Non sappiamo ancora se l’attuale quiete preluda a una futura tempesta ma, come in guerra, si deve approfittare della quiete per consolidare le posizioni, rivedere i piani operativi e irrobustirli. Come abbiamo scritto in passato la fretta è stata l’elemento critico che, in una situazione già di per sé disomogenea, ha condotto a un allargamento del divario culturale e organizzativo che caratterizza le scuole del nostro paese.
Al momento, ci troviamo in una fase di riflessione costruttiva: laboratori territoriali che tra una difficoltà burocratica e l’altra stanno partendo; riflessioni e ricerche su come sviluppare modelli di alternanza scuola-lavoro in grado di soddisfare al contempo le esigenze di studenti, imprese, scuole e famiglie; riflessioni su come superare un approccio alla formazione del personale della scuola da “regime”, incentrata sulle mode del momento – tecnologiche e metodologiche – in grado di produrre esclusivamente scimmiottamenti di quanto realizzato in paesi e contesti altri; riflessioni sulla flessibilità del curriculo in modo da allentare i puntelli che lo schiacciano programmaticamente sugli esiti delle prove INVALSI; ripensamento e sperimentazioni sui modelli di “governance” d’istituto e territoriale, ecc.
Insomma, stiamo vivendo una fase delicata del processo di rinnovamento innescato dalla Buona Scuola: riflessione critica ma anche sperimentazione e sviluppo guidate da una nuova consapevolezza sul complesso della riforma e sulle tematiche che da essa sono state toccate.
In un tale frangente ciò che si deve evitare è che un sistema così complesso e, tutto sommato, poco propenso ai cambiamenti, come è il nostro sistema scolastico, venga riportato dalla sua resilienza nella posizione di “equilibrio” che occupava prima di venir sottoposto allo stress della Buona Scuola. Ciò che si dovrebbe promuovere, d’altro canto. è l’attivazione di quella che possiamo definire resilienza dinamica, ovvero la capacità di progredire nel rinnovamento senza discostarsi troppo dalla propria geodetica di sviluppo.
Altro aspetto importante è il coinvolgimento in questa azione di resilienza dinamica di tutti gli attori che contribuiscono al funzionamento del sistema scolastico, in uno sforzo di valutazione partecipata, co-design e corresponsabilità.
Tra le componenti del processo educativo meno coinvolte in tale azione ci sono senza meno gli studenti: il target principale di tale processo.
È dunque necessario lanciare il guanto della sfida proprio ai ragazzi per stimolarli a riflettere su come poter contribuire alla costruzione di ecosistemi di apprendimento “smart”, che si possano definire tali perché centrati sulla persona e perché, magari, in grado di produrre innovazione sociale e sviluppo territoriale per la comunità di riferimento.
Parafrasando Veltroni, gli studenti sanno. Sanno quando un ambiente è “stantio”, quando una lezione è noiosa, quando un’attività non ha risvolti utili … Più o meno bonariamente gli studenti sopportano, ma sanno.
Gli studenti hanno anche fantasia e la capacità di divergere ma troppo spesso non li educhiamo a usarle in maniera costruttiva; gli studenti hanno l’energia che molti loro professori non hanno più e la voglia “di menare le mani”, il desiderio di essere messi alla prova, la pretesa che si creda in loro e si offrano loro opportunità.
Per tutto questo ma anche per stimolare la diffusione di una cultura del progetto e l’acquisizione delle competenze orizzontali che a tale cultura sono intrinsecamente legate, l’ASLERD (Association for Smart Learning Ecosystems and Regional Development) ha deciso di “sfidare” gli studenti delle scuole secondarie in un concorso per idee e prototipi affinché palesino come secondo loro si possa rendere più “smart” l’ecosistema di apprendimento, la scuola di appartenenza.
Elemento imprescindibile delle proposte è la centralità della persona e delle sue esperienze. In quest’ottica, il termine “smart” non corrisponde a riempire la scuola di tecnologie ma all’utilizzo intelligente delle tecnologie come mediatrici del benessere delle persone coinvolte nei processi di apprendimento, nonché come supporto allo sviluppo di esperienze significative e ricche di senso.
Come spiegato nel bando, ci aspettiamo che gli studenti riflettano su: come fare in modo che le infrastrutture possano flessibilmente adattarsi per sostenere al meglio lo svolgimento del processo educativo? Come fare in modo che l’ambiente venga curato e rispettato? Come fare in modo che gli ambienti siano sempre più sicuri e che tutti i bisogni primari degli attori coinvolti siano soddisfatti? Come fare in modo che i servizi informativi e amministrativi soddisfino le aspettative, e vadano persino oltre ? Come sostenere un’interazione sociale positiva e costruttiva? Come soddisfare il desiderio di partecipazione a sfide ed esperienze interessanti per sé, per l’ecosistema scolastico, per il territorio di riferimento?
Non ci aspettiamo voli pindarici, ma che alle domande e all’analisi critica seguano anche le risposte, ovvero le idee, più o meno originali, che potrebbero trasformare la propria scuola, e la comunità di riferimento, in un ecosistema più “smart”.
Progredire lungo la scala della “smartness”, infatti, è un processo lungo ma alla cui riuscita si può contribuire con tanti piccoli passi, tante piccole idee.
Auspichiamo, ma la parola è agli studenti, che ci venga restituita un’immagine di una scuola che non si arrocchi su sé stessa ma sappia fungere da contesto privilegiato per la formazione dei cittadini del futuro e che sia in grado di recuperare un ruolo centrale nella promozione della coesione e innovazione sociale e, al contempo, divenire motore dello sviluppo territoriale.
Siamo pienamente convinti che gli studenti[1] delle nostre scuole sapranno sorprenderci.
[1] Due le categorie di studenti a cui ci rivolgiamo nel bando del concorso per idee e prototipi dedicato a: “ECOSISTEMI DI APPRENDIMENTO ‘SMART’ CENTRATI SULLA PERSONA”: a) studenti degli ultimi tre anni delle secondarie di secondo grado che sono coinvolti in attività di alternanza scuola-lavoro; b) studenti della secondaria di primo grado e dei primi due anni della secondaria di secondo grado.
Due le fasi del concorso: I) sottomissione di un’idea progettuale entro il 15 Marzo; II) sottomissione dei prototipi e/o progetti esecutivi entro il 10 giugno (solo per gli autori delle idee progettuali selezionate). Presentazione finale e premiazione a Settembre. Premi in denaro per ciascuna categoria, presentazione ad invito per i progetti finalisti della categoria a), mostra di tutti i progetti finalisti di entrambe le categorie, l’impegno dell’ASLERD a promuovere le migliori idee in consessi nazionali e internazionali di prestigio e a fornire un servizio di mentoring per tutta la durata del iter concorsuale.