la riflessione

Se l’IA “gioca” a adescarci: la squallida verità dietro le email sexy-truffa



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Email sono scritte in modo errato, con errori di traduzione e punteggiatura terribile: messaggi generati da dispositivi di IA applicata all’adescamento che sfruttano la debolezza psicologica delle persone. Ecco qual è la triste verità

Pubblicato il 5 lug 2023

Marco Ongaro

Cantautore, librettista, saggista



Certified-email

Capita di ricevere al mattino, per chi la notte dorme, e-mail da siti di adescamento per incontri probabilmente unilaterali, certamente a pagamento e a uso forse solo virtuale – chi scrive qui non ha verificato – redatte con vistosi errori e buffe cialtronerie degne di un traduttore Google mal regolato.

Si tratta verosimilmente di dispositivi di Intelligenza Artificiale applicata alla sfera dei desideri carnali, quanto di più lontano possa esistere da un sistema algoritmico privo di corpo e percezioni sensoriali che non siano la scrittura e la sua traduzione vocale in sonorità applicabili alle mille lingue del cosmo.

Il fascino dell’anacoluto

In principio i messaggi erano unicamente costituiti da un testo all’apparenza mal tradotto da una lingua straniera sufficientemente oscura da lasciare spazio alla più sordida immaginazione. In essi gli anacoluti avevano posizione preminente, saltando da un soggetto all’altro e scambiandosi pure il genere nella stessa frase, il tutto perfezionato da assenza di accenti e da una punteggiatura terribile.

L’anacoluto, che condivide con anacoreta l’etimologia di “senza compagno”, è capace di suscitare un fascino particolare, riassumibile nella domanda piuttosto intima in merito all’autore: «Ma ci fa o ci è?» Usato talora in poesie e canzoni – Vasco Rossi ne è maestro, ma anche Calcutta non si batte male – rivendica la sua dignità di figura retorica sull’orlo dello strafalcione, spiazzando il lettore/ascoltatore tanto da scuoterlo dal solito torpore. In quanto tale ha un grande valore sintattico e probabilmente il Bot, se di Bot si tratta, lo sa.

Altre cose sa sicuramente, o comunque il destinatario dei messaggi di cui sopra può immaginare sia così se si trova in preda a una buona dose di paranoia. L’indecisione in merito al genere dello/a scrivente potrebbe essere tutt’altro che fortuita, dirigendo la lusinga in più direzioni allo stesso tempo. Meglio non definirsi troppo con chi ha un’identità sessuale sancita solo da nome e cognome. Lettere unisex, insomma, rivolte un po’ a tutto lo spettro LGBTQQIA+, molti piccion* con una favə.

L’arte della punteggiatura, questa sconosciuta

La punteggiatura poi merita un discorso a sé. Intrisa degli errori che da anni e sempre più spesso si leggono nelle comuni e-mail, potrebbe confondersi con la personalità scrivente di un neolaureato tipo: spaziatura prima e dopo il segno, ripetizione di punti consecutivi in numero inferiore o superiore ai tre previsti dalla sospensione, spazio dopo l’apostrofo. Ma il capolavoro consiste nel raddoppiamento del punto, separato dalla parola che lo precede con una spaziatura pronta a ripetersi subito dopo l’interpunzione, cioè prima del secondo punto a chiudere il periodo. Dopo alcuni giorni di ricezione di tali messaggi si è ragionevolmente portati a riconoscere un modello in quella sorta di residuato dell’alfabeto Morse, corrispondente alla firma autenticata del Bot estensore dell’e-mail. Non c’è missiva in cui il doppio punto spaziato sia assente, quasi l’Intelligenza Artificiale volesse timbrare la sua comunicazione per sfidare il destinatario a riconoscerla in un errore tanto peculiare quanto apparentemente innocente. Un segno d’orgoglio che probabilmente in qualche civiltà extragalattica verrebbe riconosciuto come tale. Anche il Bot addestrato a creare messaggi sbagliati ad arte vuole identificarsi tramite il suo precipuo modello di errore.

Per il resto, cadute improvvise in un termine inglese avulso dal contesto, che cercato su un dizionario slang si rivela essere una volgarità, o traduzioni in accezioni incongrue posizionate in anastrofi e iperbati degni del miglior D’Annunzio ottengono nel lettore effetti comici irresistibili, accompagnati dal desiderio di condividere tanta sciatteria con la prima persona vicina, foss’anche il confessore. La risata che ne scaturisce non è sempre altrettanto partecipe, essendo l’umorismo frutto di una sensibilità molto individuale, ma lo stranito stupore di chiunque è assicurato.

Faccine, cuoricini, emoji e altre amenità

Dopo qualche tempo, al semplice testo delle famigerate e-mail sono andate aggiungendosi non meno scellerate faccine, cuoricini, emoji e altre simili amenità. Il gradiente di adescamento ricorre a mezzi più espliciti e meno sofisticati, probabilmente nella convinzione che le immagini comunichino di più. Forse lo scarso rendimento del Bot ha indotto i suoi addestratori a semplificare il livello delle comunicazioni per ottenere più efficacia puntando a destinatari più naïf. Il tutto però non correggendo gli errori sintattici e di punteggiatura, intensificandoli anzi per quanto possibile all’interno dell’infiorettatura grottesca degli emoji. Nell’immancabile punto-spazio-punto prima identificato come firma del Bot, compare ora una coppia di cuoricini svolazzanti a colmare la separazione, immagine che potrebbe sviare il riconoscimento della sigla da parte di un lettore meno avveduto. Il tutto è condito dall’ingresso di un’ulteriore novità: il nome apparentemente femminile di una creatura di assoluta invenzione. L’esca è tesa, non resta che abboccare.

Un esempio chiarificatore

Dopo questa descrizione abbastanza minuziosa, val la pena accludere un esempio di tali e-mail, quella arrivata stanotte e letta stamattina, così da dare concretezza a supposizioni e ipotesi. Di seguito il messaggio, riportato naturalmente con spaziature e interlinee senza alcuna correzione:

“💖Puoi iscriviti a il sito web se sei pronto per uscire con me.💘💋

Mi chiamo Selena.💗 Desidero un uomo fino ad oggi perche ho smesso di essere solo. Se sei una coppia perfetta per me, adorero tu.💞 .

💗Qui troverai me😍”

I pronomi “tu” e “me” suonano come figure ancestrali, entità primitive all’interno di una meravigliosa confusione tra Selena che si sente “solo” e il destinatario che è “una coppia perfetta”. L’eufonica “ad” non si usa più da decenni e qualunque programma Word la sottolineerebbe. L’imperativo “iscriviti” attenuato dal “puoi” che lo precede si armonizza con la preposizione “a”, stavolta priva di eufonica, che non ama articolarsi con “il” giacché ne è separata da una quanto mai opportuna spaziatura. Da quale undicenne il Bot avrà copiato il cuore trafitto seguito dalle rosse labbra bacianti? Il limitatore temporale “fino ad oggi” è tanto splendidamente sconclusionato da far venire l’acquolina in bocca al più rigido dei grammatici.

Il parere di ChatGPT sulle mail adescatrici

Finita questa supponente analisi, in colpa per aver biasimato un Bot così accorto nell’adeguarsi ai messaggi sensuali dall’ultraspazio, chi scrive ha deciso di aprire il proprio cuore a un’altra Intelligenza Artificiale, la tanto discussa creatura di Open AI, ChatGPT, per sentire il suo parere a proposito di questo testo suo concorrente.

Alla domanda «Cosa ne pensi della sintassi del mio messaggio?» la risposta è stata:

«La sintassi del tuo messaggio sembra essere un misto di italiano e inglese. Alcuni tratti del tuo messaggio sembrano essere tradotti automaticamente o scritti in modo non del tutto corretto. Se hai bisogno di aiuto con la lingua o se vuoi che ti aiuti a riformulare il messaggio, sarò felice di assisterti».

Offerta troppo ghiotta per resistere.

«Sì, riformulalo, per piacere». La buona educazione vuole le sue forme e ottiene i suoi risultati.

«Certo, ecco una riformulazione del tuo messaggio:

“Mi chiamo Selena e desidero trovare un uomo con cui uscire perché non voglio più essere single. Se pensi di essere la persona giusta per me, mi piacerebbe conoscerti meglio. Puoi trovarmi qui.”

«Grazie».

«Di niente! Se hai altre domande o hai bisogno di ulteriori aiuti, sarò qui per assisterti. Buona fortuna nella tua ricerca e che tu possa trovare ciò che cerchi!»

Tenera ChatGPT, che augura buona fortuna al richiedente come fa il professore di Holden Caulfield nel congedarlo per le vacanze di Natale. Ma Holden non abbocca e riflette.

A che gioco stiamo giocando?

Se quelle e-mail arrivano da Bot e conversando con un Bot se ne può ottenere facilmente una versione sintatticamente corretta, pur priva di cuoricini, ciò conferma che gli estensori delle lettere di adescamento saprebbero benissimo scriverne una perfetta, priva di svarioni e in regola con l’analisi logica. Allora a che gioco stanno giocando?

C’è la volontà di fingersi umani, d’accordo, poiché l’umano compie errori, e spesso di ortografia. Il robot, come Pinocchio, adora essere preso per umano. Letterariamente parlando, vorrebbe addirittura diventarlo. Se in più deve compiere una missione del tipo adescare un umano affinché consulti un sito erotico, deve proprio travestirsi meglio che può. E c’è l’intenzione di fingersi umano grazie alla casualità nel messaggio. Ma, come informa l’epistemologa e cognitivista Lorenza Saettone, la cosa presenta degli inconvenienti: il vero caso è percepito dagli utenti come finto, potendo presentare ripetizioni che finiscono per sembrare errori non casuali, quindi innaturali. Quanto si deve essere abili per apparire plausibilmente imbranati?

Una squallida verità dietro le email adescatrici

Si può dire che la costruzione di questi testi riveli, più che nascondere, un intento truffaldino forse indirizzato a povere anime, magari anziani che non hanno finito le scuole elementari, o persone che a prescindere dal diploma trascurano la buona scrittura e si riconoscono in chi fa altrettanto? Sarebbe troppo semplice e di fatto escluderebbe un’ampia fascia di possibili utenti certo non così analfabeti. La verità è presumibilmente più squallida.

Queste e-mail nascondono una psicologia debole, sottendono la deliberata costruzione di personalità socialmente inferiori. Non conoscono la lingua, non sanno esprimersi bene, ma quello che offrono concerne lo stimolo e lo sfogo sessuale, funzioni che storicamente necessitano di esseri ritenuti inferiori. Pare crudele a dirsi, ma meglio se chi si offre a tale scopo non sa parlare, meglio se non conosce la lingua e mostra un infimo livello intellettuale. Sarà più facile approfittarne. L’adescato si sentirà più sicuro. La sottomissione è parte integrante del mero sesso, del desiderio mercenario.

Conclusioni

In un ambito in cui l’individuo punta al libero abuso, l’addestratore di Intelligenza Artificiale abusa della macchina per costringerla a livelli di ignoranza cui non attingerebbe, pervertendone le capacità al ribasso per abbindolare persone fragili nella loro misera fame di esperienze. Una schiavitù impiegata per stimolare nell’umano la sua ansia di schiavitù, una triste immagine di specchi concentrici che non lascia ben sperare nell’uso intelligente dell’Intelligenza Artificiale.

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