il commento

Se la cinese Tik Tok invade l’Occidente: ecco i timori per i nostri diritti

L’intelligence Usa apre un’indagine sui problemi connessi al successo di Tik Tok, di privacy e violazione della libertà di espressione. Su questo bisogna tenere il punto: rifiutiamo interferenze e invasioni di campo che possono ledere in modo irreparabile i fondamenti della nostra Costituzione e della nostra democrazia

Pubblicato il 07 Nov 2019

Marco Mayer

Professore straordinario di storia dell'intelligence, corso di laurea magistrale in studi internazionali, Link Campus University

TikTok-SocialStrategy

L’App cinese di intrattenimento Tik Tok (anche grazie al consistente supporto pubblicitario di Facebook) ha avuto un grande successo negli Stati Uniti conquistando popolarità soprattutto tra i teenagers (60% degli utenti). Per facilitare la propria espansione in Nord America due anni fa l’azienda proprietaria di Tik Tok aveva anche comprato l’app statunitense Musical.ly.

Le preoccupazioni americane su Tik Tok

E’ la prima volta che l’Occidente conosce il successo di un servizio digitale nato altro; per di più, in Cina. Questa novità sta creando qualche preoccupazione.

Nei giorni scorsi Reuters ha segnalato che la comunità di intelligence americana ha avviato una indagine per comprendere se l’App cinese -che ha circa 26 milioni di utenti USA -costituisce un potenziale rischio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.

La vicenda rilevante perché’ alle note preoccupazione sulle reti, componenti e devices 5G gli Stati Uniti sembrano aprire un nuovo fronte sul piano “soft” (app, social media, cc.)

Per quanto riguarda il caso specificati Tok di esistono da tempo dubbi sulla reale correttezza delle procedure del processo di acquisizione da parte cinese (che risale al 2017) nonché sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale degli artisti.

Tuttavia, ciò che colpisce non sono tanto questi profili tecnici rispetto ad un investimento straniero (CFIUS), quanto l’ipotesi che l’App cinese operi una vera e propria censura (per esempio sulle proteste di Hong Kong) e che immagazini in un data center tutte le informazioni raccolte sui cittadini americani ed in particolare quelle sui giovani della cosiddetta generazione Z e sui minori di 13 anni.

L’ azienda cinese proprietaria di Tik Tok (Byte dance – fondata da un giovane imprenditore Cimini Zhang negli elenchi di Forbes) ha smentito queste accuse.

Siamo ancora ai preliminari, tutto è secretato ed è pertanto impossibile valutare con cognizione di causa la vicenda specifica.

Quello che è utile sottolineare è che l’azienda madre cinese Byte Dance ha moltissime diramazioni all’estero in 150 paesi e 75 lingue ed è pertanto una realtà globale da monitorare con attenzione anche in Italia, dove moltissimi ragazzini e ragazzine la usano per realizzare i loro piccoli video.

In un articolo stimolante su Asian Times Francesco Sismi ha evidenziato l’approccio diverso adottato almeno sinora dal Partito Comunista sulle proteste di Hong Kong rispetto all’epoca di piazza Tienanmen. Tempi e luoghi sono diversi e difficilmente comparabili. Tuttavia, la speranza è che l’approccio di Pechino su Hong Kong sia prudente e lungimirante. Altrettanta saggezza servirebbe in ambito digitale: il 5G e i social hanno in sé un potenziale liberticida e

In conclusione

Su questo la politica estera italiana e l’Europa dovrebbero tenere il punto. Non dobbiamo imporre i nostri valori   alla Cina o ad altri paesi; ma neppure subire interferenze e invasioni di campo che possono ledere in modo irreparabile i fondamenti della nostra Costituzione e della nostra democrazia. La ragione di Stato impone intransigenza politica che una Camera dei deputati distratta non è stata in grado di esprimere nella conversione del Decreto-legge in materia di Cybersecurity. Speriamo che il Senato comprenda la rilevanza costituzionale di questi temi.

Chi ha davvero a cuore le libertà della persona sa – Trump o non Trump – che alcune preoccupazioni degli Stati Uniti in materia di 5G non per niente infondate.

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