Tra gli emendamenti al decreto Sostegni bis un mio emendamento, condiviso trasversalmente dai tutti i partiti di maggioranza, prevede lo stanziamento di 40 milioni di euro per l’I3A, l’Istituto di Intelligenza Artificiale che sorgerà a Torino. Un’iniziativa che sottolinea la strategicità delle nuove tecnologie strettamente interconnesse con l’intelligenza artificiale evidenziata in particolare in questo anno di pandemia. Abbiamo la grande possibilità di colmare l’annoso divario sulle infrastrutture digitali rispetto agli altri Paesi europei e auspichiamo che l’Istituto nasca presto proprio nella città che tanto si sta spendendo in questi mesi per un intero ecosistema innovativo con ricadute strategiche per tutto il Paese.
E tengo a sottolineare che le risorse menzionate per l’I3A vengono prese dal fondo parlamentare e non tolti a nessun altro settore. Ragione che ancor di più ci spinge a sperare che l’esito di questa iniziativa vada a buon fine.
Non possiamo più prescindere da temi come l’Industria 4.0, la Cybersecurity, 5G e tutte quelle avanguardie che stanno cambiando le nostre vite.
Torino punto di riferimento internazionale per l’innovazione
E Torino nello specifico si sta rivelando ormai punto di riferimento a livello internazionale per l’innovazione tecnologica. Lavorare nel settore ha premiato la giunta di Chiara Appendino che ha avuto diversi riconoscimenti. Basti pensare che la Harvard Alumni Entrepreneurs, organizzazione internazionale di alunni dell’università americana con un focus su imprenditorialità e innovazione, ha scelto la città piemontese come modello di laboratorio urbano per il primo appuntamento di ‘Smart Cities’, ciclo di eventi online sulle città intelligenti.
L’Agenda di Torino sull’innovazione: “Così la città sarà casa delle tecnologie emergenti”
Da torinese posso essere fiero del fatto che inoltre, proprio la mia città sia stata la prima in Italia a ideare un tavolo tecnico di Pianificazione sul 5g, e che ha visto il Comune coinvolgere Mise, Arpa Piemonte, Asstel, e gli operatori Tim, Vofafone, Wind, Tre, Iliad e Fastweb. Solo con un dialogo e la stretta collaborazione tra i vari attori possiamo mandare avanti questo processo di trasformazione.
Gli italiani continuano ad essere esempio nel mondo e grandi innovatori. Abbiamo principalmente un solo problema, altrettanto noto: la burocrazia, l’amministrazione, l’iter delle leggi spesso lungo e faticoso.
Avanti nel digitale per dare un futuro al paese
Eppure, sappiamo bene che per rendere migliori le vite degli italiani servono soprattutto infrastrutture e servizi all’avanguardia grazie alle quali possiamo rendere efficiente tutto il resto. Dallo sviluppo industriale, a quello delle piccole imprese, fino alla valorizzazione di ambiti come scuola e sanità.
Oggi non c’è sanità all’avanguardia se non portiamo negli ospedali adeguata tecnologia che permetta di intervenire sulla salute delle persone in tempi brevi. E non c’è formazione e cultura che valgano oggi qualcosa, se continuiamo a privare i nostri giovani di una visione olistica delle cose, che abbracci inevitabilmente tutto il mondo e tutte le materie. Siamo nella fase in cui è superato l’individualismo a favore di una cultura del tutto e “di tutti”. Non esiste più formazione di tipo specializzato, ma specializzati necessariamente interconnessi con tutto il resto.
ll 5G e la rete unica, l’innovazione e l’aerospazio, da anni sono al centro del lavoro che porto avanti insieme ad altri colleghi nella mia Commissione Traporti. Sono l’unico strumento in grado di creare infrastrutture sostenibili che permettano l’accesso ai servizi di base, ma anche di garantire lavori dignitosi che siano rispettosi dell’ambiente, della persona, del clima e si proiettare l’Italia in un futuro grandioso.
Dopo questa pandemia ancor di più siamo arrivati a capire che per riprendere le nostre vite l’unica strada è quella segnata dagli obiettivi dell’ONU per una vita più sostenibile. Sviluppo tecnologico, 5G, banda ultralarga e fino ad arrivare all’intelligenza artificiale sono tutti temi cruciali che non rappresentano certo i capricci di una società consumistica, ma l’unica via che può garantire equità e vita dignitosa per tutti.
È per questo che tempo fa presentai una mozione a mia prima firma con la quale ho chiesto che la tecnologia fosse messa al centro di ripresa e sviluppo. E che a tante parole seguissero i fatti.
Conclusioni
Il presidente del consiglio Mario Draghi aveva specificato al principio del suo insediamento la presenza nel PNRR di 6,31 miliardi per le reti ultra veloci, banda larga, e 5G. Si è indicato come termine ultimo per concludere questo processo il 2026. Lo stesso ministro Colao durante l’audizione nella nostra commissione trasporti ha ribadito non solo il piano che prevede l’estensione delle infrastrutture digitali su tutta Italia, ma anche lo sviluppo del Cloud per la pubblica amministrazione, servizi digitali per i cittadini, tutela dei dati, sviluppo delle competenze.
Non è tanto importante la modalità con la quale si realizzerà questo processo, ciò che è importante che si realizzi tutto nel più breve tempo possibile. Siamo già in ritardo.
Imprese, consumatori, scienziati, mezzi di comunicazione, agenzie di cooperazione allo sviluppo sono tutte coinvolte in un grande processo che deve abbracciare necessariamente tutto il Paese. La politica deve accompagnare tutto questo. Ci sono le risorse e la volontà. Perché il futuro è già qui.