Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono dunque completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
Una corsa interminabile. Le pietre. I prati. Le nuvole. Grigie. Lui più anziano. Lei più veloce. Dietro un bus, rosso, a due piani. A distanza.
Kor Trohn: “Io sto col dottor Mabiis… quello è un genio, ci ha salvati tutti…”
Sug Yung: “Forse sono un freddo e cinico essere umano… ma almeno ci sfoltivamo… Eravamo quasi arrivati al consenso della galassia su una legge per la terminazione obbligatoria arrivati ai 222 anni d’età… dopo duecento anni di noia assoluta… di una vita senza una sorpresa, senza un incidente… senza un bell’ostacolo… ciao a tutti! Una dolce dipartita e via! Ora torneremo ai tricentenari ed oltre… batteremo le tartarughe…”
Kor: “Ma almeno si avrà di nuovo una vita vera! Eravamo ridotti a vivere solo dentro storie inventate, nella nostra personal fiction totale, immersiva… ma non per ubriacarci di fiction e consolarci di una vita grama, come facevano una volta… non per evadere, dalle fatiche quotidiane, dalle tensioni. Prima che il dottor Mabiis ci salvasse, eravamo tutti immersi nella fiction totale per avere almeno una vita, anche se parallela, anche se inventata, con lacrime, coi guai, con tensioni, problemi, coi malanni inaspettati… con malattie improvvise, incurabili! Eravamo tutti ridotti alla paranoia collettiva omologata…”
Sug: “Non cambiare discorso!… Semplicemente non c’è spazio nell’intera galassia per esseri che possono vivere fino a quattro secoli… anche di più…”
Kor: “C’è sempre spazio per tutti, Sug… una vita lunga ci concede lunghi viaggi… col ricambio ormai al novanta per cento dei nostri organi possiamo durare per secoli…”
Sug: “Non saremo più noi… è una vecchia storia… ricambio dopo ricambio… scompare l’originale…”
Kor: “Ma è quello che avviene per tutto ciò che esiste ormai! Tutto è mantenuto in vita col ricambio delle parti… la nostra civiltà si basa su questo… e se duriamo così a lungo… l’unico spazio vitale lo possiamo trovare lontano, molto lontano. I nostri esploratori e coloni sono soprattutto quelli che accettano il ricambio massimo possibile…”
Sug: “Ma quando avremo sostituito ogni nostro pezzo, ogni nostra cellula, noi saremo un’altra persona… e noi non siamo dio… lasciamola fare a lui questa forzatura…”
Kor: “Oddio mi parli di dio!… Non sapevo che dio facesse delle forzature…”
Sug: “Siamo circondati dalle sue forzature… noi siamo una delle sue più riuscite, direi!”
Kor: “Siamo noi che abbiamo mischiato la materia per farne dei sogni… al contrario di come diceva quel tale… e con tante memorie e tante materie abbiamo forzato la cosa a cui tenevamo di più… la durata della nostra vita… anche se noiosissima, magari, ma ci piace lunga… lunghissima… ad immagine e somiglianza di dio!”
Sug: “Ma che dici? E i milioni che si terminano ogni giorno per la Sindrome della Noia Assoluta? Gli esseri umani non vogliono vivere per sempre… non è della natura umana… se fossimo eterni non avremmo più nulla… né i sentimenti, né le case, né i viaggi…”
Kor: “Appunto i milioni che si terminano hanno una voglia, una spinta… sono veri!”
Sug: “Siamo ridotti che per essere veri, come dici tu, occorre terminarsi…”
“È in corso una conversazione di livello t, agenti. Vuol dire che almeno dieci memorie connesse superiori stanno lavorando alla grande… Sono probabilmente due soggetti anziani. Forse uno è un tutor… Dobbiamo stare attenti, non ci possiamo permettere errori…” la Memory Squad si inerpicava. Il bus rosso si fiatava.
“Questo è un grosso bottino… se ci mettiamo le mani sopra…” la comandante Khaspros seduceva i propri pensieri.
Kor Trohn e Sug Yung correvano. Le mura antiche. Scorrevano. Piegavano. Svoltavano. Inerpicavano. Accaldavano. Assecondavano. Perspicaciavano. Frastornavano. Ribattevano. Solo le pietre sanno parlare chiaro.
Gli agenti avanzavano. Circondavano. Esigevano. Sfioravano le nuche. Carpivano le memorie.
“Stupendo agenti! Ben nove memorie connesse della serie massima! È stato un gran raccolto…”
Kor: “Grazie agenti… d’averci terminato… ora potremo verificare le nostre infinite disquisizioni…”
Sung: “…insieme a dio.”
Kor Trohn e Sug Yung si accasciarono.
Due sorrisi. Ampi. Immobili.
Sul commosso selciato.
(89 – continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)