Istruzione

Scuola de-materializzata, i mesi che verranno

Quattro linee d’azione decise dal Miur e 70 milioni di euro. Lo studente diventa parte attiva nel processo di produzione dei contenuti e di definizione dei percorsi, sperimenta nuovi metodi di studio e accede a una molteplicità di strumenti. L’insegnante? Dovrà sviluppare nuove competenze

Pubblicato il 08 Feb 2013

Carlo Maria Medaglia

ProRettore alla Ricerca della Link Campus University

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La rivoluzione digitale è un fenomeno che ha colpito ogni ambito della nostra vita sociale e calamitato l’attenzione non soltanto degli addetti ai lavori ma anche la curiosità del mondo politico e della società civile. Non è un caso infatti, che le scelte strategiche attuate dal nostro stesso Governo, siano state fortemente orientate alla riduzione del gap tecnologico dell’Italia rispetto ad altri paesi europei e funzionali alla valorizzazione di un processo di alfabetizzazione informatica.

Una rivoluzione di tale portata ha investito ogni settore strategico dell’economia italiana senza trascurare tutto quel mondo che riguarda la formazione. Appaiono dunque per la prima volta vocaboli come Lavagna Interattiva Multimediale (LIM), tavolette multi-touch, libri digitali il cui obiettivo è rendere lo studio più immersivo e coinvolgente.

I dati di mercato rispetto alla spesa IT in ambito educational, mostrano già una forte crescita soprattutto se consideriamo che l’Italia è uno dei paesi con la più alta concentrazione di telefoni cellulari e presto lo sarà anche per numero di tablet posseduti. Sempre in Italia i prodotti tecnologici maggiormente venduti e destinati al settore dell’educazione sono le lavagne interattive multimediali e i libri digitali per la scuola.

Cambiano dunque i metodi di formazione, gli approcci comunicativi, gli orizzonti relazionali, la creazione e la diffusione dell’informazione. Non sono le tecnologie in sé che cambiano i processi formativi, ma le pratiche concrete e il lavoro degli insegnanti e degli alunni che riscrivono gli spazi e le strategie di apprendimento.

Proprio nell’ottica di dare maggiore concretezza e riconoscimento a queste azioni, che hanno già registrato numerosi consensi nel mondo della formazione, il Miur ha annunciato lo stanziamento di circa 70 milioni di euro (di fondi europei) per l’innovazione tecnologica nelle scuole italiane. I finanziamenti saranno soprattutto destinati a garantire infrastrutture tecnologiche abilitanti e a potenziare la rete, con l’obiettivo di connettere ad internet le scuole più piccole, ubicate in zone isolate e consentire l’insegnamento a distanza.

Nello specifico il Piano Nazionale Scuola Digitale del MIUR è articolato in quattro tipi di azioni:

LIM in classe: questo intervento è soprattutto destinato all’introduzione in classe di strumenti e linguaggi digitali a supporto della didattica tradizionale. Si privilegiano oltre alle diverse tipologie di LIM, contenuti ed ambienti di costruzione delle conoscenze, di simulazione, contenuti interattivi progettati per le LIM e soluzioni analoghe. È altresì opportuno ricordare che le LIM rappresentano soltanto un primo step di questa imponente rivoluzione digitale che mira all’affermazione di soluzioni sempre più complesse come quelle che caratterizzano le azioni Cl@ssi 2.0 e Scuole 2.0.

Cl@ssi 2.0: questo intervento coinvolge la classe nella sua interezza e si pone quindi l’obiettivo di realizzare ambienti di apprendimento adatti ad un utilizzo costante e diffuso dell’Information Communication Technology nella quotidianità scolastica. L’azione presuppone un adeguamento tecnologico delle strutture a favore di studenti e docenti oltre a contenuti digitali adeguati a favorire la personalizzazione dei percorsi di apprendimento. Il principio ispiratore di questo paradigma, va ritrovato nei concetti di interconnessione e di interoperabilità. È infatti necessario che ogni device e soluzione software sia in grado di dialogare e di interagire con tutti gli oggetti presenti nella classe, al fine di garantire lo sviluppo qualitativo delle molteplici attività possibili.

Scuola 2.0: questa azione si prefigge di integrare tutte le azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale precedentemente descritte, al fine di realizzare una scuola che superi gli schemi e i canoni tradizionali di istituto scolastico, sia in termini di didattica che a livello di organizzazione delle strutture e del personale. Obiettivo di Scuol@ 2.0 é quello di realizzare un ambiente collaborativo, flessibile e dinamico, nel quale costruire saperi e formare individui attraverso l’integrazione di metodologie didattiche formali ed informali.

Centri scolastici digitali: previsti dall’Agenda Digitale Italiana, permettono a piccoli gruppi di alunni dislocati in zone disagiate, di fare scuola in collegamento con una “scuola di riferimento” aiutati da un tutor che opera in presenza. Tutte le soluzioni proposte pertanto, devono rispondere alle necessità di connessione continua, di interoperabilità in collegamento ad internet, in modo da favorire al massimo la collaborazione tra studenti ed insegnanti che operano in diverse sedi scolastiche.

Il MIUR con questa serie di interventi, punta a una forte de-materializzazione della scuola, come già sta avvenendo per la PA. La Spending Review ha inoltre già avviato quel processo che prevede l’abbandono della carta e la gestione informatizzata del personale. Già in alcune scuole sono attive sperimentazioni che prevedono la gestione delle assenze sui registri via SMS, così come le iscrizioni e le pagelle online. Le stesse famiglie saranno tenute nel prossimo futuro a provvedere telematicamente all’iscrizione dei propri figli alle scuole statali attraverso un apposito applicativo che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca mette a disposizione delle scuole e delle famiglie. Sarà possibile consultare online l’andamento scolastico del proprio figlio mentre sospensioni e note viaggeranno via e-mail.

La domanda che tuttavia sorge spontanea a fronte di tanti cambiamenti che non sono soltanto tecnologici ma anche e soprattutto culturali é: quanto questo nuovo paradigma incide sui modelli di apprendimento, sul ruolo dell’insegnante, della famiglia e dello studente?

I modelli pedagogici costruttivista e socio-costruttivista, tendono a considerare le nuove tecnologie come strumenti atti a potenziare la didattica tradizionale attraverso un approccio attivo e collaborativo che lascia ampio spazio ad un percorso di apprendimento personalizzato. Lo studente diventa dunque parte attiva nel processo di produzione dei contenuti e di definizione dei percorsi, sperimenta nuovi metodi di studio ed accede ad una molteplicità di strumenti che gli permettono di esprimere al meglio la propria creatività e personalità. La valorizzazione dell’apprendimento informale sarà un ulteriore fattore chiave che favorirà l’affermazione di giochi, ambienti immersivi e augmented reality come potenziali scenari di apprendimento.

Il ruolo dell’insegnante si configura come il punto chiave nel processo di trasformazione delle azioni di apprendimento. La presenza delle tecnologie all’interno dell’ambiente scolastico, renderà necessario uno sforzo dell’insegnante che dovrà sviluppare e mettere in campo competenze inespresse e magari rimodulare la propria stessa formazione per cercare di sfruttare al meglio applicazioni web 2.0 (wiki, blog, contenuti digitali, social network) che sono oggi l’emblema di una scuola fortemente innovativa. Anche le famiglie, quale agente di socializzazione primaria, avranno un ruolo determinate nel processo di valorizzazione di questo nuovo paradigma educativo. I genitori saranno infatti più coinvolti e partecipi nel processo di crescita e formazione dei figli e saranno in grado di seguire e monitorare costantemente, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, le attività, i progressi e l’intero processo educativo dei ragazzi.

Il lavoro di adeguamento che nei prossimi anni interesserà istituti scolastici e corpo docenti non è sicuramente facile o banale, ma rappresenta un primo importante passo verso la globalità, verso un mercato aperto, dove la formazione si riappropria del ruolo che da lungo tempo le è stato negato e dove la creatività e la collaborazione sono alla base di Paese interconnesso e più europeo.

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