l'analisi

Ricerca e innovazione: cosa fare per dare continuità alla spinta del PNRR

Le iniziative per la ricerca e l’innovazione avviate dal PNRR hanno un orizzonte che va oltre la scadenza del 2026, ma la loro sostenibilità la costruiamo oggi. Con una costante azione di valutazione delle attività, di analisi dei dati e di impatto dei risultati sul sistema economico, sociale e culturale del Paese

Pubblicato il 30 Gen 2023

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

innovation

Dopo un intenso lavoro istruttorio, le iniziative del PNRR per ricerca e innovazione stanno iniziando a sbocciare. Alcuni progetti sono già partiti, altri stanno partendo in questi giorni. La collaborazione pubblico-privato sta mostrando di funzionare bene, specialmente in quelle partnership dove la partecipazione delle imprese è stata assicurata fin dall’inizio della progettazione.

Ricerca e innovazione, il PNRR entra nel vivo: ecco le prime iniziative

Adesso si rende necessario ampliare il più possibile la platea dei ricercatori e delle imprese, grazie anche all’emanazione di bandi a cascata, di prossima pubblicazione. Bandi che dovranno garantire la partecipazione delle imprese, anche quelle più piccole, come le startup innovative, che rappresentano il volano per far crescere una nuova generazione di ricercatori già pronti a operare con una mentalità plasmata dal partenariato pubblico-privato.

Le iniziative in corso hanno un orizzonte temporale che va oltre la scadenza del PNRR fissata al 2026. Ma è oggi che si devono creare le basi per iniziative sostenibili. Si tratterà quindi di individuare meccanismi di monitoraggio e di valutazione dei risultati in grado di garantire l’individuazione dei casi di successo per dare continuità delle iniziative nel post-2026. Tutto questo implica avere la capacità di disporre di cruscotti utili a valutare gli impatti economici e sociali dei progetti e sapere porre le condizioni giuste per assicurare la “durabilità” degli investimenti.

Le principali aree di criticità del sistema di ricerca del nostro Paese

La rilevanza riconosciuta oggi all’economia del capitale umano, tra molte controversie, deve tradursi in competenze come bene comune, ovvero in incremento di dignità e di valore, opportunità di intrapresa su scala intergenerazionale. Il PNRR riconosce le principali aree di criticità del sistema di ricerca del nostro Paese ed elenca diverse questioni prioritarie: il gap nelle competenze di base, l’alto tasso di abbandono scolastico e i divari territoriali; la bassa percentuale di adulti con un titolo di studio terziario; lo skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro; il basso livello di spesa in ricerca e sviluppo; il ristretto numero di ricercatori e la perdita di talenti; la ridotta domanda di innovazione; la limitata integrazione dei risultati della ricerca nel sistema produttivo.

Per risolvere tali criticità, è necessario intervenire su tutte le condizioni di supporto alla ricerca, ossia nel sostegno alla creazione di infrastrutture che colleghino saldamente il settore industriale con quello accademico, nella riforma e potenziamento dei dottorati (in particolare rendendo attrattivi i dottorati innovativi, dotati di cinquemila borse per tre anni, con il cofinanziamento e il coinvolgimento delle imprese), nell’incentivazione all’assunzione di ventimila assegnisti di ricerca o ricercatori nel sistema produttivo, nel finanziamento di startup innovative e spin-off di ricerca.

PNRR per ricerca e innovazione: tutte le iniziative già operative

La Missione 4, Componente 2, del PNRR, denominata “Dalla ricerca all’impresa” (con 11,44 miliardi di euro), si concretizza in diverse iniziative che la rendono una partita ampia e complessa. A fronte di una disponibilità di spesa, certo assai ragguardevole, è realistico riconoscere che il ventaglio di problemi su cui gli interventi sono distribuiti è assai ampio.

Il Ministero dell’Università e Ricerca, titolare degli investimenti, finora è riuscito a garantire l’avvio di tutti gli investimenti. La messa a terra adesso spetta ai soggetti attuatori, tra cui molte Università ed Enti pubblici di Ricerca, che stanno operando in stretta collaborazione con le imprese. Tra queste iniziative spiccano, per potenzialità, la creazione di “campioni nazionali” su alcune tecnologie chiave, la creazione di “ecosistemi dell’innovazione”, la nascita di “partenariati estesi” e l’introduzione di “dottorati innovativi” che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori da parte delle imprese.

Da MUR fanno sapere che tutte queste iniziative sono già partite. Laddove richiesti, sono stati istituiti i soggetti giuridici (Hub), intorno ai quali sono stati aggregati svariati soggetti partecipanti (Spoke). Le iniziative più importanti (centri nazionali, ecosistemi dell’innovazione e partenariati estesi) hanno fatto registrare quasi 100 progetti già avviati, con un volume di erogazioni che si attesta al momento sui 200 milioni di euro, segno dell’avvio della fase di operatività ormai entrata nel vivo. Sono coinvolte più di 200 imprese di diversa natura, dalla startup innovativa – ancora poche – all’impresa operante a livello nazione e multinazionale.

Finora le Università e le Istituzioni pubbliche di ricerca hanno fatto da collante, tanto da assumere un ruolo guida. Il coinvolgimento delle imprese è ancora basso. È sicuramente un punto di partenza, ma non basta. Per questo, da oggi si apre la partita dell’apertura all’esterno, in cui gli stessi soggetti pubblici dovranno saper coinvolgere di più il mondo imprenditoriale, l’altra gamba fondamentale del binomio. Il partenariato pubblico-privato nella ricerca dovrà diventare perciò quella leva in grado di creare osmosi culturale e opportunità di crescita di una nuova generazione di ricercatori e imprenditori.

Nella collaborazione pubblico-privato far crescere le PMI

Uno dei colli di bottiglia del sistema di innovazione nazionale è il basso livello di cooperazione tra settore pubblico e privato, da anni sotto i livelli medi europei. Per quanto riguarda le iniziative di ricerca di filiera, le prime evidenze ci dicono che le proposte ammesse al finanziamento vedono una prevalenza di partecipazione di grandi imprese (tecnologicamente avanzate e inserite in circuiti accademici). Un’altra evidenza è che le iniziative in cui sono state coinvolte le imprese fin dalla fase iniziale di progettazione, risultano essere quelle più solide e con una prospettive di compiere un percorso di crescita più duraturo. Non stupisce, infatti, che laddove sono presenti le aziende di taglia superiore ne beneficia l’intera governance progettuale.

Le piccole e medie imprese, così come le startup innovative, per ora hanno trovato poco spazio nei progetti. Per questo bisognerebbe riuscire, nei prossimi mesi, a costruire “bandi a cascata” per affidare “progetti a cascata”. Bandi che dovranno servire a ingaggiare soprattutto quelle imprese in grado di fornire qualcosa di utile ai progetti, cioè che sappiano dare le risposte funzionali alle esigenze di ricerca che nasceranno. Ampliare la platea dei soggetti, significa anche creare un effetto emulativo positivo delle piccole imprese innovative nei riguardi di quelle più grandi. Si riuscirebbe così a rafforzare la verticalità delle filiere, soprattutto se queste Pmi sono localizzate nello stesso territorio dove operano le strutture di ricerca.

Le aziende orami hanno imparato che il loro potenziale di sviluppo passa dall’innovazione, dalla digitalizzazione dei processi, dal sapersi adattare e reinventare, dallo sviluppare nuove competenze per essere più competitivi. Le aziende sanno che devono sfruttare questo slancio, facendo leva su ecosistemi di innovazione e concentrandosi maggiormente sull’utilizzo della tecnologia per abilitare nuovi modelli di business. Una benefica tendenza che dimostra un ampio consenso su quanto gli investimenti in tecnologia non siano più un’opzione ma una necessità.

Ricerca e innovazione, i soldi ci sono ma serve il salto di qualità: ecco tutti i tasselli

L’eterogenea massa di piccoli e piccolissimi soggetti imprenditoriali che popolano l’economia italiana necessita perciò di essere integrata e portata a bordo dei progetti del PNRR. Da questo punto di vista diventa cruciale che i soggetti pubblici trovino competenze al di fuori degli attuali spoke e si facciano da “missionari”, divulgando il verbo dell’innovazione, allargando le maglie a nuove imprese partner cui affidare progetti per completare le ricerche.

In quest’ottica è utile guardare a quanto stanno facendo il Centro Nazionale di Supercalcolo, sotto la guida dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che conta 51 membri fondatori distribuiti su tutto il territorio nazionale. Nel Centro è stato costituito un “industrial board” allo scopo di stimolare il potenziale innovativo delle Pmi e startup e dare priorità e visibilità alle esigenze di questo tipo di imprese. Una soluzione organizzativa che diventa un ottimo esempio pratico da seguire per garantire un maggiore coinvolgimento delle imprese.

L’importanza di valutare gli impatti dei progetti

Che vita ci sarà dopo il PNRR? Quali sono le condizioni di durabilità delle iniziative di ricerca di filiera in corso e come si individuano i casi di successo?

Per rispondere a queste domande, diventa fondamentale riuscire a portare avanti un’azione di monitoraggio di ogni prodotto e servizio rilasciato/da rilasciare. Monitorare l’andamento dei progetti, per individuare i casi di successo, non significa guardare ai soli aspetti amministrativi e contabili, legati agli stati di avanzamento della spesa.

Si tratterà di garantire un cambio di mentalità nella conduzione dei progetti, arrivare a un sufficiente gradi di “responsabilizzazione”, seguendo il paradigma della valutazione dei risultati e degli impatti. Dove, con il termine impatto si intende il cambiamento (sociale, economico, ambientale) che sarà generato nel lungo periodo dai risultati del progetto, migliorando il contesto di riferimento e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del PNRR. In altre parole, quello che veramente andrà monitorato, non è solo l’insieme delle attività da portare avanti e dei risultati da ottenere, ma anche e soprattutto quello che potrà accadere successivamente.

Per questo sarebbe opportuno sapere quali strutture, nel corso dei prossimi anni, siano state in grado di coinvolgere dottori di ricerca, soggetti privati (Pmi, startup e spin off di ricerca), quali impatti sul sistema economico siano stati generati, quali ricadute in termini di valorizzazione degli esiti della ricerca, trasferimento tecnologico, creazione di una rete di collaborazione tra soggetti, nascita e crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico, innalzamento di competenze tecniche e scientifiche, attrazione di capitale umano altamente qualificato, contrasto a fenomeni di migrazione di personale qualificato.

Tabella Target PNRR – M4, C2

Descrizione MisuraUnità di misura indicatore PNRRDescrizione Target
Fondo per il Programma Nazionale Ricerca (PNR) e progetti di Ricerca di Significativo Interesse Nazionale (PRIN)Numero di progetti di ricerca aggiudicati

Numero di assunzioni di ricercatori a tempo determinato

Aggiudicazione di almeno 5 350 progetti di ricerca di interesse nazionale

Assunzione di almeno 900 nuovi ricercatori a tempo determinato

Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatoriNumero di studenti che hanno ottenuto una borsa di ricercaConcessione di almeno 300 borse di ricerca a studenti
Partenariati estesi a università, centri di ricerca, imprese e finanziamento progetti di ricerca di base firmati tra istituti di ricerca e impreseNumero di ricercatori a tempo determinato assunti per ciascuno dei partenariati.Almeno 100 nuovi ricercatori a tempo determinato assunti per ciascuno dei partenariati previsti
Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling TechnologiesNumero strutture di ricerca, creazione “leader nazionali di R&S”Individuati e finanziati 5 Centri di ricerca nazionali (dotazione 320 milioni ciascuno)
Creazione e rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”, costruzione di “leader territoriali di R&S”Numero di ecosistemi di innovazione completatiIndividuati e ammessi al finanziamento 11 Ecosistemi dell’innovazione
Partenariati per la ricerca e l’innovazioneNumero di progetti presentati da imprese aggiudicatarieDa assegnare almeno 250 progetti
Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industriaNumero di PMI beneficiarie del sostegnoAlmeno 4.500 PMI beneficiarie di un sostegno mediante la fornitura di servizi, tra cui: prova prima dell’investimento; formazione; accesso ai finanziamenti; sostegno allo sviluppo di progetti innovativi (più di 5 TRL); intermediazione
Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazioneNumero di infrastrutture finanziateAlmeno 30 infrastrutture finanziate
Finanziamento di start-upNumero di PMI e progetti di start-up finanziatiAlmeno 250 PMI e progetti di startup finanziati (ipotesi basata su un investimento azionario medio pari a 1,2 ml EUR)
Introduzione di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori dalle impreseNumero di borse di dottorato innovative assegnateAssegnazione di almeno 15.000 borse di dottorato
IPCEINumero di imprese che hanno ricevuto il sostegnoAlmeno 20 imprese sostenute attraverso il modello IPCEI (la stima si basa sui progetti IPCEI attivabili in Italia)

Fonte: PNRR

È necessario creare, a livello centrale, una struttura appositamente dedicata che curi la valutazione ex-post. Quest’ultima è funzionale sia alla accountability e alla valorizzazione dell’investimento sia alla valutazione delle strutture per l’accesso a bandi futuri.

Il Ministro Bernini, nella sua audizione in Parlamento sulle linee programmatiche sulla ricerca del 13 dicembre 2022, ha dichiarato che il tema della sostenibilità vuole essere un obiettivo strategico del suo mandato. Dal MUR fanno sapere di voler strutturare un ufficio studi, un centro di documentazione statistica e di analisi dei dati, e di essere al lavoro per la messa in esercizio di una piattaforma che conterrà una serie di informazioni sull’andamento dei progetti e che presto sarà resa pubblica. Staremo a vedere. L’auspicio è che il monitoraggio sistematico dell’implementazione dei provvedimenti previsti dal PNRR possa condurre a un’accurata disamina critica di come il sistema della ricerca italiana saprà modificarsi e rinvigorirsi a seguito di questo cambio di paradigma valutativo e di questa combinazione di politiche e investimenti.

Conclusioni

In questa fase di affinamento organizzativo dei progetti per ricerca e innovazione che stanno vedendo la luce, diventa importante che tutti i soggetti partecipanti abbiano cognizione di causa di ciò che comporta l’attuazione del PNRR: iniziative di ampia portata, complesse da un punto di vista scientifico, amministrativo e gestionale, da svolgere in tempi ristretti, per concludersi entro fine 2025.

Tenere insieme alta qualità delle ricerche e tempestività di azione, diventa la prima vera sfida da affrontare. Così come ampliare la platea dei partecipanti e saper coordinare tutti i soggetti all’interno delle strutture, per evitare disarticolazioni e individualismi, diventa cruciale per rendere le iniziative attrattive e in grado di autosostenersi in futuro.

La durabilità delle iniziative non è limitata al solo ambito della ricerca e innovazione. L’intero PNRR ha davanti a sé la sfida della sostenibilità post 2026. Ma per volgere lo sguardo a quello che ci attende, dobbiamo saper guardare a quello che accade oggi, perché il patrimonio che oggi riusciamo a mettere a terra è l’unico che potrà dare i frutti in futuro. La sostenibilità post PNRR la costruiamo oggi, anche con i piccoli dettagli, attraverso una costante azione di valutazione puntuale delle attività, di analisi dei dati e di impatto dei risultati sul sistema economico, sociale e culturale del Paese e dei territori di riferimento.

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