Oggi vince chi sa semplificare la vita delle persone. L’avevamo già capito nel nostro passato più recente che per il facility manager, la chiave di volta sarebbe stata l’integrazione di servizi di governance e manutenzione, ma negli ultimi due anni abbiamo acquisito una certezza in più: a questi si deve necessariamente aggiungere un fattore non prettamente tecnico ma di relazione.
Nell’era pre-pandemica i luoghi di lavoro rispondevano a criteri standard di vivibilità: sanificazione dei locali, ristorazione curata e attenta, manutenzione degli edifici, pianificazione degli spazi e servizi di governance. Erano un’eccezione le realtà, soprattutto internazionali, che offrivano ai propri collaboratori servizi aggiuntivi evoluti sia in termini di welfare, sia di allestimento degli spazi comuni.
Riteniamo che la vera rivoluzione sia aver creato quello che possiamo chiamare Attractive Work Environment (Awe), un metodo di gestione che pone il cliente al centro: da un lato vi sono i lavoratori che vivono in maniera nuova gli spazi e da essi vengono ispirati, e dall’altro lato c’è il facility management che, grazie all’utilizzo della tecnologia, fornisce soluzioni per mantenere gli spazi confortevoli e fruibili.
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La figura del facility manager
Come si riesce in questo intento? Aggiornandosi e sfruttando al massimo le proprie competenze fino ad arrivare all’integrazione con l’Information Technology e all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale.
Il facility manager, dunque, ha superato l’idea del single point of contact per diventare un partner strategico multi-specializzato, in grado di ascoltare e di sviluppare soluzioni moderne, efficaci e non convenzionali.
Il concetto di Employee Relationship Management (Erm), ossia l’insieme dei sistemi e delle soluzioni che un’azienda dispiega per curare e gestire le relazioni con i propri dipendenti, è oggetto di trasformazione ed è votato all’evoluzione,
L’Employee Relationship Management
Occorre qualcosa di più, serve vivere il momento attuale. Per chi si è abituato a lavorare da casa, il rientro in ufficio non è cosa sempre facile, perché si è abituato a una realtà e a delle comodità che il luogo di lavoro non offre e che ora è chiamato a fornire.
Quindi serve evolvere il concetto di Erm nel più ampio concetto di Awe, bisogna quindi creare un ambiente che sia attrattivo e che stimoli la produttività di chi rientra al lavoro in ufficio. Ciò significa creare una serie di soluzioni evolute e innovative che permettono di mettere a disposizione del dipendente tutto ciò che l’azienda fornisce al cliente. Creare uno strumento che si mette in mezzo tra l’azienda, il cliente, il lavoratore e ai fornitori.
In concreto vuol dire che la tecnologia unita all’esperienza deve creare un posto di lavoro che vada oltre l’attrattività, deve rendere il posto di lavoro, non come qualcosa che si abbandona, ma come un processo continuo in evoluzione, gli scenari cambiano e i processi lavorativi evolvono. Quello che fa il dipendente oggi non è quello che farà tra sei mesi. Quindi l’idea è di raccogliere tutti questi dati e facilitare la vita del lavoratore per quanto riguarda i servizi, ma anche anticipare le sue esigenze.
A casa ormai abbiamo una serie di apparati che ci accolgono, quindi vogliamo rendere l’ambiente di lavoro ideale per i dipendenti rendendolo un luogo che accoglie, coccola e permette – magari anche solo attraverso la voce – di accedere a servizi che possono avere anche a che fare con la vita privata.
Il ruolo della tecnologia
Nel corso degli ultimi dieci anni la tecnologia si è resa più accessibile anche a chi è meno avvezzo a farne uso, un esempio è l’assistente intelligente Alexa. Presso la Residenza socio assistenziale Madre Teresa di Calcutta di Sarezzo (BS) sarà presto disponibile Alexa Smart Properties for Senior Living di Amazon: l’innovativa soluzione – progettata da Amazon – che consente alle case di riposo di integrare Alexa nelle proprie strutture e offrire un’esperienza pensata specificamente per le esigenze degli anziani e di chi se ne prende cura, grazie al semplice uso della voce. Attualmente disponibile in Francia e nel Regno Unito, questa novità è ora in arrivo anche in Italia e Germania.
Si possono usare queste capacità anche per rendere più eccitante il posto di lavoro, prestando attenzione a studi recenti, secondo i quali, lo smart working espone le persone a rischio burn out proprio a causa del senso di solitudine che accentua stati di ansia e disagio.
La nostra voce vivrà dopo di noi, grazie all’AI: siamo sicuri sia una cosa buona?
Il servizio Awe
Il servizio Awe offre una nuova idea di qualità. Parliamo di servizi di facility: ristorazione, pulizie e manutenzione che devono avere un livello elevato. Tuttavia, il momento che stiamo vivendo alza l’asticella e, ciò che poteva essere sufficiente ieri, non lo è più oggi. Per essere protagonisti del mercato è necessario fare qualcosa di più, ciò vuole dire creare qualità.
Per far questo bisogna avere una visione internazionale che sia aperta a novità, bisogna sapere essere innovativi e questo coincide con la necessità di avere, all’interno dell’azienda, una struttura che supporti i nuovi processi i quali, peraltro, necessitano di investimenti di una certa caratura, proprio perché innovativi e ancora da costruire coinvolgendo il personale che deve essere opportunamente formato.
Una trasformazione radicale che vende le persone al centro, perché i livelli di qualità non si misurano più soltanto attraverso livelli standard asettici, ma sono calibrati proprio sui singoli. Stiamo studiando soluzioni concrete che permettono di sfruttare l’Intelligenza e metterla a disposizione di chi si siede alla scrivania.
I costi
La progettazione dei servizi in questa accezione, con focus sulla persona, è molto complessa e non può fare a meno della collaborazione del cliente o dell’utente finale. È qualcosa che la nostra azienda di facility management sviluppa in collaborazione con le utenze e che costruisce attorno alle loro esigenze specifiche.
La nostra abilità risiede anche nella capacità di suddividere i costi e rendere affrontabile una spesa che qualche anno fa poteva persino essere proibitiva. Poiché il facility management tende ad aumentare la produttività e l’appartenenza del lavoratore, un progetto di questa natura è da intendere come un investimento e non come una semplice voce di conto economico.