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Ragazze digitali: l’Università di Salerno batte gli stereotipi



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Con il 56% di laureate, l’Università di Salerno guida il cambiamento nelle discipline STEM. Progetti come Coding Girls e BeDigital promuovono l’uguaglianza di genere e una trasformazione digitale inclusiva

Pubblicato il 16 dic 2024

Mirta Michilli

direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale



ragazze università (1)

È una delle prime università italiane a nascere lontano dal centro urbano, con un vasto campus “all’americana” situato tra Fisciano e Baronissi, tra 15 e 20 chilometri di distanza dal secondo comune per abitanti della Campania. L’Università di Salerno compie quest’anno 80 anni, anche se ha radici storiche più lontane che risalgono alla Scuola medica salernitana, considerata una delle prime istituzioni di medicina in Europa, attiva già nel Medioevo.

Università di Salerno e restanza digitale al femminile

Qui vogliamo esplorare un altro tipo di restanza digitale, declinata al femminile. Cominciamo dai dati elaborati da AlmaLaurea. Nell’anno 2023 i laureati all’Università di Salerno sono 5.945, di cui 3.403 di primo livello e 2.542 di secondo livello. Sono in maggioranza donne, il 56 per cento. E, contrariamente a quanti pensano che la mobilità sociale e culturale sia ferma, il 72 per cento non ha un genitore laureato. Le classi sociali di appartenenza sono equamente distribuite.

Quota di laureate Stem

I laureati in discipline Stem sono il 30,7 per cento, il 66,4 per cento sono uomini, il 33,6 per cento donne. A motivare la scelta dell’indirizzo sono soprattutto fattori culturali e professionalizzanti. L’età media alla laurea è di 25 anni, Provengono soprattutto da studi liceali (quasi l’80 per cento) e circa la metà si laurea in corso. Uno su due ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi universitari. L’esperienza di studio è molto soddisfacente, da riconfermare per il 77 per cento.

Laurea e storia familiare

Analizzando la loro storia familiare troviamo dati molti diversi da quelli nazionali, rilevati dall’Istat nel report “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali”, pubblicato lo scorso luglio. “Quando i genitori hanno un basso livello di istruzione quasi un quarto dei giovani (24%) abbandona precocemente gli studi e poco più del 10% raggiunge il titolo terziario”, scrivono i ricercatori dell’Istituto di statistica. Ecco invece la situazione dei laureati salernitani nelle discipline Stem in base al titolo di studio dei genitori:

  • Almeno un genitore laureato 29,2
  • Entrambi con laurea 10,1
  • Uno solo con laurea 19,1
  • Nessun genitore laureato 70,0
  • Diploma di scuola secondaria di secondo grado 49,6
  • Qualifica professionale, titolo inferiore o nessun titolo 20,4

Anche rispetto alla classe sociale di appartenenza, sempre espressa in percentuale, troviamo dei dati che ci confermano una significativa mobilità sociale

  • Classe elevata 18,5
  • Classe media impiegatizia 29,1
  • Classe media autonoma 23,6
  • Classe del lavoro esecutivo 26,9

La trasformazione digitale del Paese a partire dai territori

Il nostro “contro racconto” parte da questi dati oggettivi per capire come si stia veramente trasformando digitalmente il Paese nei territori, a partire dalle comunità e dai giovani, che incontriamo nel corso dei nostri eventi di animazione territoriale o negli originali format di apprendimento e sviluppo collettivo come gli hackathon. In altre parole il nostro racconto è “vivo e dinamico” perché ci piace “vestire” i dati con i volti e le voci delle persone, con particolare attenzione anche al mondo femminile.

L’esempio della professoressa Delfina Malandrino

“Mi immaginavo già in una grande società di consulenza informatica, con l’ambizione di diventare una manager di successo. La vita però mi ha riservato una sorpresa: subito dopo la laurea mi è stato chiesto di intraprendere un dottorato di Ricerca, che mi ha poi portato verso una carriera accademica”, racconta Delfina Malandrino, professoressa associata del Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno, che ha scelto di non lasciare il suo territorio. “Ho sempre voluto stare qui. Mi sono laureata all’Università degli Studi di Salerno, ho poi compiuto qui il mio percorso di dottorato, e successivamente ho vinto i concorsi che mi hanno portato a ricoprire ruoli di ricercatore e docente. Questa università è stata per me una sorta di seconda casa, un campus meraviglioso che mi ha offerto numerosi servizi e svariate opportunità di crescita e realizzazione professionale. Sono profondamente legata a questo luogo che mi ha accompagnato in tutte le fasi della mia carriera accademica”. La docente è anche delegata all’Orientamento in ingresso e fa parte del comitato direttivo dell’Osservatorio interdipartimentale per gli Studi di Genere e le Pari Opportunità. Ci sono tre progetti che Delfina Malandrino sente particolarmente vicini, due sono focalizzati sulla ricerca e uno sull’inclusione e sulla promozione delle pari opportunità per le discipline Stem.

Il progetto BeDigital

BeDigital riguarda l’uso di tecnologie innovative per l’apprendimento di concetti di cittadinanza digitale. L’obiettivo è una piattaforma flessibile, che si adatti al tipo di utilizzatore (anziani, adolescenti o bambini), per acquisire, in maniera personalizzata (attraverso lezioni, giochi o racconti), le competenze necessarie per usare al meglio i dispositivi tecnologici e muoversi su Internet in modo responsabile ed efficace.

I progetti OnAir e Coding Girls

“Onair” affronta il problema dell’ascolto inconsapevole delle nostre conversazioni attraverso sensori e microfoni degli smartphone. Il terzo progetto è Coding Girls, che Delfina segue da sei anni per conto del suo Dipartimento. “Questo progetto mi è particolarmente caro, perché credo fermamente nei principi promossi dalle ragazze della Fondazione Mondo Digitale. Solo grazie a modelli positivi e a role model femminili, in cui le giovani possono riconoscersi, sarà possibile superare gli stereotipi che, ancora oggi, indirizzano le ragazze verso percorsi umanistici piuttosto che verso gli studi Stem, settori che nell’economia moderna offrono enormi opportunità di crescita professionale”.

Scienza e tech: gli stereotipi che bloccano le ragazze

Per Delfina “l’immagine del nerd informatico, isolato e poco sociale, combinata al timore di non essere adatte alle discipline scientifiche, tende a scoraggiare le ragazze dall’avvicinarsi a scienza e tecnologia”. Questo condizionamento è ancora molto forte per le hard Stem, tanto che la percentuale di donne iscritte a informatica è dell’11%. Ma si registra già una significativa inversione di tendenza.

Iniziative per invertire la tendenza

Negli ultimi due anni le iniziative del Dipartimento di Informatica hanno prodotto risultati concreti in tre direzioni. “Prima di tutto, si è registrato un aumento di due punti percentuali nelle immatricolazioni di quest’anno rispetto all’anno precedente. In secondo luogo, abbiamo osservato una crescita significativa della partecipazione al progetto “Coding Girls”: le scuole sono aumentate da 7 a 11 e gli studenti sono più che raddoppiati. Inoltre, stiamo già organizzando la nuova edizione di “Coding Girls 2025” e le scuole interessate sono già 20! Un altro risultato importante è il forte interesse delle studentesse della Laurea magistrale in Informatica a partecipare come tutor nel programma. Con passione e voglia di mettersi in gioco, svolgono un ruolo di mentor, trasmettendo alle ragazze l’importanza di intraprendere percorsi di studio e carriere Stem e dimostrando, con modelli positivi, come le donne possano e debbano contribuire all’innovazione e al progresso al pari degli uomini. I progressi sono lenti, ma feedback come quello di una docente che ha partecipato alla scorsa edizione ci confermano che stiamo percorrendo la strada giusta: “… entrare all’università, vedere le aule, i laboratori, parlare con i docenti, e soprattutto ascoltare le esperienze personali raccontate dalle studentesse che si sono laureate presso la vostra facoltà, e che oggi svolgono un lavoro gratificante e non monotono, ha fatto tanto riflettere i ragazzi e maturata la consapevolezza di una futura scelta universitaria possibile”.

L’importanza dell’esempio per contagiare la passione per le discipline scientifiche

Delfina ci tiene molto a sottolineare l’importanza di figure femminili per contagiare la passione per le discipline scientifiche. E anche il suo racconto è affollato di volti di donne, a cominciare da Filomena De Santis, Mena per gli amici, oggi in pensione, con cui ha sostenuto il suo primo esame universitario. Poi c’è la “tecnovisionariaAlessandra Sala, che a Salerno ha conseguito laurea e dottorato, e ora è direttrice del dipartimento di AI e Data Science presso Shutterstock, ed è presidente di Women in AI, un’organizzazione internazionale non profit che lavora per un’IA inclusiva di genere e a vantaggio della società globale, “Alessandra guida questa associazione per supportare le donne e le minoranze etniche a partecipare attivamente allo sviluppo dell’intelligenza artificiale”, spiega Delfina. E ci piace chiudere con questa immagine di territorio che cresce e matura anche una dimensione di servizio civile in dimensione globale, pur mantenendo solide radici locali, pronto a diventare la Silicon Valley della quantistica per la Campania.

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