L’uso sempre più diffuso e precoce di smartphone tra bambini e adolescenti solleva interrogativi sul loro impatto sullo sviluppo neurocognitivo, psicologico e sociale.
Mentre le tecnologie digitali offrono opportunità educative e di crescita, un utilizzo eccessivo o inadeguato è associato a rischi, come ad esempio ridotte capacità esecutive e problemi psicologici come depressione e disturbi del sonno. Le famiglie rivestono un ruolo cruciale nella gestione dell’accesso ai dispositivi elettronici, con strategie di mediazione genitoriale che variano da approcci restrittivi a modelli più attivi e partecipativi.
L’alfabetizzazione digitale dei genitori, insieme a programmi educativi mirati, può favorire un uso consapevole della tecnologia, riducendo i comportamenti problematici nei figli. Tuttavia, persistono sfide legate alla coerenza nell’applicazione delle regole e alla necessità di modelli genitoriali positivi.
Indice degli argomenti
Impatto della tecnologia in età evolutiva
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una grande diffusione di smartphone e dispositivi elettronici di vario genere tra bambini e adolescenti (Rideout & Robb, 2019) con una progressiva anticipazione dell’età in cui viene fornito il primo device. In uno studio condotto in Italia nel 2020, in particolare, si è visto come più del 80% dei minori di età compresa tra 9 e 16 anni aveva accesso ad Internet mediante uno smartphone, rispetto al 5% riscontrato nel 2010 (Smahel et al., 2020). Inoltre, è stato osservato che i preadolescenti trascorrono in media circa 5 ore al giorno davanti ai vari mezzi di comunicazione. Appare importante sottolineare che anche nella popolazione adulta l’uso di devices elettronici è in aumento, rendendo Internet parte integrante della vita quotidiana delle famiglie.
L’effetto dell’esposizione allo smartphone, sempre più precoce
L’effetto dell’esposizione allo smartphone, sempre più precoce, è stato analizzato da diversi autori nel corso degli anni, con risultati controversi.
La grande diffusione dei devices con accesso a Internet li ha resi un mezzo fondamentale per gli adolescenti, in termini di sviluppo dei propri interessi, di costruzione del proprio senso identitario e di rafforzamento delle reti sociali al di fuori del nucleo familiare (Borca et al. 2015). Anche nei più piccoli sono stati osservati risvolti positivi, in particolare rispetto all’utilizzo di piattaforme di apprendimento stimolanti e personalizzabili, con la possibilità di adeguarle anche ad eventuali necessità in bambini con bisogni educativi speciali.
D’altro canto nella medesima popolazione, sono stati osservati effetti negativi riguardanti lo sviluppo del cervello. Si è visto, infatti, che l’uso prolungato di questi dispositivi può determinare varie modifiche a livello delle strutture cerebrali coinvolte nella visione e nell’interazione con lo schermo. Sono state inoltre osservate ridotte funzioni esecutive e capacità di alfabetizzazione e lettura (Hutton et al., 2020).
Negli adolescenti, inoltre, gli effetti negativi si manifestano maggiormente a livello psicologico. È stato osservato che un intenso utilizzo dello smartphone si associa a più alti tassi di depressione, stress psicologico, disturbi del sonno e peggiori performance a livello accademico, nonché ad un aumentato rischio di violazione della privacy e di esposizione a contenuti violenti o pornografici (Martín-Cárdaba et al. 2024).
Inoltre, al contrario di quanto si potrebbe pensare, l’utilizzo precoce di tecnologie “semplici” come gli smartphone non determina una maggiore acquisizione di capacità tecnologiche e di autocontrollo, ma anzi sembrerebbe limitare lo sviluppo di competenze più complesse, in quanto il bambino tende a perpetuare l’utilizzo ripetitivo delle medesime piattaforme mediate da meccanismi semplici. Questo potrebbe condurre in età adolescenziale ad un maggior rischio di uso problematico dello smartphone (Gerosa et al. 2024).
Il ruolo delle famiglie
Tra le varie possibilità di intervento sociale, i genitori rimangono i primi regolatori dell’accesso ai dispositivi e ai contenuti multimediali per bambini e adolescenti. La letteratura delinea un quadro complesso, a tratti contraddittorio, sulle possibilità di intervento, in cui i genitori hanno difficoltà a prendere decisioni sulla gestione dello smartphone e dei suoi contenuti.
Tra gli autori che si sono interrogati su questo tema, alcuni si sono concentrati su come il contesto socio-culturale della famiglia di origine possa influenzare le conseguenze a lungo termine dell’utilizzo dello smartphone. Sembrerebbe che un migliore livello socioeconomico della famiglia di origine sia associato a un migliore utilizzo delle strategie di mediazione genitoriale. Al contrario, i genitori meno istruiti possono sperimentare maggiore insicurezza e una minore consapevolezza nell’utilizzo dei media (Lou et al. 2024) . Inoltre, l’alfabetizzazione digitale delle famiglie può quindi svolgere un ruolo chiave. È fondamentale che i genitori siano consapevoli dei rischi e dei benefici di Internet e che siano a conoscenza delle modalità di utilizzo che ne fanno i loro figli.
Un interessante progetto, promosso dall’Università di Modena e Reggio Emilia insieme a Servizi educativi del Comune di Modena e Fondazione Cresci@amo, è intervenuto a livello comunitario per informare i genitori di bambini fino a 6 anni sulla dipendenza da smartphone e i suoi sintomi precoci, quali irritabilità all’interruzione dell’uso di un device, perdita di autocontrollo sui tempi di utilizzo e ricerca compulsiva del dispositivo. Nel corso degli incontri venivano forniti consigli educativi sulla gestione dello smartphone e nozioni sulle conseguenze del suo utilizzo sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Nelle famiglie che applicavano le indicazioni ricevute, in particolare con limitazione dei tempi di esposizione, si è osservata una riduzione dei comportamenti di dipendenza sopra descritti. Tuttavia, il fattore limitante più frequentemente riportato dai genitori riguardava da una parte la difficoltà nell’applicare coerentemente tali indicazioni e dall’altra aderire loro stessi ad un minor uso di apparecchi elettronici.
Nonostante la ricerca si stia concentrando su tali temi, non è ancora delineata una chiara linea di indirizzo che dia indicazioni sull’età minima cui permettere l’accesso dei minori a dispositivi elettronici, sui tempi di utilizzo adeguati e sui contenuti fruibili con sicurezza da bambini e adolescenti.
Mediazione genitoriale
Uno degli strumenti che si pensa possa essere efficace nell’orientare le possibili traiettorie evolutive dei bambini e degli adolescenti immersi nel mondo digitale è la mediazione genitoriale.
Con questo termine si intende l’insieme delle possibili strategie messe in atto dalla famiglia per regolare l’uso dei media al fine di modulare i possibili effetti neuropsicologici su bambini e adolescenti (Sasson & Mesch, 2019).
All’interno di questo concetto si delineano diverse strategie che possono essere adottate dalle famiglie, come ad esempio (Nikken & Jansz, 2014, Symons et al., 2017):
- Mediazione attiva o istruttiva: si basa sulla discussione e condivisione dei contenuti con il bambino/adolescente adoperando un approccio educativo e coinvolgente.
- Mediazione restrittiva: si intende una strategia basata su regole, timetables e limitazioni sia sui tempi che sulle tipologie di contenuti accessibili.
- Co-viewing: prevede la presenza del genitore durante la fruizione dei contenuti online, senza necessariamente adottare un approccio educativo.
- Mediazione tecnica: riguarda l’installazione di applicazioni che limitano il tempo di utilizzo o filtrano l’accesso a determinati contenuti online.
- Monitoraggio: prevede un accesso libero ai contenuti ed un controllo a posteriori di quanto visto da parte dei genitori.
Dalla letteratura emerge che l’utilizzo di una mediazione attiva, raccomandando ad esempio siti web utili, è correlata ad un maggiore fruizione da parte dei bambini di attività educative online (Ren W et al., 2022). Invece, un approccio maggiormente “protettivo” da parte dei genitori sembrerebbe associarsi ad un uso problematico di Internet nei figli, come effetto secondario di una ridotta acquisizione di capacità di autoregolazione e di riconoscimento dei rischi online. Infatti, questa modalità sembrerebbe associata ad un minor utilizzo di Internet in termini di tempo ma ad un aumento di possibilità di essere vittima di cyberbullismo (Wright et al., 2016)
In generale, la mediazione attiva e il co-utilizzo sono raccomandati da molti studiosi e organizzazioni, come l’American Academy of Pediatrics (Strasburger et al. 2013), anche se nella pratica quotidiana è frequente l’utilizzo delle diverse modalità di mediazione in maniera combinata e fluida.
Conclusioni
L’impatto della tecnologia sull’età evolutiva rappresenta una questione complessa e multidimensionale, in cui coesistono opportunità e rischi significativi. Da un lato, smartphone e dispositivi digitali offrono strumenti educativi e possibilità di sviluppo sociale e personale sia per bambini che per adolescenti. Dall’altro, l’uso precoce e prolungato di questi mezzi si associa a effetti negativi sul piano neurocognitivo, psicologico e comportamentale, sollevando interrogativi cruciali per genitori, educatori e società.
Le famiglie giocano un ruolo determinante nel mediare l’uso della tecnologia, adottando strategie che bilancino libertà e supervisione.
Nonostante gli interventi comunitari e i programmi di alfabetizzazione digitale abbiano mostrato risultati incoraggianti, restano delle sfide legate alla coerenza nell’applicazione delle regole e alla necessità di modelli positivi da parte degli stessi genitori. Questo sottolinea l’urgenza di un dialogo continuo tra famiglie, istituzioni educative e policy makers, per delineare linee
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