la riflessione

Ripensare l’educazione nella civiltà iperconnessa, che cosa significa

Una nuova necessaria educazione (formazione) per l’era degli ecosistemi interconnessi significa affrontare il passaggio dalla linearità alla complessità, dall’ordine al caos. Rilanciare  la filosofia e il pensiero critico scientifico. Ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico

Pubblicato il 06 Feb 2018

Piero Dominici

(PhD), Univ. degli Studi di Perugia, Scientific Director del Complexity Education Project e Director (Scientific Listening) presso il Global Listening Centre

educazione_328985720

La questione delle questioni (l’Educazione) non è più – e, a mio avviso, non lo è mai stata – semplicemente ripensare “l’educazione digitale” o “l’educazione ai media”. 

[personaggi id=15564]

La questione delle questioni è ripensare a fondo educazione e formazione (dimensioni complesse e strettamente interdipendenti).

  • ripensare a fondo Scuola e Università, ma, rispetto al passato anche recente, avendo il coraggio e l’autorevolezza di ripensarle “insieme” e non come due entità separate (in ballo, peraltro, la vecchia, vecchissima questione della “formazione dei formatori”);
  • ripensare a fondo i processi educativi, lo spazio relazionale e comunicativo che caratterizza le istituzioni educative e formative, non ragionando soltanto sul breve periodo, bensì definendo obiettivi e risultati che non potranno che manifestarsi soltanto nel “lungo periodo” (il punto dolente del problema). Attualmente, lo sostengono un po’ tutti, ma quando arriva il momento di mettere in pratica…emergono le differenze e le distanze, in termini di approccio e metodologia/e.

Gli errori concettuali

Si continua a dibatteredavvero, roba da non crederci – se sia più importante la formazione scientifica o quella umanistica; in un quadro di riferimento, piuttosto conformista e omogeneo, che vede estremamente diffusa, per non dire egemone, una “cultura della standardizzazione” fondata sull’assioma che le evidenze e i dati quantitativi – dico sempre: presentati come “dati di fatto” – siano gli unici da considerarsi, anche in termini di “valutazione” e di “cultura della valutazione” (si pensi anche all’utilizzo sempre più diffuso di test a risposta multipla e di prove scritte formali), con tutti i soggetti/attori coinvolti concentrati esclusivamente sulla questione della quantità dei laureati e, fatto ancor più preoccupante, sull’utilità (?) dei loro saperi e delle loro competenze (p.e. la narrazione/visione, da qualche tempo, egemone, sostiene l’urgenza di investire/puntare tutto, solo ed esclusivamente, su STEM e pensiero computazionale).

Pochi ragionano, in una prospettiva sistemica, anche sulla “qualità” (concetto complesso, da definire e tradurre, come sempre, in variabili ed indicatori) dei laureati, sull’importanza che le loro “menti” siano aperte ed elastiche, e non soltanto in grado, nella migliore delle ipotesi, di svolgere operazioni e/o eseguire mansioni; pochi riflettono/ragionano/operano sulla qualità, e sulla complessità, dell’educazione, della formazione, della valutazione, dei processi etc., nella consapevolezza che questi tipi di complessità non sono oggettivabili in alcuna formula, né tanto meno rappresentabili da alcun dato. I dati sono importanti, ma sono “strumenti” fondamentali, a patto che si abbiano conoscenze e competenze per leggerli ed estrapolarne informazioni e conoscenze. Ripeto sempre: i dati non parlano mai da soli.

Queste le formule più ricorrenti: servono più ingegneri… servono più informatici, servono più laureati nelle lauree “scientifiche”; lauree e formazione umanistica non servono…luoghi comuni, come tanti altri, spesso supportati da “dati” che sono presentati come “dati di fatto”. Le condizioni sociali e culturali di un ritardo culturale, quello italiano e del nostro sistema-Paese, che continuano ad essere alimentate e legittimate, non accorgendosi  – o facendo finta di –  che saranno sempre più decisivi i percorsi educativi, didattico-formativi e di ricerca, che sapranno andare oltre certe miopi logiche di separazione, educando, formando, preparando figure “complesse”, ibride, cresciute in ambienti (finalmente) aperti alle contaminazioni, all’interdisciplinarità (contrariamente a ciò che si racconta, apertamente ostacolata), alla multidisciplinarità, alla transdisciplinarità.

In questa linea di discorso e da questo punto di vista, si continua a parlare di “utilità” della conoscenza e/o dei saperi; si tratta di un punto su cui mi sono espresso più volte in passato, senza mezzi termini: è uno dei grandi inganni su cui stiamo “riformando/rinnovando”(?) le nostre Scuole e le nostre Università.

Ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico* (cit.)

Ricorrendo alle parole usate in altro contributo: “Occorre, pertanto, essere consapevoli – non soltanto a parole e nel discorso pubblico – che il futuro (come ripetiamo sempre, la “vera” innovazione, quella sociale e culturale) è di chi riuscirà a ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico, di chi riuscirà a ridefinire e ripensare la relazione complessa tra naturale e artificiale; di chi saprà coniugare (non separare) conoscenze e competenze; di chi saprà coniugare, di più, fondere le due culture (umanistica e scientifica) sia a livello di educazione e formazione, che di definizione di profili e competenze professionali (sulle competenze: non mi stancherò mai di ripeterlo…sono necessarie sia le hard che le soft skills).

Facendo attenzione alle continue tentazioni delle vie brevi, delle soluzioni semplici, delle strade giù percorse e, per questo, rassicuranti che spesso nascondono soltanto interessi economici e di potere, visioni ideologiche rese ben visibili, oltre che accettabili e condivisibili, attraverso un’incessante attività di promozione e marketing degli eventi. […] “Innovare significa destabilizzare”, ma occorre, prima di tutto, educare e formare criticamente le persone a pensare con la loro testa e a vedere gli “oggetti” come “sistemi” (e non viceversa)*” (#CitaregliAutori). «Mai come oggi, si avverte l’urgenza di un’educazione (non soltanto digitale) che dev’essere immaginata e ripensata, comunque e sempre, nella direzione della costruzione sociale e culturale della Persona (prima) e del Cittadino (poi). Educare alla complessità, al metodo scientifico, al pensiero critico, nutrendo e alimentando un pensiero che non può che essere multidimensionale» (cit. 1998).

Questa sfida è “la” sfida e – sia chiaro – si tratta di una sfida dal carattere globale, e non soltanto locale/nazionale. D’altronde: come ripensare il modello di sviluppo senza ridefinire/rinnovare/ripensare l’educazione? Come contrastare vecchie e nuove forme di discriminazione, senza lavorare a fondo su educazione e processi educativi? Come contrastare le nuove disuguaglianze/asimmetrie, a livello locale e globale – che sono asimmetrie soprattutto di carattere conoscitivo e culturale – senza ripartire, ancora una volta, dalle questioni educative e culturali? Come contrastare corruzione e criminalità diffuse, senza pensare concretamente, oltre che a reprimere e sorvegliare, a definire e realizzare le condizioni di prevenzione di tali fenomeni (complessi) e di una “cultura della prevenzione e della responsabilità”?

Come creare le condizioni di un’innovazione inclusiva, che non sia opportunità soltanto per pochi gruppi ed élites? Come creare, anche soltanto, le pre-condizioni di una società e di un’economia della condivisione? Infine: come provare a far sì che cambino definitivamente i “climi culturali” su tante questioni di fondamentale importanza (dall’ambiente alla sostenibilità, dalle questioni di genere alla sostenibilità, dal bullismo alla legalità etc.)? I quesiti, evidentemente, potrebbero essere molti altri…Il piano strategico e di azione che vede “protagonisti” la comunicazione ed il marketing è fondamentale, ma non sufficiente; è necessario sviluppare parallelamente il piano (e le azioni), altrettanto strategico – anzi, ancor più importante perché va in profondità, alla radice delle questioni –  riguardante l’azione educativa e formativa sempre nel quadro di una prospettiva sistemica e di un approccio alla complessità.

Bene esser chiari: istruzione ed educazione hanno sempre avuto una valenza strategica ma, proprio nella cd. “società della conoscenza” e nella civiltà ipertecnologica, tale valenza si rivela ancor più significativa e di vitale importanza proprio perché abitiamo e viviamo in una “società asimmetrica”*, profondamente asimmetrica!

Come ripensare l’educazione nella civiltà globale e iperconnessa

In estrema sintesi: superando la dimensione superficiale e propagandistica degli slogans ad effetto, oltre che di certo storytelling, ripensare l’educazione significa  rimettere al centro la Persona (le nuove soggettività e il loro sistema di relazioni), l’umano, i vissuti, le emozioni –  andando oltre la “falsa dicotomia” che le contrappone al pensiero (Dominici, 1998 e sgg.); sì, proprio quelle emozioni che sono alla base della stessa razionalità; significa, allo stesso tempo, rimettere al centro l’immaginario/gli immaginari, l’immaginazione, la creatività, l’autenticità, la vita e il vitale, dimensioni complesse che non possono essere, in alcun modo, né ingabbiate/recluse  né tanto meno oggettivate in numeri e/o formule matematiche (pur sempre utili); ripensare l’educazione significa riportare/rilanciare l’educazione (senza aggettivi prima o dopo la parola) sempre nella prospettiva sistemica di un’educazione socio-emotiva che, in ogni caso, non ne esaurisce la complessità e l’ambivalenza; significa rilanciare  la filosofia, come pratica filosofica e di pensiero critico, e l’educazione al metodo scientifico (che è un “qualcosa” che caratterizza non soltanto le cd. scienze “esatte”), fin dai primissimi anni di scuola (1996); significa (ri)mettere al centro dei processi educativi e dei percorsi didattico-formativi l’arte, la poesia, le discipline creative (p.e. il teatro à empatia, la musica, il design etc.) e le cosiddette Digital Humanities.

Ripensare l’educazione significa aprire le istituzioni educative e formative, ridefinendone logiche e culture organizzative, ridefinendone logiche e funzioni degli spazi, dentro ecosistemi sempre più interconnessi e interdipendenti.

Ripensare l’educazione significa, in altri termini, recuperare le dimensioni complesse della complessità educativa, sia a livello di scuola che di università (à si pensi sempre alla formazione dei formatori e al lungo periodo). Di fondamentale importanza riaffermare, una volta per tutte, la consapevolezza che il processo educativo non consiste soltanto nel portare a “sapere” ed a “saper fare”; l’educazione è un processo complesso, sistemico, incerto, imprevedibile fino in fondo, ambiguo, inarrestabile e dinamico. Stiamo correndo seriamente il rischio di svuotare di senso tutta la prassi educativa, alimentando e riproducendo un pensiero omologante e omologato.

Nel quadro complessivo di un generale ridimensionamento della sfera dei diritti, e del contemporaneo emergere di una nuova cittadinanza globale, la crescita complessiva del sistema-mondo non sarà realmente tale, se verrà nuovamente commesso l’errore di credere che progresso materiale e tecnologico possano risolvere ogni questione. Di fondamentale importanza definire e investire concretamente su politiche transnazionali centrate sull’educazione (e la formazione) e su una rinnovata consapevolezza della valenza strategica dei processi educativi e formativi. La questioni cruciali, riguardanti l’istruzione, l’educazione e la formazione (a tutti i livelli) si configurano, in tal senso, come le variabili complesse necessarie per provare a contrastare le derive di una globalizzazione fondata sulla weberiana “autonormatività del mercato”

Ripensare l’educazione (e la formazione), in conclusione, significa affrontare il passaggio, tutt’altro che scontato e semplice, dalla linearità alla complessità, dall’ordine al caos (in realtà, le due dimensioni coesistono nei fenomeni e nei processi), dalla verità all’incertezza, al dubbio, all’errore; lavorando sulla dimensione dell’empatia (e di un’educazione alla comunicazione) e sulla costruzione di una “cultura dell’errore” (Dominici,1996 e sgg.), vero nutrimento di qualsiasi pensiero e società liberi, vero nutrimento di qualsiasi processo di innovazione e mutamento, e non soltanto della ricerca scientifica.

Per ulteriori approfondimenti e percorsi

  1. Intervista concessa a VITA http://www.vita.it/it/interview/2017/06/09/nella-societa-ipercomplessa-la-strategia-e-saltare-le-separazioni/119/
  2. Intervista concessa all’Huffington Post http://www.huffingtonpost.it/2017/05/04/al-festival-della-complessita-la-lezione-di-piero-dominici-il_a_22069135/

Alcuni contributi (selezione):

N.B. Condividete e riutilizzate pure i contenuti pubblicati ma, cortesemente, citate sempre gli Autori e le Fonti anche quando si usano categorie concettuali e relative definizioni operative. Condividiamo la conoscenza e le informazioni, ma proviamo ad interrompere il circuito non virtuoso e scorretto del “copia e incolla” (un “copia e incolla” molto sofisticato), alimentato da coloro che sanno soltanto “usare” il lavoro altrui. Le citazioni si fanno, in primo luogo, per correttezza e, in secondo luogo, perché il nostro lavoro (la nostra produzione intellettuale) è sempre il risultato del lavoro di tante “persone” che, come NOI, studiano e fanno ricerca, aiutandoci anche ad essere creativi e originali, orientando le nostre ipotesi di lavoro.

I testi che condivido sono il frutto di lavoro (passione!) e ricerche e, come avrete notato, sono sempre ricchi di citazioni. Continuo a registrare, con rammarico e una certa perplessità, come tale modo di procedere, che dovrebbe caratterizzare tutta la produzione intellettuale (non soltanto quella scientifica e/o accademica), sia sempre meno praticata e frequente in molti Autori e studiosi.

Dico sempre: il valore della condivisione supera l’amarezza delle tante scorrettezze ricevute in questi anni. Nei contributi che propongo ci sono i concetti, gli studi, gli argomenti di ricerche che conduco da vent’anni: il valore della condivisione diviene anche un rischio, ma occorre essere coerenti con i valori in cui si crede.

Buona riflessione!

 

Alcuni riferimenti bibliografici
  • Arendt H. (1958), The Human Condition, trad.it., Vita activa. La condizione umana, Milano: Bompiani 1964.
  • Ashby W.R., An Introduction to Cybernetics, London: Chapman & Hall 1956.
  • Balibar E. (2012). Cittadinanza, Torino: Bollati Boringhieri.
  • Barabási A.L. (2002), How Everything is Connected to Everything Else and What it Means for Business, Science, and Everyday Life, trad.it., Link. La scienza delle reti, Torino: Einaudi, 2004.
  • Bateson G. (1972), Steps to an ecology of mind, trad.it., Verso un’ecologia della mente, Milano: Adelphi 1976.
  • Bertalanffy von L. (1968), General System Theory: Foundations, Development, Applications, trad.it., Teoria generale dei sistemi, Milano: Isedi 1975.
  • Bellamy R., A Very Short Introduction, Oxford University Press, Oxford 2008.
  • Benkler Y. (2006). The Wealth of Networks. How Social Production Transforms Markets and Freedom, trad.it., La ricchezza della Rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà, Milano: Università Bocconi Ed. 2007.
  • Bobbio N. (1995). Eguaglianza e Libertà, Torino: Einaudi.
  • Bocchi G. – Ceruti M. (1985), La sfida della complessità, Milano: Bruno Mondadori 2007
  • Braidotti R.(2013), The Posthuman, trad.it., Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte, Roma: DeriveApprodi 2014.
  • Byung-Chul H. (2012). Transparenzgesellschaft, trad.it., La società della trasparenza, Roma: nottetempo 2014
  • Byung-Chul H. (2013). Im Schwarm. Ansichten des Digitalen, trad.it., Nello sciame. Visioni del digitale, Roma: nottetempo 2015.
  • Capra F. (1975), The Tao of Physics, trad.it., Il Tao della fisica, Milano: Adelphi 1982.
  • Capra F. (1996), The Web of Life, trad.it., La rete della vita. Una nuova visione della natura e della scienza, Milano: Rizzoli 2001.
  • Cassirer E. (1923-1929), Philosophie der symbolischen Formen, trad.it., Filosofia delle forme simboliche, III voll., Firenze: La Nuova Italia 1961-1966.
  • Castells M. (1996-1998), The Information Age, Economy, Society and Culture (voll.III), Oxford: Blackwell Publishers.
  • Castells M. (2009). Communication Power, trad.it., Comunicazione e potere, Milano: EGEA-Università Bocconi Ed. 2009.
  • Ceruti M., Evoluzione senza fondamenti, Roma-Bari: Laterza 1995.
  • Ceruti M., Il vincolo e la possibilità, Milano: Feltrinelli 1986.
  • Coleman J.S. (1990). Foundations of Social Theory, trad.it., Fondamenti di teoria sociale, Bologna: Il Mulino 2005.
  • Dahl R.A. (1998). On Democracy, trad.it., Sulla democrazia, Roma-Bari: Laterza 2000.
  • De Toni A., De Zan G., Il dilemma della complessità, Marsilio, Roma 2015.
  • Dewey J. (1916), Democracy and Education. An Introduction to the Philosophy of Education, trad.it., Democrazia e educazione. Un’introduzione alla filosofia dell’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1992.
  • Diamond J.(1997), Guns, Germs, and Steel. The Fates of Human Societies, trad.it., Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Torino: Einaudi 1998 (cfr.ed.2006)
  • Diamond J. (2005), How Societies Choose to Fail or Succeed, trad.it., Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Torino: Einaudi 2005.
  • Dominici (1996). Per un’etica dei new-media. Elementi per una discussione critica, Firenze: Firenze Libri Ed.1998.
  • Dominici P.(2005). La comunicazione nella società ipercomplessa.Condividere la conoscenza per governare il mutamento, Roma: FrancoAngeli 2011.
  • Dominici P. (2008), Sfera pubblica e società della conoscenza in VV. (a cura di), Oltre l’individualismo. Comunicazione, nuovi diritti e capitale sociale, Milano: Franco Angeli 2008.
  • Dominici (2010). La società dell’irresponsabilità, Milano: FrancoAngeli.
  • Dominici P. (2014). Dentro la società interconnessa. Prospettive etiche per un nuovo ecosistema della comunicazione, Milano: FrancoAngeli.
  • Dominici P. (2014). La modernità complessa tra istanze di emancipazione e derive dell’individualismo, in «Studi di Sociologia», n°3/2014, Milano: Vita & Pensiero.
  • Dominici P. (2015a). Communication and Social Production of Knowledge. A new contract for the Society of Individuals, in «Comunicazioni Sociali», n°1/2015, Milano: Vita & Pensiero.
  • Dominici P. (2016b). La filosofia come “dispositivo” di risposta alla società asimmetrica e ipercomplessa, in AA.VV., Il diritto alla filosofia. Quale filosofia nel terzo millennio?, Bologna: Diogene Multimedia.
  • Dominici P. (2016c). L’utopia Post-Umanista e la ricerca di un Nuovo Umanesimo per la Società Ipercomplessa, in «Comunicazioni Sociali», n°3/2016, Milano: Vita & Pensiero.
  • Dominici P., Oltre la libertà …di “essere sudditi”, in F.Varanini (a cura di), Corpi, menti, macchine per pensare, Casa della Cultura, Anno 2, numero 4, Milano 2017.
  • Dominici P. The Hypercomplex Society and the Development of a New Global Public Sphere: Elements for a Critical Analysis, in, RAZÓN Y PALABRA, Vol. 21, No.2_97, Abril-junio 2017 – ISSN: 1605-4806, 380-405
  • Dominici P., For an inclusive innovation. Healing the fracture between the human and the technological, in «European Journal of Futures Research» – 2018 – DOI: 10.1007/s40309-017-0126-4
  • Elias N. (1987). Die Gesellschaft der Individuen, trad.it. La società degli individui, Bologna: Il Mulino 1990.
  • Emery F.E. (a cura di) (1969), Systems Thinking, trad.it., La teoria dei sistemi. Presupposti, caratteristiche e sviluppi del pensiero sistemico, Milano: FrancoAngeli 2001.
  • Ferrarotti F., La perfezione del nulla. Promesse e problemi della rivoluzione digitale, Roma-Bari: Laterza 1997
  • Foerster von H. (1981), Observing Systems, trad.it., Sistemi che osservano, Roma: Astrolabio 1987.
  • Foucault M., Technologies of the Self. A Seminar with Michel Foucault (1988); Italian translation: Tecnologie del Sé. Un seminario con Michel Foucault, Bollati Boringhieri, Turin 1992
  • Galli C. (2011). Il disagio della democrazia, Torino: Einaudi.
  • Gallino L., L’incerta alleanza. Modelli di relazioni tra scienze umane e scienze naturali, Torino: Einaudi 1992.
  • Gell-Mann M. (1994), The Quark and the Jaguar. Adventures in the Simple and the Complex, trad.it., Il quark e il giaguaro. Avventura nel semplice e nel complesso, Torino: Bollati Boringhieri 1996-2017.
  • Gleick J. (1987), Chaos, trad.it., Caos, Milano: Rizzoli 1989.
  • Granovetter M. (1973), The Strength of Weak Ties, in «American Journal of Sociology», 78, pp.1360-80.
  • Grossman L.K. (1995). The Electronic Republic. Reshaping Democracy in the Information Age, trad.it., La repubblica elettronica, Roma: Editori Riuniti 1997.
  • Habermas J. (1981a). Theorie des kommunikativen Handelns, Bd.I Handlungsrationalität und gesellschaftliche Rationalisierung, trad.it. Teoria dell’agire comunicativo, voll.I, Razionalità nell’azione e razionalizzazione sociale, vol.II, Critica della ragione funzionalistica Bologna: Il Mulino 1986.
  • Hammersley M. (2013), The Myth of Research-Based Policy and Practice, trad.it., Il mito dell’evidence-based. Per un uso critico della ricerca sociale applicate, Milano: Raffaello Cortina Ed. 2016.
  • Hess C., Ostrom E. (2007) Understanding Knowledge As a Commons, trad.it., La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica, Milano: Bruno Mondadori, 2009.
  • Himanen P. (2001) The Hacker Ethic and the Spirit of the Information Age, trad.it., L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, Milano: Feltrinelli, 2001.
  • Jonas H. (1979), Das Prinzip Verantwortung, Insel Verlag, Frankfurt am Main, trad.it., Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, Torino: Einaudi,1990.
  • Kuhn T. (1962), The Structure of Scientific Revolution, trad.it. La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino: Einaudi 1969
  • Lakatos I. – Musgrave A. (1970). Criticism and the Growth of Knowledge, trad.it., Critica e crescita della conoscenza, Milano: Feltrinelli 1976.
  • Longo G., Il simbionte. Prove di umanità futura, Milano: Mimesis 2014.
  • Luhmann N. (1984). Soziale Systeme, Suhrkamp, Frankfurt 1984, trad.it. Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Bologna: Il Mulino 1990.
  • Luhmann N. (1990). The Autopoiesis of social Systems, in N.Luhmann, Essays on Self-Reference, New York: Colombia University Press.
  • Marchesini R. (2002). Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, Torino: Bollati Boringhieri.
  • Marshall T.H. (1950), Citizenship and Social Class and Other Essays, Cambridge: Cambridge University Press 2002
  • Maturana H.R., Varela F.J. (1980). Autopoiesis and Cognition. The Realization of the Living, trad.it., Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Venezia: Marsilio 1985.
  • Maturana H.R., Varela F.J. (1985), The Tree of Knowledge, trad.it., L’albero della conoscenza, Milano: Garzanti 1987.
  • Mead G.H. (1934). Mind, Self and Society, trad.it., Mente, Sè e Società, Firenze: Barbera 1966.
  • Merton R.K. (1965), On the Shoulders of Giants: A Shandean Postscript, trad.it., Sulle spalle dei giganti, Bologna: Il Mulino 1991,
  • Morin E. (1973), Le paradigme perdu: la nature humaine, trad.it., Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, Milano: Feltrinelli 1974.
  • Morin E. (1977-2004), La Méthode, trad. it. vol I-VI. Il Metodo, Raffaello Cortina Editore, Milano 2001, 2002, 2004, 2005, 2007, 2008.
  • Morin E. (1990), Introduction à la pensèe complexe, trad.it., Introduzione al pensiero complesso, Milano: Sperling & Kupfer 1993.
  • Morin E. (1999a), Les sept savoirs nécessaires à l’éducation du futur, trad.it., I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Milano: Raffaello Cortina 2001.
  • Morin E. (1999b). La tête bien faite, trad.it., La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Milano: Raffaello Cortina 2000.
  • Morin E. (2015), Penser global. L’homme et son univers, trad., 7 lezioni sul Pensiero globale, Milano: Raffaello Cortina Editore 2016.
  • Mumford L. (1934). Technics and Civilization, it., Tecnica e cultura, Milano: Il Saggiatore 1961.
  • Mumford L. (1967). The Myth of Machine, trad.it., Il mito della macchina, Milano: Il Saggiatore 1969.
  • Norris P. (2011). Democratic Deficits: Critical Citizens Revisited, Cambridge: Cambridge University Press.
  • Nussbaum M.C. (2010). Not for Profit. Why Democracy Needs the Humanities, Princeton: Princeton University Press, trad.it., Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Bologna: Il Mulino 2011.
  • Parsons T. (1951), The Social System, trad.it., Il sistema sociale, (intr. di L.Gallino), Milano: Comunità 1965.
  • Popitz H. (1995). Der Aufbruch zur artifiziellen Gesellschaft, trad.it., Verso una società artificiale, Roma: Editori Riuniti 1996.
  • Popper K.R. (1934), The Logic of Scientific Discovery, trad.it., Logica della scoperta scientifica. Il carattere auto correttivo della scienza, Torino: Einaudi 1970.
  • Popper K.R. (1994), The Myth of the Framework: In Defence of Science and Rationality, trad.it. Il mito della cornice. Difesa della razionalità e della scienza, Il Mulino, Bologna 1995.
  • Prigogine I. (1996), La fin des certitudes. Temps, chaos et les lois de la nature, trad.it., La fine delle certezze. Il tempo, il caos e le leggi della natura, Torino: Bollati Boringhieri, 1997.
  • Prigogine I. – Stengers I. (1979), La Nouvelle Alliance. Métamorphose de la science, trad.it., La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Torino: Einaudi1981.
  • Putnam R.D.(2000). Bowling alone. The collapse and revival of American community, trad.it., Capitale sociale e individualismo. Crisi e rinascita della cultura civica in America, Bologna: Il Mulino 2004.
  • Rainie L., Wellman B. (2012). Networked: The New Social Operating System, trad.it., Il nuovo sistema operativo sociale, Milano: Guerini 2012.
  • Rawls J. (1971). A Theory of Justice, trad. it., Una teoria della giustizia, Milano: Feltrinelli 1982.
  • Rifkin J. (2000). The Age of Access, trad.it., L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy, Milano: Mondatori, 2000.
  • Simon H.A. (1947), Administrative Behavior, trad.it., Il comportamento amministrativo, Bologna: Il Mulino 1958.
  • Simon H.A.(1959), Theories of Decision-making in Economics and Behavioral Science, in “American Economic Review”, 49, pp.253-83.
  • Simon H.A. (1997). Models of Bounded Rationality, Volume 3, Empirically Grounded Economic Reason, trad.it., Scienza economica e comportamento umano, Torino: Edizioni di Comunità, 2000.
  • Taleb N.N. (2012), Antifragile, trad.it., Prosperare nel disordine, Milano: il Saggiatore 2013.
  • Todorov T.(1995). La vie commune. Essai d’anthropologie générale, trad.it., La vita comune.L’uomo è un essere sociale, Milano: Pratiche Ed. 1998.
  • Veca S., Riflessioni filosofiche sull’idea di emancipazione, Feltrinelli, Milano1990.
  • Watzlawick P., Helmick Beavin J., Jackson D.D. (1967), Pragmatic of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes, trad.it., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Roma: Astrolabio 1971.
  • Weber M. (1922). Gesammelte Aufsätze zur Wissenschaftslehreit., Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino: Einaudi, 1958.
  • Wiener N. (1948), Cybernetics: or Control and Communication in the Animal and the Machine, trad.it., La cibernetica, Milano: Il Saggiatore, 1968.
  • Wiener N. (1950), The Human Use of Human Beings, trad.it., Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani, Torino: Bollati Boringhieri 1966.

 

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4