di digital fundraising, che permette di rivedere il concetto di donazione e di sviluppo di progetti di innovazione sociale.
3.Usability & Storytelling: l’uso di piattaforme e siti web per gli operatori del terzo settore che trasmettano trasparenza e credibilità della associazione/organizzazione verso i possibili donatori.
Dati sulla Digital Transformation del terzo settore, tratti dalla ricerca di Italia Non Profit “Terzo Settore e Trasformazione Digitale”, 2018.
In conclusione, solo con la collaborazione strategica tra profit e non profit 4.0 si può accelerare la trasformazione digitale del nostro paese, guidata da un capitale umano risultanza dell’intreccio dell’esperienza dei più maturi con la digitalizzazione dei più giovani e capace di usare l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie per lo sviluppo economico del nostro paese e per il bene della comunità.