la riflessione

Ripensare l’educazione nella civiltà iperconnessa, che cosa significa

Una nuova necessaria educazione (formazione) per l’era degli ecosistemi interconnessi significa affrontare il passaggio dalla linearità alla complessità, dall’ordine al caos. Rilanciare  la filosofia e il pensiero critico scientifico. Ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico

Pubblicato il 06 Feb 2018

Piero Dominici

(PhD), Univ. degli Studi di Perugia, Scientific Director del Complexity Education Project e Director (Scientific Listening) presso il Global Listening Centre

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La questione delle questioni (l’Educazione) non è più – e, a mio avviso, non lo è mai stata – semplicemente ripensare “l’educazione digitale” o “l’educazione ai media”. 

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La questione delle questioni è ripensare a fondo educazione e formazione (dimensioni complesse e strettamente interdipendenti).

  • ripensare a fondo Scuola e Università, ma, rispetto al passato anche recente, avendo il coraggio e l’autorevolezza di ripensarle “insieme” e non come due entità separate (in ballo, peraltro, la vecchia, vecchissima questione della “formazione dei formatori”);
  • ripensare a fondo i processi educativi, lo spazio relazionale e comunicativo che caratterizza le istituzioni educative e formative, non ragionando soltanto sul breve periodo, bensì definendo obiettivi e risultati che non potranno che manifestarsi soltanto nel “lungo periodo” (il punto dolente del problema). Attualmente, lo sostengono un po’ tutti, ma quando arriva il momento di mettere in pratica…emergono le differenze e le distanze, in termini di approccio e metodologia/e.

Gli errori concettuali

Si continua a dibatteredavvero, roba da non crederci – se sia più importante la formazione scientifica o quella umanistica; in un quadro di riferimento, piuttosto conformista e omogeneo, che vede estremamente diffusa, per non dire egemone, una “cultura della standardizzazione” fondata sull’assioma che le evidenze e i dati quantitativi – dico sempre: presentati come “dati di fatto” – siano gli unici da considerarsi, anche in termini di “valutazione” e di “cultura della valutazione” (si pensi anche all’utilizzo sempre più diffuso di test a risposta multipla e di prove scritte formali), con tutti i soggetti/attori coinvolti concentrati esclusivamente sulla questione della quantità dei laureati e, fatto ancor più preoccupante, sull’utilità (?) dei loro saperi e delle loro competenze (p.e. la narrazione/visione, da qualche tempo, egemone, sostiene l’urgenza di investire/puntare tutto, solo ed esclusivamente, su STEM e pensiero computazionale).

Pochi ragionano, in una prospettiva sistemica, anche sulla “qualità” (concetto complesso, da definire e tradurre, come sempre, in variabili ed indicatori) dei laureati, sull’importanza che le loro “menti” siano aperte ed elastiche, e non soltanto in grado, nella migliore delle ipotesi, di svolgere operazioni e/o eseguire mansioni; pochi riflettono/ragionano/operano sulla qualità, e sulla complessità, dell’educazione, della formazione, della valutazione, dei processi etc., nella consapevolezza che questi tipi di complessità non sono oggettivabili in alcuna formula, né tanto meno rappresentabili da alcun dato. I dati sono importanti, ma sono “strumenti” fondamentali, a patto che si abbiano conoscenze e competenze per leggerli ed estrapolarne informazioni e conoscenze. Ripeto sempre: i dati non parlano mai da soli.

Queste le formule più ricorrenti: servono più ingegneri… servono più informatici, servono più laureati nelle lauree “scientifiche”; lauree e formazione umanistica non servono…luoghi comuni, come tanti altri, spesso supportati da “dati” che sono presentati come “dati di fatto”. Le condizioni sociali e culturali di un ritardo culturale, quello italiano e del nostro sistema-Paese, che continuano ad essere alimentate e legittimate, non accorgendosi  – o facendo finta di –  che saranno sempre più decisivi i percorsi educativi, didattico-formativi e di ricerca, che sapranno andare oltre certe miopi logiche di separazione, educando, formando, preparando figure “complesse”, ibride, cresciute in ambienti (finalmente) aperti alle contaminazioni, all’interdisciplinarità (contrariamente a ciò che si racconta, apertamente ostacolata), alla multidisciplinarità, alla transdisciplinarità.

In questa linea di discorso e da questo punto di vista, si continua a parlare di “utilità” della conoscenza e/o dei saperi; si tratta di un punto su cui mi sono espresso più volte in passato, senza mezzi termini: è uno dei grandi inganni su cui stiamo “riformando/rinnovando”(?) le nostre Scuole e le nostre Università.

Ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico* (cit.)

Ricorrendo alle parole usate in altro contributo: “Occorre, pertanto, essere consapevoli – non soltanto a parole e nel discorso pubblico – che il futuro (come ripetiamo sempre, la “vera” innovazione, quella sociale e culturale) è di chi riuscirà a ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico, di chi riuscirà a ridefinire e ripensare la relazione complessa tra naturale e artificiale; di chi saprà coniugare (non separare) conoscenze e competenze; di chi saprà coniugare, di più, fondere le due culture (umanistica e scientifica) sia a livello di educazione e formazione, che di definizione di profili e competenze professionali (sulle competenze: non mi stancherò mai di ripeterlo…sono necessarie sia le hard che le soft skills).

Facendo attenzione alle continue tentazioni delle vie brevi, delle soluzioni semplici, delle strade giù percorse e, per questo, rassicuranti che spesso nascondono soltanto interessi economici e di potere, visioni ideologiche rese ben visibili, oltre che accettabili e condivisibili, attraverso un’incessante attività di promozione e marketing degli eventi. […] “Innovare significa destabilizzare”, ma occorre, prima di tutto, educare e formare criticamente le persone a pensare con la loro testa e a vedere gli “oggetti” come “sistemi” (e non viceversa)*” (#CitaregliAutori). «Mai come oggi, si avverte l’urgenza di un’educazione (non soltanto digitale) che dev’essere immaginata e ripensata, comunque e sempre, nella direzione della costruzione sociale e culturale della Persona (prima) e del Cittadino (poi). Educare alla complessità, al metodo scientifico, al pensiero critico, nutrendo e alimentando un pensiero che non può che essere multidimensionale» (cit. 1998).

Questa sfida è “la” sfida e – sia chiaro – si tratta di una sfida dal carattere globale, e non soltanto locale/nazionale. D’altronde: come ripensare il modello di sviluppo senza ridefinire/rinnovare/ripensare l’educazione? Come contrastare vecchie e nuove forme di discriminazione, senza lavorare a fondo su educazione e processi educativi? Come contrastare le nuove disuguaglianze/asimmetrie, a livello locale e globale – che sono asimmetrie soprattutto di carattere conoscitivo e culturale – senza ripartire, ancora una volta, dalle questioni educative e culturali? Come contrastare corruzione e criminalità diffuse, senza pensare concretamente, oltre che a reprimere e sorvegliare, a definire e realizzare le condizioni di prevenzione di tali fenomeni (complessi) e di una “cultura della prevenzione e della responsabilità”?

Come creare le condizioni di un’innovazione inclusiva, che non sia opportunità soltanto per pochi gruppi ed élites? Come creare, anche soltanto, le pre-condizioni di una società e di un’economia della condivisione? Infine: come provare a far sì che cambino definitivamente i “climi culturali” su tante questioni di fondamentale importanza (dall’ambiente alla sostenibilità, dalle questioni di genere alla sostenibilità, dal bullismo alla legalità etc.)? I quesiti, evidentemente, potrebbero essere molti altri…Il piano strategico e di azione che vede “protagonisti” la comunicazione ed il marketing è fondamentale, ma non sufficiente; è necessario sviluppare parallelamente il piano (e le azioni), altrettanto strategico – anzi, ancor più importante perché va in profondità, alla radice delle questioni –  riguardante l’azione educativa e formativa sempre nel quadro di una prospettiva sistemica e di un approccio alla complessità.

Bene esser chiari: istruzione ed educazione hanno sempre avuto una valenza strategica ma, proprio nella cd. “società della conoscenza” e nella civiltà ipertecnologica, tale valenza si rivela ancor più significativa e di vitale importanza proprio perché abitiamo e viviamo in una “società asimmetrica”*, profondamente asimmetrica!

Come ripensare l’educazione nella civiltà globale e iperconnessa

In estrema sintesi: superando la dimensione superficiale e propagandistica degli slogans ad effetto, oltre che di certo storytelling, ripensare l’educazione significa  rimettere al centro la Persona (le nuove soggettività e il loro sistema di relazioni), l’umano, i vissuti, le emozioni –  andando oltre la “falsa dicotomia” che le contrappone al pensiero (Dominici, 1998 e sgg.); sì, proprio quelle emozioni che sono alla base della stessa razionalità; significa, allo stesso tempo, rimettere al centro l’immaginario/gli immaginari, l’immaginazione, la creatività, l’autenticità, la vita e il vitale, dimensioni complesse che non possono essere, in alcun modo, né ingabbiate/recluse  né tanto meno oggettivate in numeri e/o formule matematiche (pur sempre utili); ripensare l’educazione significa riportare/rilanciare l’educazione (senza aggettivi prima o dopo la parola) sempre nella prospettiva sistemica di un’educazione socio-emotiva che, in ogni caso, non ne esaurisce la complessità e l’ambivalenza; significa rilanciare  la filosofia, come pratica filosofica e di pensiero critico, e l’educazione al metodo scientifico (che è un “qualcosa” che caratterizza non soltanto le cd. scienze “esatte”), fin dai primissimi anni di scuola (1996); significa (ri)mettere al centro dei processi educativi e dei percorsi didattico-formativi l’arte, la poesia, le discipline creative (p.e. il teatro à empatia, la musica, il design etc.) e le cosiddette Digital Humanities.

Ripensare l’educazione significa aprire le istituzioni educative e formative, ridefinendone logiche e culture organizzative, ridefinendone logiche e funzioni degli spazi, dentro ecosistemi sempre più interconnessi e interdipendenti.

Ripensare l’educazione significa, in altri termini, recuperare le dimensioni complesse della complessità educativa, sia a livello di scuola che di università (à si pensi sempre alla formazione dei formatori e al lungo periodo). Di fondamentale importanza riaffermare, una volta per tutte, la consapevolezza che il processo educativo non consiste soltanto nel portare a “sapere” ed a “saper fare”; l’educazione è un processo complesso, sistemico, incerto, imprevedibile fino in fondo, ambiguo, inarrestabile e dinamico. Stiamo correndo seriamente il rischio di svuotare di senso tutta la prassi educativa, alimentando e riproducendo un pensiero omologante e omologato.

Nel quadro complessivo di un generale ridimensionamento della sfera dei diritti, e del contemporaneo emergere di una nuova cittadinanza globale, la crescita complessiva del sistema-mondo non sarà realmente tale, se verrà nuovamente commesso l’errore di credere che progresso materiale e tecnologico possano risolvere ogni questione. Di fondamentale importanza definire e investire concretamente su politiche transnazionali centrate sull’educazione (e la formazione) e su una rinnovata consapevolezza della valenza strategica dei processi educativi e formativi. La questioni cruciali, riguardanti l’istruzione, l’educazione e la formazione (a tutti i livelli) si configurano, in tal senso, come le variabili complesse necessarie per provare a contrastare le derive di una globalizzazione fondata sulla weberiana “autonormatività del mercato”

Ripensare l’educazione (e la formazione), in conclusione, significa affrontare il passaggio, tutt’altro che scontato e semplice, dalla linearità alla complessità, dall’ordine al caos (in realtà, le due dimensioni coesistono nei fenomeni e nei processi), dalla verità all’incertezza, al dubbio, all’errore; lavorando sulla dimensione dell’empatia (e di un’educazione alla comunicazione) e sulla costruzione di una “cultura dell’errore” (Dominici,1996 e sgg.), vero nutrimento di qualsiasi pensiero e società liberi, vero nutrimento di qualsiasi processo di innovazione e mutamento, e non soltanto della ricerca scientifica.

Per ulteriori approfondimenti e percorsi

  1. Intervista concessa a VITA http://www.vita.it/it/interview/2017/06/09/nella-societa-ipercomplessa-la-strategia-e-saltare-le-separazioni/119/
  2. Intervista concessa all’Huffington Post http://www.huffingtonpost.it/2017/05/04/al-festival-della-complessita-la-lezione-di-piero-dominici-il_a_22069135/

Alcuni contributi (selezione):

N.B. Condividete e riutilizzate pure i contenuti pubblicati ma, cortesemente, citate sempre gli Autori e le Fonti anche quando si usano categorie concettuali e relative definizioni operative. Condividiamo la conoscenza e le informazioni, ma proviamo ad interrompere il circuito non virtuoso e scorretto del “copia e incolla” (un “copia e incolla” molto sofisticato), alimentato da coloro che sanno soltanto “usare” il lavoro altrui. Le citazioni si fanno, in primo luogo, per correttezza e, in secondo luogo, perché il nostro lavoro (la nostra produzione intellettuale) è sempre il risultato del lavoro di tante “persone” che, come NOI, studiano e fanno ricerca, aiutandoci anche ad essere creativi e originali, orientando le nostre ipotesi di lavoro.

I testi che condivido sono il frutto di lavoro (passione!) e ricerche e, come avrete notato, sono sempre ricchi di citazioni. Continuo a registrare, con rammarico e una certa perplessità, come tale modo di procedere, che dovrebbe caratterizzare tutta la produzione intellettuale (non soltanto quella scientifica e/o accademica), sia sempre meno praticata e frequente in molti Autori e studiosi.

Dico sempre: il valore della condivisione supera l’amarezza delle tante scorrettezze ricevute in questi anni. Nei contributi che propongo ci sono i concetti, gli studi, gli argomenti di ricerche che conduco da vent’anni: il valore della condivisione diviene anche un rischio, ma occorre essere coerenti con i valori in cui si crede.

Buona riflessione!

 

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Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
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IL DOCUMENTO
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