L’esperienza di “remotizzazione” forzata che abbiamo vissuto nel 2020-21 ci ha offerto una preziosa lezione per riflettere sul futuro del lavoro e sull’esperienza che caratterizza il modo di lavorare delle nostre imprese. È necessaria una seria riflessione sull’employee experience (EX) (esperienza del dipendente) come ingrediente fondamentale non solo per il successo delle imprese, ma anche per la motivazione e il benessere delle persone che ne fanno parte.
Secondo un report EY-SWG (2021)[1], infatti, il 70% dei dipendenti dichiara di vivere elevati livelli di stress, sostenendo un peggioramento nella propria salute mentale (è il 40% dei casi); il 60% dei lavoratori, d’altro canto, si sente meno connesso al team quando lavora in remote working, mentre il 59% degli italiani riferisce di provare un diffuso senso di incertezza e vulnerabilità. Uno scenario quindi complesso e difficile da affrontare se non si considerano opportunamente le diverse dimensioni che fanno parte di un processo di trasformazione già in parte compiuto.
La riflessione sull’Employee Experience è un tentativo di non subire passivamente i cambiamenti in atto, ma di provare a gestirli in modo ottimale, governandoli.
I vantaggi di una employee experience gratificante
Il 78% degli HR leader, sempre secondo una ricerca EY[2], è ben consapevole di come sia necessario ragionare su quelle leve che consentono di far coincidere la collaborazione e motivazione delle persone per garantire non solo la sopravvivenza dell’impresa, ma una crescita significativa delle performance e della produttività.
Riflettendo su una employee experience di livello, infatti, i team si rafforzano, diventano più agili e produttivi, sono in grado di risolvere problemi complessi e articolati, di muoversi in scenari non del tutto definiti e riescono ad attrarre, e mantenere, talenti di valore.
L’elenco dei benefici potrebbe continuare ancora molto, ma il messaggio è chiaro: garantire un’attenzione specifica alle persone e facilitarne la collaborazione attraverso strumenti dedicati può rappresentare una leva competitiva rilevante. Quando le persone lavorano con uno scopo, sono ascoltate, responsabilizzate, collaborano a un comune obiettivo, l’intera organizzazione lavora meglio e risponde in modo più veloce ai continui cambiamenti attuali e futuri del mercato.
L’importanza degli strumenti di misurazione dell’esperienza
Ma se la employee experience è una componente così importante, per quale motivo molte organizzazioni stanno facendo fatica a indirizzare adeguatamente questi processi? Un terzo delle aziende[3], infatti, non dispone di un metodo efficace per misurare l’esperienza degli dipendenti e moltissime imprese, d’altro canto, cercano di avviare processi e modelli di lavoro nuovi utilizzando strumenti non adatti ai tempi attuali. La misurazione è un aspetto fondamentale all’interno di scenari complessi, perché consente di orientare correttamente la direzione del cambiamento, similmente a quanto diceva Seneca: “Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare”.
I vendor di tecnologie non sono da meno, avendo evoluto negli ultimi anni il proprio parco di strumenti e fornendo, in maniera sempre più allargata, soluzioni che rispecchino questo scenario. Ad esempio, la tecnologia di VIVA promette di fare proprio questo: ripensare l’Employee Experience abilitando l’organizzazione e abbattendo i costi.
È il trionfo di quello che possiamo considerare come un modo ibrido di lavorare. Abbiamo infatti dinanzi a noi un’inedita occasione di accelerare verso una migliore qualità del lavoro che sarà fondamentale e centrale per un nuovo rinascimento organizzativo. La tecnologia è certamente il fattore abilitante che pone, o quantomeno dovrebbe porre, la persona al centro.
Employee experience: come migliorarla in azienda
Per migliorare la employee experience occorre ragionare su tre dimensioni cruciali:
- L’individuo, con la propria esperienza, i propri desideri, bisogni e lo sviluppo che lo contraddistingue. Sono necessari percorsi di reskilling e di ripensamento delle competenze che tengano in considerazione le peculiarità e le specificità di ognuno di noi.
- Il team, con le dimensioni di collaborazione tra colleghi e la comprensione di come innoviamo e lavoriamo verso un obiettivo comune. Si rende necessario fornire ai team gli strumenti e il contesto all’interno del quale essi possono collaborare.
- L’organizzazione, che è la summa di tutti gli elementi sociali, di processo e, soprattutto, culturali. Per l’impresa la rivoluzione è sentita: deve diventare maggiormente flessibile, aperta al cambiamento, in grado di gestire un elevato grado di personalizzazione ed essere in grado di navigare anche in un mare di incertezza.
È una rivoluzione che ha poi bisogno di nuovi leader e di persone che sappiano giocare un ruolo trasformativo e riflessivo al tempo stesso per ragionare su una narrazione nuova che riesca ad accompagnare tutte le generazioni in tal senso.
Ecco dunque che, se saremo in grado di ragionare in questo modo e di ripensare alle nostre imprese mettendo le persone e il loro modello di lavoro al centro, sarà possibile diventare i protagonisti di una rivoluzione che ci proietterà nel futuro del lavoro: quello che saremo in grado di co-disegnare per noi stessi.
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- https://www.ey.com/it_it/workforce/disegnare-l-employee-experience–ey-e-microsoft-per-il-futuro-ib ↑
- https://www.ey.com/en_ca/workforce/why-companies-cant-take-a-wait-and-see-approach-to-remote-working ↑
- https://www.ey.com/en_it/workforce/is-the-employee-experience-you-are-delivering-the-one-your-people-want ↑