società digitale

Social e salute mentale degli adolescenti: perché le nuove misure Instagram non convincono

Le novità introdotte da Instagram per rendere l’app meno pericolosa per la salute mentale degli adolescenti non sono state accolte benissimo dal Senato Usa, che sta spingendo verso una maggiore responsabilizzazione delle Big tech. Vediamole per esaminare più a fondo un problema globale

Pubblicato il 13 Dic 2021

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria

selfie - generazione Z

La pubblicazione sul blog del dirigente Instagram Adam Mosseri delle nuove funzionalità che dovrebbero rendere l’app più a misura degli adolescenti non ha creato in essa il clima che forse lui (ingenuamente) si aspettava.

La conferma c’è stata il giorno dopo, alla sua audizione alla sottocommissione per la protezione dei consumatori e il commercio del Senato americano.

Qui da più parti la tempistica del post è stata etichettata quasi come una provocazione, come emerge plasticamente anche dalla presa di posizione della senatrice repubblicana Marsha Blackburn: “Meta sta tentando di spostare l’attenzione dai propri errori distribuendo guide per i genitori, annunciando timer e funzionalità di controllo dei contenuti che i consumatori avrebbero dovuto avere da sempre.

Questo è un vuoto spot pubblicitario che farà ben poco per rendere i suoi prodotti sostanzialmente più sicuri per bambini e adolescenti, e io e i miei colleghi vediamo bene quello che stanno facendo”. La sottocommissione, emanazione della Commissione per l’Energia e il Commercio presieduta da Frank Pallone J., sta tenendo diverse audizioni sul tema, enunciato esplicitamente nelle lettere di convocazione, della “Responsabilità di Big Tech: una legislazione per costruire una Rete più sicura”.

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Le novità pro adolescenti annunciate per Instagram

Ma quali sono le novità annunciate da Mosseri per Instagram?

Innanzitutto, i genitori saranno in grado di vedere quanto tempo i figli hanno trascorso sull’app e anche di limitarlo.

I ragazzi, dal canto loro, potranno dire ai genitori se hanno segnalato qualcuno per violazione delle politiche di Instagram.

Gli utenti maggiorenni non potranno più taggare o menzionare i minorenni che non li seguono.

Da gennaio, ogni utente potrà eliminare in blocco post, commenti e “Mi piace”.

In programma c’è anche una funzione per una age verification più rigorosa e rapida.

La funzione Take a Break (Fai una pausa), che avvisa gli utenti quando sono stati su Instagram per un periodo di tempo predeterminato, è già disponibile negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia, Canada, Irlanda e Nuova Zelanda. Gli utenti possono attivarla, e quando ricevono l’avviso, possono decidere se continuare a stare sull’app. In più, e by default, trascorsi venti minuti gli utenti riceveranno una notifica per suggerire loro di attivare i promemoria di Take a Break, che comunque possono essere impostati su 10, 20 o 30 minuti.

Alcuni test, secondo Instagram, hanno mostrato che oltre il 90% di chi sceglie di fissare i promemoria li mantiene attivi.

Le funzionalità che consentiranno ai genitori di monitorare per quanto tempo i loro figli utilizzano l’app e impostare limiti di tempo, saranno attivate ​​tuttavia solo a marzo.

Dal luglio scorso, Instagram ha già introdotto un controllo dei contenuti sensibili, inserendo delle opzioni possibili che vanno da “Consenti”, a “Limita” a “Limita ancora di più”, ora sta valutando se espandere l’opzione per la ricerca, gli hashtag, i rulli e gli account suggeriti in quanto ciò, secondo la portavoce di Meta Liza Crenshaw, “renderebbe più difficile per gli adolescenti imbattersi in contenuti potenzialmente dannosi o sensibili”.

Ancora, per contrastare le cosiddette bolle, Instagram sta sviluppando un’altra funzionalità che “spingerà le persone verso altri argomenti se si soffermano sullo stesso da troppo tempo”, secondo Adam Mosseri.

L’audizione di Adam Mosseri di Instagram

Veniamo alla sua audizione–scontro dei giorni scorsi.

Mosseri ha esordito respingendo le accuse secondo cui i prodotti dei social media sono progettati per creare dipendenza e ha contestato che Instagram abbia un impatto negativo sugli utenti giovani. Ha quindi affermato che, addirittura, molti giovani sostengono che Instagram ha migliorato la loro vita e di essere “orgoglioso del lavoro per aiutare a mantenere i giovani al sicuro e supportarli, e per fornire ai genitori strumenti per aiutare i loro adolescenti a sviluppare abitudini on line sane e sicure”.

Dall’altra parte della trincea, i rappresentanti democratici e repubblicani hanno caldeggiato una supervisione del governo più rigorosa sulle app di social media. Diversi senatori hanno indicato account Instagram, creati dai loro stessi uffici per una verifica diretta, che indirizzavano insistentemente le adolescenti verso contenuti dannosi. Uno di loro ha dato mandato al suo ufficio di creare un account falso – per una ragazza di 13 anni – dal quale ha seguito la prima utente suggerita dall’app, una celebrità femminile. Secondo il senatore, Instagram ha subito mostrato contenuti “che promuovono la dismorfia corporea e la sessualizzazione delle donne”.

Il dibattito è diventato incandescente quando Mosseri ha affermato di avere lo stesso obiettivo dei suoi interlocutori: “Vogliamo tutti che gli adolescenti siano al sicuro online”. Al che, la senatrice democratica Klobuchar ha ribattuto: “Penso che abbiamo obiettivi diametralmente opposti. Noi quelli dei genitori, tu quelli della tua azienda”.

Mosseri ha anche avanzato una proposta: l’istituzione di un nuovo panel di settore col compito di stabilire standard di sicurezza – per la verifica dell’età e i controlli parentali, ad esempio – per proteggere i bambini dai danni su Internet. Secondo la sua visione, dovrebbero essere previste sanzioni per chi non rispetta gli standard che dovrebbero arrivare fino alla sospensione delle tutele previste dalla legislazione.

La versione di Instagram su misura per i bambini

Un altro tema caldo affrontato è stato quello della versione di Instagram su misura per i bambini, simile a YouTube Kids, la cui implementazione è stata sospesa qualche mese sull’onda della pubblicazione dei Facebook files. La richiesta bipartisan è stata ancora una volta quella di accantonare definitivamente il progetto. Ad essa, Mosseri ha risposto ribadendo, in sostanza, quanto dichiarato in precedenza, e cioè di credere nell’idea come un modo per proteggere i preadolescenti che potrebbero utilizzare l’app nonostante l’età minima richiesta di 13 anni. “Quello su cui posso impegnarmi, ha detto, è che nessun bambino tra i 10 e i 12 anni potrà accedervi senza l’esplicito consenso dei genitori”, ha affermato.

Alla fine, Mosseri, adottando la solita tattica fatta di aperture da attuare in un ipotetico futuro, ha affermato di ritenere che i ricercatori dovrebbero avere “accesso regolare a dati significativi sull’utilizzo dei social media” e, a proposito del tema dirimente degli algoritmi “di suggerimento”, ha annunciato che Instagram sta pensando di tornare, dal prossimo anno, alla pubblicazione dei contenuti in ordine cronologico.

Insomma, nella guerra in corso in tutti i paesi di democrazia liberale per “rendere la Rete un posto sicuro”, soprattutto per gli adolescenti, i due giorni trascorsi dai mirabolanti annunci di Instagram all’audizione del suo Ceo Adam Mosseri possono essere classificati come una battaglia non decisiva, ma che, in ogni caso, ha mostrato la volontà, oramai radicata nella politica e nella società USA, di tentare di riparare ai danni prodotti da decenni di lassismo o di collaborazionismo coi giganti della Silicon Valley.

Sicurezza online degli adolescenti: un problema mondiale

Il problema è mondiale, anche se si presenta in maniera diversa e con effetti diversi nei paesi democratici e in quelli autoritari o (dichiaratamente o surrettiziamente) illiberali.

E a proposito della globalità della questione, è opportuno dare conto di una lettera aperta a Mark Zuckerberg, firmata da ricercatori delle università di tutto il mondo, pubblicata solo qualche giorno addietro. In essa, i sottoscrittori chiedono al Ceo di Meta di essere più trasparente nella sua ricerca su come Facebook, Instagram e WhatsApp influenzano la salute mentale di bambini e adolescenti e di consentire revisioni indipendenti del lavoro dei ricercatori interni, fornendo dati a progetti di ricerca esterni e istituendo un gruppo di supervisione scientifica indipendente. “Tu e le tue organizzazioni avete l’obbligo etico e morale di allineare la vostra ricerca interna su bambini e adolescenti agli standard stabiliti per le prove nella scienza della salute mentale“, si legge nella lettera.

Inoltre, secondo gli accademici le informazioni disponibili non sono complete: Meta non ha reso pubblici i suoi metodi di ricerca o i dati; quindi, il lavoro fatto non può essere esaminato da esperti indipendenti. Essi chiedono quindi di consentire una revisione indipendente della ricerca passata e futura, che includerebbe il rilascio di materiali e dati di ricerca, e di contribuire con i suoi agli sforzi di ricerca indipendenti in corso sulla salute mentale degli adolescenti, in quanto sarà impossibile promuovere la salute mentale nel XXI secolo se non si può studiare come i giovani interagiscono on line.

La lettera invita Meta a creare un trust scientifico indipendente per valutare eventuali rischi per la salute mentale derivanti dall’uso di piattaforme come Facebook e Instagram e per aiutare a implementare “soluzioni veramente basate sull’evidenza per i rischi on line su scala mondiale. La segretezza con cui Meta ha condotto la ricerca finora ha ovviamente generato scetticismo da parte della comunità scientifica, la quale dà priorità alla trasparenza, e ha lasciato preoccupati gli altri stakeholder (come legislatori e genitori)”. I sottoscrittori concludono: “Utilizzando i giusti strumenti scientifici ed etici, i dati raccolti da Meta potrebbero dare un contributo decisivo per comprendere l’uso della tecnologia digitale e la sua influenza sulla salute mentale”.

Conclusioni

In conclusione, sembrano maturi i tempi per dare un assetto completamente diverso, e migliore, ai social media, ciò al netto di possibili (e probabili) sconvolgimenti che potranno derivare dall’esplosione definitiva dell’internet delle cose e dalla realizzazione del cosiddetto Metaverso. Uno scenario completamente nuovo, e per molti versi inquietante, in cui per l’accesso al Web si potrà prescindere da schermi grandi o piccoli. Come è ormai assodato, la realtà, soprattutto quella virtuale e/o aumentata, è estremamente più rapida della capacità dei regolatori di starle dietro. Ma sono fenomeni forse irreversibili, coi quali non è il caso di fare i conti qui e adesso.

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