Scuola Digitale, cosa succederà nel 2016 e i rischi da evitare

Tante le azioni e i risultati concreti attesi nel 2016, in gran parte determinanti per l’intera strategia del Piano. Ecco in dettaglio cosa ci aspetta e quali problemi è meglio affrontare precocemente per evitare alcuni rischi. Vediamoli

Pubblicato il 11 Gen 2016

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Il 2016 sarà per la Scuola (digitale) un anno determinante, perché, come prevede il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) molte delle azioni previste sui diversi capitoli (strumenti, competenze e contenuti, formazione, accompagnamento) dovranno essere impostate, e i punti chiave del PNSD dovranno essere affrontati. In particolare, l’anno scolastico 2016/17 sarà il primo avviato con i nuovi piani di offerta formativa, in cui dovrebbe vedersi anche l’impronta chiara degli animatori digitali e l’indirizzo vincolante delle analisi effettuate dalle scuole nel loro processo di autovalutazione.

Ai blocchi di partenza del nuovo anno scolastico sarà chiaro se i nuovi adempimenti richiesti alle scuole saranno stati recepiti solo formalmente o anche sostanzialmente, se il cambiamento sta davvero prendendo piede. Il 2016 sarà anche l’anno in cui saranno note le risorse dedicate al monitoraggio dell’attuazione del PNSD e come quindi il Miur intende non solo avviare e stimolare il cambiamento con le azioni già presenti nel Piano, ma anche verificare i risultati raggiunti, valutare l’efficacia e la diffusione del cambiamento in tutte le scuole.

Ma andiamo per ordine.

Cos’è previsto per il 2016

Per riassumere le principali azioni che avranno un impatto significativo e dei primi risultati già nel 2016 seguiamo l’articolazione del PNSD nei quattro capitoli fondamentali

Strumenti

  • Accesso. Le scuole hanno la priorità nel piano per la banda ultralarga e quindi già nel 2016 ci saranno le prime coperture. In più, oltre 6 mila scuole vincitrici del bando lan/wan completeranno o realizzeranno il cablaggio interno. Da marzo è prevista anche la ripartizione di un finanziamento di 10 milioni a supporto dei costi per la connettività soprattutto per quelle scuole che non sono sostenute dalle amministrazioni.
  • Spazi e ambienti per l’apprendimento. Saranno attivate le realizzazioni di ambienti per la didattica digitale (aule “aumentate”, laboratori mobili, spazi alternativi) per le circa 4 mila scuole vincitrici del bando chiuso a novembre per un finanziamento totale di 100 milioni. Sarà anche avviata la modalità del “challenge prize”, per stimolare la progettazione di nuove soluzioni per la scuola digitale, ed è prevista la realizzazione del piano “laboratoriale”, con i laboratori territoriali, gli atelier creativi e i laboratori professionalizzanti secondo i bandi pubblicati a fine anno;
  • Identità digitale. Secondo un sistema conforme al Sistema Pubblico di Identità Digitale, saranno razionalizzate già nell’attuale anno scolastico le procedure di autenticazione ai sistemi Miur, mettendo a disposizione degli studenti un profilo digitale a cui sarà associato un curriculum digitale. Nel corso del 2016 anche per i docenti profilo digitale e curriculum digitale dovrebbero diventare realtà;
  • Amministrazione digitale. Sarà prodotto uno sforzo per favorire la digitalizzazione delle procedure, partendo dall’adesione ai programmi nazionali, come quello che si è da poco concretizzato sul fronte dei pagamenti elettronici. Il 2016 è anche l’anno in cui è prevista la dotazione del registro elettronico per tutte le scuole primarie (dove mancano ad oggi indirizzi chiari di utilizzo). A partire dal 2016, è prevista anche la pubblicazione dei dati relativi ai bilanci delle scuole, al Sistema nazionale di valutazione, dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, dei dati in forma aggregata dell’Anagrafe degli studenti, dei provvedimenti di incarico di docenza, dei piani dell’offerta formativa, dei dati dell’Osservatorio tecnologico, dei materiali didattici e delle opere autoprodotte dagli istituti scolastici e rilasciati in formato aperto.

Competenze e contenuti

  • Le competenze degli studenti. Nel corso del 2016 dovrebbero essere disponibili i primi format innovativi di percorsi didattici, secondo un avviso in uscita in queste settimane, per rendere disponibili a tutti i docenti le migliori esperienze metodologiche già presenti nelle scuole. Sarà anche data maggiore spinta e diffusione a iniziative sul pensiero computazionale come “Programma il futuro”.
  • Digitale, imprenditorialità e lavoro. È prevista la pubblicazione di un bando dedicato, per la costruzione di curricoli brevi per praticare l’imprenditorialità a scuola, oltre che la spinta a diverse iniziative già avviate su questo fronte (olimpiadi dell’imprenditorialità, contamination labs, ..). Allo stesso tempo è previsto l’avvio di iniziative (non ancora definite nello specifico) per l’orientamento e per il raccordo strutturale tra scuola secondaria e università in campo tecnologico allo scopo di massimizzare gli apprendimenti degli studenti su competenze IT.
  • Contenuti digitali. Già entro febbraio è prevista la pubblicazione di un bando per la costituzione di reti di scuole che completino o realizzino ex novo biblioteche scolastiche capaci di assumere anche la funzione di centri di documentazione e alfabetizzazione informativa, anche aperti al territorio circostante.

Formazione

  • La formazione del personale. Definiti gli snodi territoriali per l’erogazione della formazione (se ne prevedono 300), entro febbraio dovrebbe essere effettuata la ripartizione delle risorse e quindi l’avvio delle attività. Entro l’estate, sarà avviata la prima esperienza di alta formazione digitale, all’estero, presso i migliori centri e università del mondo, a 1.000 docenti e dirigenti scolastici con “forte propensione all’innovazione e alla cultura digitale”. A marzo tutte le istituzioni scolastiche del primo ciclo riceveranno una quota di 1.000 euro come parziale contributo per i costi di assistenza tecnica.
  • La formazione in ingresso per i neo-assunti. In questo anno scolastico 2015/6 si consolideranno ancora di più le pratiche di formazione innovativa per i neo-assunti (dalla progettazione online al peer-to-peer) che introducono all’utilizzo del digitale e alla sua applicazione nella didattica in modo da accompagnare i docenti nell’apprendimento.

Accompagnamento

  • La formazione del personale. Nel corso del 2016 gli animatori digitali indicati dalle scuole a dicembre dovrebbero essere formati ed essere posti così in grado di definire le attività da inserire nel Piano dell’Offerta Formativa. Sarà avviato un comitato scientifico che darà supporto per il monitoraggio del PNSD, monitoraggio di cui saranno definite le risorse a disposizione. Nel corso del 2016 anche l’Osservatorio sulla Scuola Digitale dovrebbe essere avviato.

In più, sempre nel 2016 è prevista l’attivazione di ben sei tavoli tecnici:

  • per le politiche del BYOD (Bring Your Own Device), con linee guida che, con il coordinamento di AgID, dovrebbero indirizzare le scelte tecniche per consentire agli studenti di utilizzare i propri dispositivi;
  • per la definizione di un framework per le competenze digitali degli studenti, anche proponendo una revisione delle indicazioni nazionali;
  • per l’aggiornamento del curricolo di “Tecnologia” alla scuola secondaria di primo grado;
  • per gli standard minimi e i requisiti tecnici per gli ambienti on line per la didattica, in collaborazione con AgID;
  • per la definizione di linee guida per l’autoproduzione di contenuti didattici digitali
  • per i contenuti della formazione in servizio per l’innovazione didattica e organizzativa.

Alcuni punti di attenzione

Tante azioni, tanti impegni, tanti risultati concreti attesi già nel 2016 per un piano certamente tra i più ambiziosi mai definiti sul fronte dell’innovazione scolastica. Allo stesso tempo, un “piano della normalità” come sottolineato da Antonio Fini.

Avendo a cuore il successo dell’iniziativa, è credo utile e opportuno segnalare i rischi che, se non affrontati precocemente, possono renderlo difficile, anche perché le resistenze al cambiamento saranno tante e forti e il capitolo dell’accompagnamento, che è fondamentale, è quello che sembra più debole e meno definito. Elenco quelli che mi sembrano i rischi principali per il 2016, e su cui credo sia urgente intervenire:

a) i dirigenti scolastici e, anche se in misura minore, i dirigenti amministrativi, sono cruciali per l’attuazione del Piano nelle singole istituzioni scolastiche. È fondamentale che siano parte attiva e positiva del cambiamento. Ma sappiamo che oggi non lo sono dappertutto e hanno spesso rappresentato la resistenza più rilevante alle innovazioni. Il loro accompagnamento (costituito da formazione, coaching, tutorship, ma anche di obiettivi chiari e valutazioni coerenti) deve essere considerato di priorità massima. Dal Piano (e da quanto avvenuto negli ultimi mesi del 2015) non si evince;

b) per spingere in modo inequivocabile verso la necessità del cambiamento sostanziale, c’è uno strumento tra i più avanzati che sta mettendo in campo il Miur e che però nel Piano non è mai citato: il Rapporto di Autovalutazione (RAV). Il RAV, che dal 3 novembre è pubblicato online per tutte le scuole, è la base fondamentale per la definizione del piano di miglioramento di ciascuna scuola e quindi per innestare in modo proprio, rispetto a carenze e specificità della singola scuola, le innovazioni che anche nel PNSD vengono indicate. Poiché il cambiamento si realizza se si consolida il ciclo valutazione-miglioramento, l’assenza del RAV nel PNSD vicino al piano di miglioramento e al Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) rischia di indurre a pensare che si possa innovare senza analizzare approfonditamente i problemi da superare;

c) quando si tratta il tema dell’accompagnamento non si fa mai cenno a task force di supporto, ma solo a interventi formativi (articolati) e di monitoraggio. Eppure, nei progetti di cambiamento più ampi e ambiziosi (come certamente è questo) il supporto pratico e metodologico, che consente di superare i problemi e le resistenze, ma anche di avvertire l’organizzazione concretamente “al proprio fianco” è uno dei fattori di successo. Il presidio di due delle fasi cruciali del cambiamento (secondo Kotter, “comunicare la visione” e “rimuovere gli ostacoli”) necessita di presenze capillari. A chi sarà in carico questo supporto? Agli Usr o alle reti di scuole? Si utilizzeranno le competenze di Indire sul miglioramento? E, soprattutto, quando sarà definito?

d) l’organizzazione che deve governare il cambiamento non mi sembra emerga con forza e chiarezza, in termini di ruoli, dimensione, funzionamento, soprattutto a livello territoriale. Eppure è indispensabile che sia definita e sia adeguata al compito ambizioso che deve realizzare. Possono farlo gli Usr in piena continuità con il passato o devono essere riorganizzati per riuscire ad essere efficaci come sono soltanto in alcune regioni? Come si pensa di agire verso Usr che, a partire dai siti web, sembrano comportarsi come fossero ciascuno entità autonome?

e) i cambiamenti si realizzano se il valore dell’innovazione viene affermato inequivocabilmente da chi lo promuove, e quindi, anche, se viene premiato chi innova e disincentivato chi resiste. La valutazione dei docenti assume, così, un’importanza basilare. In questo contesto, è di enorme rischio la scelta del Miur di suggerire agli USR di inserire nei “comitati di valutazione dei docenti“ soprattutto dirigenti e anche in pensione (e quindi certamente al di fuori del processo di cambiamento). Un rischio che forse sarebbe bene non correre, anche con una brusca ma sana marcia indietro.

La capacità di ascolto in questo processo di definizione del PNSD è stata, da parte del Miur, certamente notevole. Adesso, le tante azioni innovative previste nel 2016 richiedono capacità di supporto e indirizzo capillare, valorizzando il momento in cui il piano si declina nelle tante realtà scolastiche, con il PTOF. Accompagnare le scuole in questo percorso nel 2016 è fondamentale, perché è lì che l’innovazione scolastica trova una forma specifica. Farlo diventare un momento di formazione collettiva per le diverse comunità scolastiche è un’opportunità da cogliere, anche per rendere chiaro il senso profondo dell’innovazione che si vuole realizzare. Non allora un evento, ma mille incontri operativi territoriali possono essere la chiave del nuovo corso.

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