E’ il Regno Unito a porsi come esempio virtuoso nell’ecosistema scolastico digitale europeo, grazie a un impegno economico del Governo che parte da lontano. Lì l’investimento nella Scuola è una priorità nonostante la crisi economica, mentre da noi vige ancora l’idea di poter cambiare tutto a costo zero o quasi.
E’ quanto risulta da una comparazione che il nostro sito può fare dopo l’analisi del caso inglese. Già era rivelatore un rapporto dello scorso marzo, dove l’OCSE metteva in rilievo come tra la scuola italiana e quella inglese, che ha digitalizzato l’80% dei suoi Istituti, vi fosse un gap di almeno 15 anni. Infatti, l’uso delle tecnologie nel campo dell’istruzione e della formazione è stato, negli ultimi 16 anni, una delle priorità assolute per il Regno Unito.
Fino a marzo 2011 il processo di diffusione capillare delle TIC è stato affidato ad una agenzia governativa (BECTA) che, a partire dal 1997, ha predisposto interventi sulle infrastrutture, sulle pratiche e sui contenuti che hanno portato effettivamente ad un cambiamento delle attività didattiche. Basti ricordare che nel 2003 sono stati stanziati 50 milioni di sterline a favore delle amministrazioni locali per l’acquisto delle nuove tecnologie educative.
Nonostante i conti in profondo rosso dello Stato, il Governo Cameron ha cercato di non sottrarsi all’impegno sul fronte del rinnovamento della scuola.
Così, attualmente 7 classi su 10 hanno la LIM e questo dato fa, del Regno Unito, uno dei contesti di maggiore diffusione al mondo di questo strumento multimediale, assieme a USA e Canada, nonché il più maturo dei mercati in Europa. Dopo un picco di vendite registrate tra il 2003 e il 2004, attualmente il 98% degli Istituti scolastici afferma di usufruire di 22 LIM per ogni Istituo, mentre il 100% delle scuole primarie dispone di 8 LIM per Istituto.
Anche per quanto riguarda la connettività, il Regno Unito sta compiendo passi da gigante: se fino al 2007 il motto era ” La scuola primaria naviga ad una connessione massima di 2 Mbps e la scuola secondaria ad una velocità massima di 8Mbps”, attualmente il 25% delle scuole primarie naviga ad una velocità di 2 Mbps e il 45% ad una velocità di 8Mbps, mentre le scuole secondarie hanno una velocità di connessione pari a 20 Mbps.
Entro l’inizio dell’anno scolastico 2014-2015 tutte le scuole secondarie saranno dotate di banda ultralarga. Ai fini del raggiungimento di questo obiettivo, il governo sta investendo 40 milioni di sterline, equamente distribuiti tra Ministero dell’Istruzione e Ministero della Comunicazione.
Infine, il Regno Unito vanta dati confortanti anche per quanto riguarda i sistemi di comunicazione docenti-studenti- famiglia: negli ultimi tempi, infatti, sono stati fatti numerosi progressi nel fornire report online ai genitori sulla storia scolastica dei propri figli. Circa il 77% delle scuole secondarie e il 23% delle scuole primarie utlizzano qualche servizio di comunicazione online, quali piattaforme di apprendimento, sistemi di gestione delle informazioni all’interno del sito della scuola ed email.
L’Italia ha molto da imparare anche dalla Svezia, Paese in cui l’innovazione nella scuola non è un surplus rispetto alle attività didattiche tradizionali, ma è parte integrante dell’insegnamento. Basti pensare che in questa nazione non vi sono laboratori multimediali, ma LIM in ogni sezione.
Come racconta Kristina Bjorkegren, operations strategist del settore education della Municipalità di Stoccolma, “la Svezia vanta la banda larga in ogni scuola e tutti i dirigenti scolastici possono fare richiesta delle LIM, sebbene il loro utiizzo sia poi lasciato alla discrezionalità dei docenti”.
“L’uso delle tecnologie didattiche- continua Bjorkegren- è una realtà quotidiana ormai consolidata: già nel 2009, secondo la banca dati OCSE, l’utilizzo dei personal computer, da parte degli studenti quindicenni, durante le ore di lezione di lingua svedese e lingue straniere era tra i più alti d’Europa”.
Il prossimo obiettivo del Ministero dell’Istruzione è quello di passare da una didattica basata sull’utilizzo dei personal computer ai tablet, che cominciano ad essere una realtà persino negli asili.
E l’Italia? Nonostante abbia una Agenda Digitale all’intenro della quale si evidenzia una “Agenda digitale della scuola”, il nostro apparato scolastico procede a passi lenti verso la digitalizzazione delle proprie strutture.
I dati forniti dal MIUR non sono assolutamente confortanti: vi è un personal computer per ogni 15 studenti nelle scuole elementari (ovvero, all’incirca uno per classe o poco più). Il rapporto pc/studenti si innalza, ma di poco, per le scuole medie e le scuole superiori: 1 pc ogni 11 studenti per le classi della scuola secondaria di primo grado; 1 pc ogni 8 studenti per quelle di secondo grado. Le Lim anche scarseggiano: Ve ne è una ogni 5 classi. Per quanto riguarda la connessione ad Internet, invece, otto scuole su dieci sono connesse, ma solo la metà delle classi ha accesso alla rete.
Il decreto legge n.95 del 6 Luglio 2012 senza mezzi termini imponeva che a partire dallo scorso anno scolastico le iscrizioni online, il registro elettronico e le pagelle digitali dovevano essere operative in tutta Italia.
Negli ultimi 15 mesi le cose non sono assolutamente cambiate e carta e penna fanno ancora da padroni nella maggior parte degli Istituti scolastici.
Trasformare in toto la scuola italiana non è assolutamente un’impresa facile, anche a causa della famosa formula contenuta nel decreto legge “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Inoltre, il MIUR non ha dettato alcuna linea guida per pagelle e registri online; non esiste un software unico e ogni dirigente scolastico deve cavarsela da solo.
Lo scorso 9 settembre il Consiglio dei Ministri ha Il Consiglio dei ministri del 9 settembre ha approvato il decreto L’istruzione riparte, che prevede lo stanziamento di fondi a favore della scuola e dell’ istruzione universitaria. In particolare, ci sono 15 milioni di euro per incrementare la connettività wireless nelle scuole secondarie (con priorità a quelle di secondo grado); 8 milioni (2,7 per il 2013 e 5,3 per il 2014) per finanziare l’acquisto da parte di scuole secondarie di libri di testo – da ora facoltativi e sostituibili con altro materiale – e ebook da dare in comodato d’uso agli alunni bisognosi; 10 milioni per il 2014 per la formazione del personale scolastico anche sul piano delle competenze digitali. Davvero poca cosa rispetto agli altri Paesi, che per altro hanno investito su questo fronte da molto più tempo. Invece di cercare di superare il ritardo, l’Italia continua a marciare lenta e senza impegno.