La psicologia è una delle discipline che è stata più distante dalla tecnologia, spesso vissuta dai professionisti di settore non come facilitatrice, bensì come antitetica alla relazione d’aiuto.
Nell’era delle limitazioni imposte dal Covid-19 e in relazione alla moltitudine di persone bisognose di supporto, però, un disagio così esteso non può che essere affrontato anche mediante protocolli e strumenti di telepsicologia, attraverso piattaforme digitali dedicate all’erogazione a distanza di servizi di sostegno psicologico e psicoterapeutico, rigorosamente GDPR-compliant, di facile accesso e tecnologicamente ed ergonomicamente all’altezza delle più diffuse applicazioni e interfacce.
Il 2021 si configura come un anno di svolta, estremamente stimolante per i professionisti della salute mentale interessati ai temi psicodigitali, anche grazie ad alcuni importanti eventi internazionali, due dei quali si svolgono proprio in Italia, a Milano.
L’impatto della pandemia sull’equilibrio psicologico e la qualità della vita delle persone
Il Governo italiano ha recentemente riconosciuto un diffuso disagio psicosociale nel nostro Paese, duramente colpito dal Covid-19. I referenti delle principali Istituzioni Psicologiche nazionali – ENPAP e CNOP – stanno chiedendo a gran voce la promozione di forme di welfare concrete per consentire ai cittadini di affrontare questa una crisi che sta avendo profonde ricadute psicologiche, oltre che economiche, senza precedenti.
Nel novembre scorso, il presidente dell’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (ENPAP), Felice Damiano Torricelli, ha sottolineato quanto i lutti senza commiato, le preoccupazioni per la salute propria e dei congiunti, le restrizioni sulle relazioni sociali, le incertezze professionali e l’inevitabile stress conseguito, minino l’equilibrio psicologico e la qualità della vita delle persone.
Nello stesso periodo, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), David Lazzari, insieme a 19 società scientifiche di psicologia, ha lanciato un appello formale al Governo perché venga data risposta ai bisogni psicologici della popolazione attraverso i “voucher psicologici” (proposta peraltro già avanzata nell’aprile 2020), pensati per permettere alla collettività di accedere al sostegno psicologico attraverso canali già messi a disposizione dalle istituzioni.
Dalla telepsicologia alla psicologia digitale
I percorsi di studio universitari e post-universitari delle professioni psicologiche si sono storicamente mantenuti distanti dalla formazione specifica sulle tematiche digitali; queste ultime – dal 2016 – vincolate normativamente a doppio filo alla responsabilità legale e deontologica sul trattamento dei dati dei pazienti/utenti.
In un panorama contraddistinto da una complessità crescente, è quindi fondamentale che i professionisti della salute mentale possano comprendere, apprendere e adottare nei percorsi di supporto psicologico e di psicoterapia – in tempistiche congrue e possibilmente non limitate all’emergenza – i complementi tecnologici più idonei, resi disponibili dal mercato e dal mondo della ricerca.
Oltre agli ormai classici teleconsulti, infatti, tra i numerosissimi casi d’uso possibili, sempre più facilmente è possibile attingere dalla biosensoristica (per rendere più efficaci esercizi di biofeedback e tecniche di mindfulness), dalla realtà virtuale (per simulare ambienti e condizioni altrimenti non ricreabili nella realtà) e dall’intelligenza artificiale (per diagnosticare con maggior rapidità e accuratezza un disturbo o una psicopatologia).
Gli istituti che si occupano di formazione (facoltà universitarie di psicologia, scuole di specializzazione in psicoterapia, società di formazione psicologica, ecc.) non possono più differire l’inserimento di una proposta didattica strutturata sulla cosiddetta “Psicologia Digitale”. Ciò sia per rispondere a esigenze sempre più attuali e diffuse, sia per contribuire ad alimentare la consapevolezza dei lati oscuri – dal tecnostress alle tecnodipendenze – e dei potenziali benefici – di supporto e terapeutici – di software e dispositivi digitali concepiti ad hoc.
La psicologia digitale
L’ultimo decennio ha testimoniato una graduale trasformazione del rapporto tra psicologia e tecnologia, soprattutto grazie al contributo dell’offerta sempre più ampia e accessibile di nuovi hardware e software e della spinta delle neuroscienze e dei relativi ricercatori, che hanno prima studiato e divulgato rischi e opportunità del digitale e – successivamente – coadiuvato lo sviluppo di casi d’uso, soluzioni e protocolli sempre più sofisticati per la comprensione, la prevenzione e la cura del disagio mentale, anche grazie all’apporto di professionalità complementari e interdisciplinari.
La Psicologia Digitale (o Cyberpsicologia) è la branca che studia i fenomeni psicologici associati o influenzati dalle nuove tecnologie: un ambito smisurato e complesso da analizzare, soprattutto considerata l’estrema rapidità con la quale nascono piattaforme e dispositivi potenzialmente dirompenti, nel bene e nel male.
La prima conferenza europea di psicologia digitale
Il 19 e il 20 febbraio scorso ha avuto luogo a Milano la prima conferenza europea di Psicologia Digitale dal titolo “Digital Perspectives in Psychology”, organizzata dalla Sigmund Freud University, che ha trattato le prospettive delle applicazioni digitali e tecnologiche alla psicologia: dalla terapia online ai videogame, dalla realtà virtuale alla realtà aumentata, dall’intelligenza artificiale alla robotica, dai social media all’apprendimento digitale e misto (il cosiddetto blended teaching).
Nell’arco di 48 ore, una ventina di speaker si sono alternati nel presentare progetti all’avanguardia legati alla salute mentale. L’ospite d’onore è stato Daniel Freeman, professore di psicologia clinica alla University of Oxford, psicologo e cofondatore di Oxford VR. Le sue ricerche si concentrano soprattutto sul miglioramento della comprensione e del trattamento dei disturbi psicotici – dalla paranoia alla schizofrenia – attraverso la realtà virtuale. Il progetto da lui guidato “gameChange” è stato premiato da un funding di 4 milioni di sterline dal National Institute of Health Research (NIHR) del Regno Unito.
La 25esima edizione della conferenza internazionale “cypsy”
Un altro evento di rilevanza mondiale si terrà dal 13 al 15 settembre 2021 presso l’Istituto Auxologico Italiano di Milano. Si tratta della 25a edizione della principale conferenza internazionale sulla cyberpsicologia: “CyberPsychology, CyberTherapy & Social Networking” (CYPSY25), durante la quale saranno presentati diversi contributi scientifici a tema realtà estese, social network, comportamento online, robotica, avatar, eHealth, applicazioni SMART e IoT, cybersecurity ed etica legata all’automazione. Lo scopo di questa community interdisciplinare formata da ricercatori, psicologi, medici, designer, sviluppatori è di realizzare “tecnologie umane” sempre più efficaci.
Co-presidenti della manifestazione saranno due personalità di grande rilievo nello scenario della cyberpsicologia: la dottoressa Brenda K. Wiederhold, co-fondatrice del Virtual Reality Medical Center di San Diego e il professor Giuseppe Riva, docente di Psicologia della Comunicazione e Psicotecnologie per il Benessere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell’Applied Technology for Neuro-Psychology Lab dell’Istituto Auxologico Italiano e presidente dell’International Association of CyberPsychology, Training and Rehabilitation, con centinaia di pubblicazioni all’attivo sull’integrazione tra psicologia e nuove tecnologie.
Un rapido sguardo oltreoceano
L’American Psychological Association (APA), nella seconda parte dell’anno rinnoverà la conferenza “Technology, Mind and Society” (TMS), la principale vetrina interdisciplinare per la ricerca e l’innovazione emergenti sul ruolo che la psicologia gioca nell’interazione umana e tecnologica. Questa conferenza, che giungerà alla sua quarta edizione, riunisce psicologi, informatici, ricercatori di intelligenza artificiale e robotica, neuroscienziati e professionisti, insieme a leader del settore e politici, al fine di condividere scoperte, agevolare il networking e definire la ricerca futura.
Nel settembre 2019, la stessa “Nature”, considerata la rivista di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica internazionale, con l’articolo “A smarter way to treat” suggellava una nuova epoca per la salute mentale digitale, mostrando in copertina l’immagine di un ambiente di realtà virtuale per il trattamento delle psicosi (gameChange, appunto), argomentando che l’invecchiamento della popolazione costringe i sistemi sanitari a diventare sempre più efficienti, spingendo verso l’accelerazione della digitalizzazione degli interventi sui disturbi mentali comuni. Tra questi, citava, ad esempio, la depressione e i disturbi d’ansia, sia sotto forma di integrazioni evidence-based a programmi di supporto (PSP), sia sotto forma di vere e proprie terapie digitali (Digital Therapeutics).
Verso l’aumentazione digitale della psiche
L’agenda del 2021 conferma quindi l’interesse crescente della psicologia verso il digitale, attenzione che sta accelerando l’adozione di nuove tecnologie in grado di avvicinare le persone ai percorsi psicologici. Ciò anche grazie al minor stigma sulle moderne tipologie di “talking therapy”, più ingaggianti e arricchite da software e device suggestivi, i quali saranno accettati dalla comunità professionale con minori resistenze, una volta accompagnati da un’adeguata formazione.
L’aumentazione tecnologica delle relazioni d’aiuto potrà contare su inedite integrazioni, connotate da innovativi feedback oggettivi (derivati da misurazioni fisiologiche, grazie alla biosensoristica) e singolari riscontri soggettivi (generati da nuovi mondi virtuali possibili, in cui realtà e immaginazione si incontrano per produrre insight originali).
Conclusioni
Al fine di comprendere e parlare il linguaggio contemporaneo di pazienti e utenti, fattore alla base di una buona sintonizzazione comunicativa e di un’efficace alleanza terapeutica, è essenziale che i professionisti della salute mentale possano progressivamente superare i pregiudizi derivati dal cambiamento della loro pratica quotidiana, optando per conoscere approfonditamente la psicologia digitale e i suoi doppi risvolti per la collettività: dai rischi delle “tecnopatologie” all’applicazione delle “psicotecnologie”.
Alea iacta est.