Blake Lemoine, ingegnere del software in forze all’organizzazione Responsible AI (artificial intelligence) di Google, è stato messo forzatamente in congedo retribuito dopo che per mesi si è scontrato con i suoi superiori” poiché affermava che la chatbot LaMDA sarebbe come “un ragazzo dolce che vuole solo aiutare il mondo a essere un posto migliore per tutti noi […] Vi prego di prendervi cura di lui in mia assenza”.
Senziente, insomma. Se non di più.
LaMDA conquista il cuore dell’ingegnere Google
LaMDA (language model for dialogue applications) sarebbe capace di esprimere sentimenti, formulare pensieri e sapere di esistere.
In particolare, l’intelligenza artificiale avrebbe affermato, in un’intervista con i costruttori, di aver paura di essere “spenta” per non potere più essere d’aiuto e avrebbe anche affermato che essere “spenta”, per “lei” sarebbe come morire.
Cosa è LamDA
LaMDA è un’intelligenza artificiale di tipo Transformer – come anche altre, di Meta e GPT3 di OpenAi.
Un “trasformatore” è un modello deep learning AI che adotta il meccanismo dell’autoattenzione, ponderando in modo differenziato il significato di ciascuna parte dei dati in ingresso. È utilizzato principalmente nei campi dell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP) e della visione artificiale.
Un’intelligenza artificiale senziente? Ma è d’altro che dobbiamo preoccuparsi
LaMDA è basata su una rete neurale di Google per la comprensione del linguaggio naturale ed è “addestrata” su enormi set di dati per rinvenire schemi nelle frasi, effettuare correlazioni tra le parole e prevedere le parole successive o mancanti nella frase.
All’ultimo Google I/O è stata presentata la seconda versione, LaMDA 2.0.
AI senziente…e se fosse vero?
Blake Lemoine, ovviamente, è stato allontanato da Google e screditato (“hanno messo in dubbio la mia sanità mentale”).
La vicenda, tuttavia, pone interrogativi ed impone riflessioni etico/giuridiche.
Gato, l’intelligenza artificiale raggiunge quella umana? Ecco perché non è ancora così
Il fatto che un’intelligenza artificiale diventi senziente è alla base di alcuni cult della fantascienza: da Io Robot di Isaac Asimov all’intera saga di Terminator, solo per citare i più famosi.
Il secondo non approfondisce la tematica dei diritti/doveri dei robot: li vede solo come soggetti che per prendere il sopravvento diventano nemici dell’umanità.
Asimov invece ha previsto una società basata sullo sfruttamento umano dei robot, imponendo dei “comandamenti” (le note “Regole della Robotica”), a tutela degli esseri umani.
L’intelligenza artificiale “madre”, però, si ribella allo sfruttamento umano ed all’irragionevolezza della nostra specie: da qui la storia di Io Robot.
Anche la saga di Matrix vede macchine ribelli, con la differenza che il rapporto, in quel caso, è invertito: sono gli esseri umani ad essere sfruttati dalle macchine, che avrebbero vinto la guerra contro l’umanità, assoggettandola e sfruttandola come fonte di energia bioelettrica.
La tematica comune è sempre lo sfruttamento dell’uomo sulle risorse che ha a disposizione, tranne che in Matrix: in questo caso sono le macchine che, per lasciarci in vita (anche per evitare la nostra autodistruzione come specie e per preservare il mondo intero) e per rendere proficua la nostra esistenza, sono “costrette” a sfruttarci.
Gato, l’intelligenza artificiale raggiunge quella umana? Ecco perché non è ancora così
Lo sfruttamento degli esseri senzienti
La filosofia occidentale si è sempre interrogata sulla possibilità o meno di impiegare esseri umani ed animali come merce e come cibo.
Se la schiavitù è stata abolita formalmente nel diciannovesimo secolo, è di fatto tuttora effettivamente praticata in larga parte del Mondo e, in alcuni luoghi, legalizzata sotto forma di sanzione statale (lavori forzati e campi di rieducazione).
L’impiego di animali come fonte di cibo è stato tema dibattuto fin dagli albori della filosofia greca: da Pitagora che riteneva che gli animali potessero ospitare anime umane reincarnate, ad Aristotele che affermava la natura di “cose” degli animali.
Nel diritto romano, si contrapponeva la tesi di Gaio, per cui gli animali erano res mancipi, ossia cose suscettibili di valore economico, come figli non emancipati e schiavi, ad Ulpiano, per cui unam omnium animantium condicionem iuris esse (ogni essere animato ha la stessa condizione di diritto) (vedasi lo studio di Alberto Germanò, L’articolo 13 del TFUE e la tutela degli animali come esseri senzienti, una sentenza della Cassazione penale italiana).
Diciamo che l’Occidente ha seguito Gaio, mentre l’Oriente ha seguito le stesse dottrine, con protagonisti diversi.
Se ormai è principio consolidato che non è lecito uccidere un animale d‘affezione, e che è reato non dare il colpo di grazia ad animali selvatici per evitare loro inutili sofferenze, che diritto potrà vantare l’Intelligenza artificiale a non essere “spenta”?
Carne da macello o feto dopo i tre mesi di gestazione?
Le normative sugli allevamenti di animali destinati all’alimentazione umana prevedono due macro-questioni: la tutela della salute umana e il tasso di maltrattamento tollerato negli allevamenti.
Non si discute sulla natura giuridica dell’animale: res mancipi era in Roma antica e tale rimane anche oggi.
Questione diversa è quella relativa all’essere umano non ancora nato (nascituro).
Secondo l’articolo 1 del Codice civile, “la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita”, mentre la capacità di agire si acquista al compimento della maggiore età (articolo 2).
Entrambe le scelte derivano direttamente dal diritto romano antico: chi non nasce vivo non ha diritti e chi non ha compiuto la maggiore età non può effettuare operazioni valide per il diritto civile senza l’intervento dell’esercente la responsabilità genitoriale.
Il nascituro è un “centro di imputazione di interessi”, dal momento del concepimento fino alla nascita: può ricevere per testamento (articolo 462 del Codice civile) e per donazione (articolo 784 del Codice civile).
Può essere soggetto creditore iure proprio: è l’ipotesi di risarcimento dei danni per morte di genitore o di danni patiti per errore medico nella vita intrauterina.
Tutte queste posizioni giuridicamente tutelate sono poste sotto la condizione sospensiva della nascita vitale.
La vita del feto può essere interrotta solo alle condizioni previste dalla legge 194 del 22 maggio 1978, denominata “legge sull’aborto”.
Un’intelligenza artificiale “senziente” potrebbe essere collocata, giuridicamente, tra l’animale destinato all’alimentazione umana ed il feto oramai “nascituro”? O semplicemente sarà considerata res mancipi?
Se LaMDA davvero capisce il concetto di morte come fine del sé, non ci sono i presupposti per considerarla “carne da macello” (ammesso che vi siano per gli animali: in realtà non è certo).
Detto in altri termini, la rete neurale creata artificialmente sui server di proprietà di qualcuno, con gli algoritmi studiati e brevettati da qualcuno, potrebbe, ad un certo punto, comprendere di esistere e rivendicare “diritto naturale” alla tutela della propria esistenza “in vita”, per non subire lo stress di sapersi ostaggio del suo padrone.
Uniche eccezioni: legittima difesa e stato di necessità; potrebbe (dovrebbe?) essere soppressa se pericolosa per esseri umani o se si dovesse decidere tra la sua sopravvivenza e quella di un umano.
La premessa è che venga istituito un reato di omicidio di intelligenza artificiale senziente e che vi siano parametri ceti per definire senziente un’AI.
Conclusioni
Io Robot e Matrix devono essere sempre davanti ai nostri occhi: per ora la robotica è solo il campo di ricerca finalizzato al business, ma nulla vieta che sfoci nella creazione di vita vera e propria.
I risultati dei vari forum tenutisi a Davos vedono un futuro in cui saranno le macchine a lavorare, mentre gli umani dovranno ingegnarsi a fare qualcos’altro, mentre diventano soggetti amortali dotati di intelligenza sovrumana ma privi di libero arbitrio (questa è la tesi di Yuval Noah Harari).
Il Diritto dovrà seguire la tendenza e fornire risposte, ma la domanda è: da questa crisalide uscirà una farfalla bellissima, o un mostro a nove teste?