L’asse delle comunicazioni è sempre più spostato su internet e in particolare, sui social network, trasformando di fatto le potenzialità e le promesse iniziali di trasparenza, libertà e democrazia della rete in rischio di opacità, dipendenza/eterodirezione, pericolo di plebiscitarismo.
Una mutazione di cui il regolatore “per le garanzie nelle comunicazioni” non può non prendere atto e di fronte alla quale la governance di Internet ha acquisito la valenza di una strategia complessiva, necessaria per uno sviluppo concorrenziale del settore digitale, ma anche per un uso trasparente e consapevole dei dati personali e per un “pluralismo 2.0” contro manipolazioni e disinformazioni online. Ecco tutti gli strumenti messi in atto e quelli necessari, anche a partire dalla scuola, per affrontare le patologie del digitale.
Disinformazione online, il contributo di Agcom agli indirizzi Ue
L’Agcom, rispetto alla tematica, vanta una particolare e documentata attenzione grazie ad indagini conoscitive sulle implicazioni di policy dei big data[1] e l’istituzione, nell’autunno del 2017, del “Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali”[2], che ha consentito di fornire un contributo incisivo alla definizione degli indirizzi della Commissione Europea in materia di disinformazione online.
La sostanziale coincidenza tra l’approccio seguito dalla Commissione e quello illustrato dall’Autorità è dimostrato dalla risposta alla consultazione europea “Public consultation for legal entities on fake news and online disinformation” del 19 febbraio e dalla definizione della posizione ufficiale italiana veicolata dalla Presidenza del Consiglio attraverso la predisposizione, nel marzo 2018, di un position paper in coordinamento con tutte le istituzioni nazionali interessate. La recente pubblicazione del “EU Code of Practice on Disinformation” della Commissione europea (26 settembre), dimostra che l’attività dell’Agcom è coerente con gli orientamenti europei e le buone prassi sviluppate in altri contesti istituzionali.
Il potere di segnalazione dell’Autorità
Si tratta di prove lampanti della volontà e consapevolezza dell’Autorità, organismo indipendente di natura e di ispirazione europea, di voler intervenire nei confronti di Internet, cercando di stressare le possibilità e i limiti dell’attuale quadro legislativo applicato alla rete. Nel nostro paese, infatti, si è affermata e diffusa, anche troppo, l’idea dell’invalicabilità dei limiti della legislazione primaria nei confronti della rete. Tutti, o quasi, sembrano convergere nella convinzione che gli unici vincoli normativi nei confronti delle nuove tecnologie sono rintracciabili nel diritto penale e nelle sue derivazioni. Si tratta, in realtà di un assunto non sostenibile almeno nella misura in cui si traduce in una de-responsabilizzazione. Come Autorità disponiamo di un delicato potere di segnalazione che stiamo esercitando in modo particolarmente determinato nei confronti del Governo (l’ultima in ordine cronologico riguarda la materia relativa alla opere europee e alla tutela del diritto d’autore nelle reti di comunicazione elettroniche), ma questo strumento non ci esime da una riflessione che richiami in causa tutte le competenze disciplinari e interdisciplinari per valutare, con immaginazione legislativa, altre opportunità di intervento offerte dall’attuale normativa.
Ad esempio, molte delle patologie di cui parliamo a proposito della rete non hanno un uditorio davvero distinguibile dal punto di vista delle età. Questo comporta che è impossibile separare i minori dai pubblici anonimi degli schermi, ma offre al tempo stesso una chance di intervento in nome della normativa di garanzia per i soggetti più deboli. Rispetto ai minori, dunque, la legislazione speciale, frutto della particolare attenzione del Legislatore nei confronti di questi soggetti, legittimerebbe da parte di Istituzioni (come il Ministero della Pubblica Istruzione) l’esercizio di particolari poteri di vigilanza, di ricerca, di reazione e interdizione, che finirebbero per essere complementari all’autoregolazione che è l’investimento attuale dell’Autorità.
Il Tavolo per l’autoregolamentazione delle piattaforme
Ecco che anche il Tavolo istituito per l’autoregolamentazione delle piattaforme volto a contrastare le strategie di disinformazione sta funzionando benissimo, in attuazione di una strategia più diversificata che supera la dichiarazione di “impotenza” delle regole di contesto, scegliendo di valorizzare il ruolo e il coinvolgimento di tutti gli stakeholders. Siamo tra i primi paesi in Europa ad aver messo intorno ad un tavolo sia i tradizionali soggetti della comunicazione come Rai, Mediaset Sky che i nuovi come Facebook, Wikipedia, e Google, con un innegabile vantaggio competitivo.
Nella Relazione al Parlamento del 2015, il Presidente dell’Agcom Angelo Cardani, con un sguardo lungimirante, intitolava il suo intervento Verso una regolazione “2.0”? Adelante… con juicio!, e anticipava che “si parla sempre più spesso – benché non ancora con adeguato livello di approfondimento – dei nuovi compiti che dovrebbero assumere le autorità di regolazione di fronte allo sviluppo ormai “totalizzante” della rete internet, compiti che potrebbero costituire l’essenza di una nuova stagione della regolazione “2.0”. In considerazione della natura multiforme delle problematiche sollecitate dal mondo di Internet, che insistono su territori nuovi rispetto ai quali le Autorità hanno ad oggi scarsi strumenti di intervento, occorrerebbe forse iniziare a riflettere sulla prossima revisione del quadro legislativo europeo con un approccio olistico, che consenta di intervenire proprio sui confini in evoluzione del comparto allargato delle comunicazioni e sui relativi strumenti dell’intervento regolatorio. La scala trans-nazionale delle questioni poste da internet esalta peraltro il ruolo chiave che la dimensione europea è oggi.
Fenomenologia e patologie del digitale
Questa è la prova lampante di quanto le Istituzioni italiane siano sensibili alla tematica e ai due principali nodi critici: la fenomenologia del digitale e le sue patologie – soprattutto in termini di “costituzionalismo democratico”, unica formula che supera tutte le dispute sugli eventuali margini di intervento e, quindi, consente all’Autorità che è deputata alla garanzie nelle comunicazioni a vivere anche nel digitale, senza arrestarsi – e la scuola, perché molte delle questioni rappresentate non sono risolvibili se non attraverso un rigoroso lavoro di preparazione sui giovani, principali approvvigionatori e consumatori di rete, sui quali è ormai irrinunciabile un intervento di tipo critico ed educativo, per non ridurre la parabola tra Internet e Governance ad una riflessione tra Istituzioni.
Insegnando impariamo, Arthur Schopenhauer
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- Sul tema Il Servizio Economico e Statistico dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha effettuato uno studio dal titolo “Interim report nell’ambito dell’indagine conoscitiva di cui alla delibera n. 217/17/CONS” disponibile su https://www.agcom.it/documents/10179/10875949/Studio-Ricerca+08-06-2018/c72b5230-354d-444f-9e3f-5467ca450714?version=1.0. ↑
- Al riguardo durante l’ultima riunione plenaria svoltasi il 25 ottobre 2018 è stato prodotto il Rapporto tecnico – Le strategie di disinformazione online e la filiera dei contenuti fake disponibile su: https://www.agcom.it/documentazione/documento?p_p_auth=fLw7zRht&p_p_id=101_INSTANCE_2fsZcpGr12AO&p_p_lifecycle=0&p_p_col_id=column-1&p_p_col_count=1&_101_INSTANCE_2fsZcpGr12AO_struts_action=%2Fasset_publisher%2Fview_content&_101_INSTANCE_2fsZcpGr12AO_assetEntryId=12791713&_101_INSTANCE_2fsZcpGr12AO_type=document. ↑