Come in tutte le rivoluzioni recenti anche l’introduzione dell’intelligenza artificiale vede la scienza avanzare ad ampie falcate mentre il diritto “insegue” nel regolamentare uno scenario inedito.
Le imprese investono miliardi in ricerca e cominciano a sfruttare economicamente le applicazioni della AI nei più diversi settori ma in pochi hanno messo mano alla stesura delle regole. Prima in assoluto è stata l’Unione Europea che con l’Artificial Intelligence Act ha approvato lo scorso giugno la proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale circolata sin dalla primavera del 2021.
Mentre la normativa europea prende forma (è attualmente al vaglio degli organi comunitari e Paesi membri) gli studiosi di diritto si interrogano sull’impianto scelto e su come applicarlo nel concreto affinché le regole mettano al centro l’essere umano.
Sarà questo uno dei temi al centro del convegno internazionale “Ambienti digitali ed Ecologia umana” organizzato il 15 e 16 novembre dall’Università Campus Bio-Medico di Roma nell’ambito delle celebrazioni del suo trentennale.
I due caratteri dell’intelligenza artificiale e le sfide della normativa Ue
L’intelligenza artificiale è una tecnologia che ha due caratteri: la pervasività, perché tocca tutti gli aspetti della vita quotidiana, e la trasformatività perché negli ambiti in cui è usata, l’AI trasforma il nostro modo di vivere. Come fu per la bioetica, nata per orientare gli sviluppi tecnologici nel vasto campo della medicina è dunque giunto il momento di orientare secondo principi etici e di sostenibilità l’intelligenza artificiale, un’altra forma di tecnologia che impatta fortemente sulle nostre vite.
La normativa europea potrebbe vedere la luce già nei prossimi mesi, come molti auspicano prima dell’inizio ufficiale della campagna per le elezioni europee. L’impostazione dell’AI Act, basata sul livello di rischio dei sistemi utilizzati è stata dettata dall’esigenza di ottenere un testo sostenibile e in tempi ragionevoli. Un punto chiave, in questo senso, vista la generale carenza di strumenti giuridici su cui gli Stati e i governi possono contare in questo momento.
IA in sanità, arrivano i primi paletti
Alcuni esecutivi si sono mostrati più attivi di altri: ad esempio in Francia hanno già modificato il Codice della Salute Pubblica inserendovi l’obbligo per il medico che utilizza software di AI di spiegare al paziente che la sta utilizzando, oltre al diritto per il paziente di poter comprendere come funziona una AI.
Il tema è tuttora molto dibattuto, vista la fiducia che si tende a riporre nei risultati delle AI che possono però celare alcune incognite a causa del fenomeno del “black box”, per cui a fronte di un risultato statisticamente molto accurato non è possibile spiegare come si sia arrivati a quella decisione che (se presa unicamente dalla macchina) può mettere in crisi la relazione (ad esempio) tra medico e paziente.
In Italia sta prendendo forma un quadro giuridico a partire dalla giurisprudenza nell’ambito della giustizia amministrativa, con alcune sentenze del Consiglio di Stato che danno indicazioni sull’utilizzo della AI nella Pubblica Amministrazione. Al di là delle iniziative in corso a livello di Governo e Parlamento, credo che il maggiore impulso arriverà proprio dalla normativa europea.
Fiducia nell’IA, ma l’ultima parola deve essere umana
In attesa di un testo definitivo resta il grande potenziale di supporto offerto dagli strumenti di AI alle attività umane. In molti campi l’intelligenza artificiale ci sta già aiutando ma ritengo indispensabile la validazione umana dei risultati. Già oggi possiamo sfruttare tutte le potenzialità delle intelligenze artificiali in settori come la ricerca farmacologica, in quella clinica, così come è già molto utilizzate nelle diagnosi per immagini e nella chirurgia. L’importante è che le AI lavorino su ciò che sanno fare bene, ovvero calcoli probabilistico-statistici, e che a sua volta l’essere umano continui a fare bene la sua parte con professionalità.
Il necessario equilibrio tra innovazione e diritti
Una volta approvato, l’AI Act sarà direttamente applicabile in tutti gli stati membri, con la possibilità per i singoli stati di legiferare in termini più restrittivi o garantisti che mantengano però inalterato lo spirito della normativa europea. Verso quale scenario stiamo andando non è semplice da indicare. Non sappiamo quale sarà l’assetto definitivo delle regole sulle tematiche della AI. In ogni caso, la struttura generale dell’AI Act mi sembra il tentativo più realistico per bilanciare lo sviluppo di queste tecnologie e quindi di tutte le potenzialità positive dell’intelligenza artificiale, in senso tecnologico, scientifico ed economico mettendo però dei paletti a garanzia dei diritti delle persone. Tra essi credo che qualunque regolamentazione dovrà contemplare la trasparenza e la sorveglianza umana.
Quindi non ostacolare lo sviluppo dell’AI senza però delegare troppo ad essa, con uno sguardo che metta al centro la persona, in modo che l’AI faccia sempre quanto le si chiede e sia utilizzata in maniera responsabile e sostenibile.
La normativa non basta senza formazione
Una buona legge a livello europeo sarà essenziale ma da sola non basterà se non verrà affiancata da “fattori di consapevolezza” come la formazione professionale nei singoli campi che faccia conoscere ai professionisti vantaggi e svantaggi dell’AI e un’educazione generalizzata della popolazione che, come in tutti questi casi, diventa imprescindibile per non cadere nelle trappole che da sempre vengono tese.
In ogni epoca l’uomo è cambiato grazie alle sue invenzioni ma non dimentichiamo che ci sono anche alcuni rischi. Se la legge interverrà con tempestività ed equilibrio, vivremo un passaggio molto positivo, altrimenti rischiamo di far finire nelle mani di pochi uno strumento potentissimo con il quale rischiamo di essere governati tutti.
Conclusioni
D’altro canto penso che oggi nessuno vorrebbe essere curato solamente con lo stetoscopio, ma tutti desideriamo utilizzare le migliori tecnologie. Per questo ritengo che con l’intelligenza artificiale di domani, che sarà certamente migliorata, avremo anche regole altrettanto raffinate che ci permetteranno di sfruttarla al massimo per ottenere il meglio che può offrirci. Allora desidereremo essere “aiutati” dall’AI per progredire ancora come essere umani. È una grande sfida per tutti e dipenderà solo da noi e dalle nostre scelte anche in campo etico e giuridico, non dalle macchine.