In questi giorni ruotano sul tappeto molti temi legati a doppio nodo all’Agenda Digitale, che hanno tutti un massimo comun denominatore: l’incapacità del sistema politico-burocratico di progettare e realizzare una strategia sistemica e omogenea di sostegno all’innovazione digitale. E’ come se il confine dell’Italia che innova fosse continuamente attaccato su più fronti, ingaggiandoci in una lotta continua ed estenuante per fermare leggi anacronistiche, migliorare buone idee mal gestite, pungolare l’attuazione di provvedimenti rimasti nel cassetto.
Recentissimo è il nodo dell’equo compenso, sul quale pende la minaccia (per ora congelata) di un decreto ministeriale destinato ad aggiornare i compensi per la copia privata dovuti agli apparecchi digitali: lo chiamano “equo compenso” ma di equo, per il settore Ict, c’è ben poco, si tratta di una pura e semplice nuova tassa ai danni dell’high tech che va a danneggiare i consumi e le imprese.
E recentissimi sono i tavoli di lavoro finalmente attivati con l’Agid sulle competenze digitali, altro tassello fondamentale: serve adottare una strategia di sostegno all’acquisizione delle competenze, ma anche avere a monte una vision di quali sono quelle necessarie da qui ai prossimi cinque anni, per orientare chi fa formazione e i giovani alle professioni necessarie per il nostro sviluppo.