Tre fatti quasi concomitanti spingono a tornare sul tema delle competenze in ambito STEM (Science, Technology, Engineering, Maths) possedute dagli studenti italiani:
* la pubblicazione completa dei dati 2016 della Digital Agenda Scoreboard (definita dalla Commissione Europea) relativi alle competenze digitali;
* la pubblicazione del Rapporto Nazionale PISA 2015 (avvenuta a fine dicembre 2016);
* l’iniziativa del Dipartimento delle Pari Opportunità per il finanziamento di progetti per la realizzazione di percorsi di approfondimento in materie scientifiche (matematica, cultura scientifica e tecnologica, informatica e coding) da svolgersi in estate e rivolti prevalentemente alle studentesse, ma non solo, delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
I dati della Digital Agenda Scoreboard
Secondo i dati 2016, il livello di competenze digitali nella popolazione giovanile (da 16 a 24 anni), rilevate in base al framework DIGCOMP, non riporta un trend positivo. In particolare, i giovani che possiedono competenze digitali di base o superiori diminuiscono leggermente passando dal 70% al 69%: ciò significa che ben il 31% della popolazione giovanile è di fatto escluso dall’esercizio dei diritti di cittadinanza digitale. Peggio di noi nell’Unione Europea soltanto Irlanda, Bulgaria e Romania.
Percentuale che è certamente superiore della media nazionale (ferma nel 2016 al 43,7% di popolazione con competenze digitali almeno di base), ma che è ancora più preoccupante se si mette in relazione con la percentuale di giovani utenti regolari di Internet (89%, anche qui tra le più basse in Unione Europea), da cui si rileva che il 20% di giovani usa regolarmente Internet con competenze digitali inferiori al livello di base.
Il Rapporto Nazionale PISA
La pubblicazione del Rapporto Nazionale PISA 2015 permette di tornare sulle maggiori criticità che deve fronteggiare la scuola oggi, anche come luogo di coltivazione delle competenze essenziali per costruire il futuro della nostra società.
Come viene descritto nel Rapporto, in particolare, nell’area scientifica, l’Italia si posiziona tra i paesi che nel 2006 avevano una media inferiore a quella OCSE e che sul lungo periodo non hanno registrato un cambiamento significativo, anche se positivo. Rispetto al 2012 si registra un peggioramento significativo (- 8 punti a livello medio OCSE) per cui secondo il dato 2015, l’Italia sembra aver perso quella spinta al miglioramento registrata nella rilevazione del 2009.
La sostanziale stasi tra il 2006 e il 2015 si riflette anche nell’assenza di variazioni significative sia nella percentuale di studenti che non raggiunge il livello minimo di competenza in scienze, così come quella di chi si colloca ai livelli più elevati. Nel periodo breve, però (tra il 2012 e il 2015) il peggioramento è stato sensibile: c’è stato un aumento significativo di 4,5 punti percentuali di studenti che non raggiungono il livello minimo di competenza scientifica e contemporaneamente una riduzione, anch’essa significativa, di studenti che si collocano al Livello 5 o superiore (-2,0 punti percentuali).
In questa situazione di ritardo e regressione, nel 2015 l’Italia in Scienze registra per la prima volta anche un divario di genere. Nelle precedenti rilevazioni non si erano registrate differenze di genere significative in questo ambito. I ragazzi conseguono una performance migliore delle ragazze di 17 punti, con una differenza significativa soprattutto nelle fasce di punteggio medio-alte.
Il tutto in un contesto di tipologie di istruzione dove i punteggi più alti sono nei Licei, con margini significativi sugli Istituti Tecnici e ancor di più su quelli Professionali e sui Centri di Formazione Professionale (in questi due ultimi in ambito matematico la percentuale di studenti che non raggiunge il livello minimo è del 50%).
L’iniziativa su STEM del Dipartimento Pari Opportunità
Dopo poco tempo dal Bando del Miur sui Curricoli Digitali, questa iniziativa è certamente da seguire con attenzione, soprattutto perché cerca di intervenire (anche dal punto di vista comunicativo) su uno dei principali elementi di preoccupazione: il trend peggiorativo rispetto al divario di genere nella popolazione giovanile sui livelli di competenze digitali e STEM. Un trend certamente dovuto “agli stereotipi e ai pregiudizi che alimentano il gap di conoscenze tra le studentesse e gli studenti rispetto alle materie STEM, nell’ambito del percorso di studi nonché nelle scelte di orientamento e professionali”(dal Rapporto) e che quindi evidenzia come questi fattori culturali stiano aumentando il loro peso.
Elementi di un cambio di marcia
Un segnale importante, che rafforza l’iniziativa del Miur, ma che sembra ancora non raggiungere la forza sufficiente per invertire la tendenza di allargamento del divario di genere anche in questo ambito e che non sembra operare ancora in un contesto di approccio sistemico al tema delle competenze digitali.
Tra gli altri interventi già individuati, ma non ancora avviati in modo significativo, la scelta di framework di riferimento rispetto ai quali costruire percorsi di sviluppo e certificazione delle competenze digitali (per studenti, docenti, dirigenti scolastici) e l’articolazione di contesti favorevoli e attrattivi per chi sceglie percorsi scientifici e di ricerca diventano, pertanto, sempre più urgenti e necessari per un indispensabile cambio di marcia.