Con la presentazione delle Linee Guida del Programma Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali si completa il quadro strategico di indirizzo del piano di azione che ha l’ambizioso obiettivo di portare l’Italia, per quanto riguarda l’area delle competenze digitali, nella media europea entro il prossimo biennio e posizionarsi nel gruppo dei leader entro i prossimi cinque anni.
L’ambizione è alta, sia per la posizione di partenza dell’Italia, che in quasi tutti gli indicatori su questo asse strategico ha tra le peggiori performance secondo la Digital Agenda Scoreboard, sia perché il cambiamento che ci si propone, verso l’acquisizione di una piena consapevolezza digitale, è di quelli che hanno bisogno di un impatto profondo nella cultura della popolazione, e fisiologicamente necessitano di tempi adeguati ad una trasformazione non di superficie. D’altra parte è un’ambizione necessaria, perché necessariamente da qui passa la crescita economica e sociale del Paese, in una società globale in cui il digitale non è una scelta ma una componente essenziale dell’ambiente in cui viviamo. Una componente non neutra, e che per essere sfruttata appieno per migliorare la nostra qualità della vita richiede la consapevolezza di chi non si accontenta di essere fruitore e utente, ma che a tutti i livelli e in tutti gli ambiti (da cittadino, lavoratore, imprenditore, manager, specialista) ne comprende le potenzialità per migliorare il proprio ambiente di azione. Essere leader, in questo senso, significa indirizzare e guidare lo sviluppo del digitale, sulla base di una capacità di “pensare digitale” che consente di comprendere il nuovo punto di vista e non cadere nel grave errore di operare per una digitalizzazione dell’esistente (approccio tipico del primo periodo informatico, ma attuale anche oggi, basti pensare a come molte amministrazioni ancora adesso si accostano agli open data, focalizzandosi esclusivamente sulla fase conclusiva di pubblicazione e dimenticando il cuore del problema, il processo di produzione).
Come è stato delineato nelle Linee Guida, questa grande ambizione richiede due elementi chiave per un piano efficace di azione, che non può che essere un “piano coordinato delle iniziative”, un piano che cioè raccorda e coordina le iniziative in essere, in cantiere, ancora da lanciare, correlando tutti gli attori e tutti i territori. Questi elementi sono una governance partecipativa e uno sviluppo coerente sui territori, con le Regioni.
Una governance partecipativa
La scelta sulla governance è quella di una governance in cui principio di base è il coinvolgimento e la partecipazione multistakeholder, ispirata al modello “Policy Making 3.0” definito dalla Commissione Europea ed implementato nella piattaforma Futurium. Il modello viene seguito sotto più aspetti: nella definizione del Programma come “piattaforma” aperta, nel coinvolgimento costante degli stakeholder, nella combinazione di progettazione e monitoraggio strutturati e di scambi di esperienze, momenti di riflessione collettiva, consultazioni, di sintesi centrale e articolazione progettuale e operativa territoriale, nella scelta di concepire le stesse linee guida in “beta permanente”, proprio per mantenere il carattere di adeguatezza costante e di strumento di supporto alla realizzazione del Piano Coordinato delle Iniziative.
L’impatto che si vuole ottenere è allo stesso tempo profondo e capillare, perché deve diramarsi su tutte le articolazioni della vita sociale ed economica, dal sistema educativo al sistema delle imprese (di tutte le dimensioni) alle amministrazioni pubbliche, e coniugarsi con le forme di innovazione sociale e di cittadinanza attiva. Per raggiungere questo scopo deve utilizzare sia strumenti di diffusione di massa (dalle tv al Web ai MOOC), sia canali di formazione e iniziative indirizzate a livello nazionale (come il Piano Nazionale Scuola Digitale), sia un modello di deployment che a livello territoriale replichi, con le necessarie caratterizzazioni locali, il modello nazionale.
Tutte le iniziative, nazionali e territoriali, sono parte integrante di questo Programma Nazionale, e compongono il Piano Coordinato delle Iniziative. Punto fondamentale, perché esplicita l’idea di base del Programma Nazionale, che si propone come iniziativa di raccordo tra tutte le iniziative, nazionali e territoriali.
Lo sviluppo sul territorio
Per realizzare dei risultati efficaci e a breve termine il percorso proposto alle Regioni e alle Province Autonome, avvalendosi del coordinamento, knowledge management e supporto centrale, è delineato nelle Linee Guida attraverso tre livelli di coordinamento centrale-regionale (strategico, operativo, implementativo) e in estrema sintesi propone alle Regioni e alle Province Autonome di
- assumere la responsabilità della progettazione e dell’attuazione territoriale del Programma Nazionale, secondo gli indirizzi delle Linee Guida, predisponendo e gestendo un Piano regionale;
- declinare in ambito territoriale il modello di governance centrale, multistakeholder e partecipativo, con la focalizzazione delle competenze digitali su alcune macro-aree;
- declinare in ambito territoriale gli obiettivi definiti a livello centrale nelle Linee Guida;
- predisporre task force territoriali di supporto per tutte le iniziative regionali.
Per facilitare il raccordo centrale-regionale, la previsione è di costituire un comitato operativo per l’attuazione regionale del Programma Nazionale, di cui fanno parte i coordinatori dei gruppi di lavoro nazionali e i riferimenti regionali, avvalendosi di un sistema per la condivisione della conoscenza nazionale che, come riportato nelle Linee Guida, “raccoglie e rende visibili a tutti:
- le esperienze (progetti, iniziative, azioni,…);
- gli eventi (attività, corsi, eventi di promozione,…);
- i materiali (manuali, e-book, glossari, slide, learning object,…);
- gli attori (organizzatori, docenti, help desk,…);
- le comunità (attraverso forum, wiki, ideari, gruppi di lavoro,…).”
Infine, poiché è anche fondamentale che le iniziative del Programma Nazionale si sviluppino in piena sinergia con le altre iniziative dell’Agenda Digitale, si suggerisce che “anche a livello territoriale sia definito un coordinamento integrato sull’Agenda Digitale Regionale e che contempli l’identificazione di un coordinatore politico e di un riferimento per ciascuna delle aree di raccordo prioritarie con le iniziative promosse centralmente (sanità, razionalizzazione data center, dati/smart city, competenze digitali)”. Prossimo passo, quindi, a parte il lancio della Coalizione Nazionale nell’ambito dell’iniziativa della Commissione UE “Grand Coalition for digital jobs”, l’avvio di questo percorso capillare, nei territori, di cucitura e consolidamento della rete delle iniziative per lo sviluppo delle competenze digitali.
Un Programma ambizioso che basa la sua possibilità di successo sulla capacità di mettere a sistema le iniziative di eccellenza e la ricchezza delle competenze che in Italia ci sono e non sono poche, e per fare questo punta a superare una barriera culturale che non è specifica del digitale, e che antepone la competizione alla collaborazione, il successo e la visibilità personale al benessere comune. Un Programma che è, in questo, l’emblema del cambiamento necessario.