Il social zombing è un argomento abbastanza spinoso, di cui in Italia ancora non si parla ancora abbastanza.
Si tratta di un pericolo silente perché può attaccare e annichilire i profili social delle aziende, i nostri profili, le nostre pagine sui social network, i nostri account aziendali senza l’utilizzo di credenziali di accesso, di furto di dati, oppure di attacchi tramite hacker. E quindi la nostra credibilità aziendale digitale su Internet può essere attaccata da fuori, senza l’utilizzo di cose, per così dire, violente o attacchi frontali.
Ovviamente sono degli attacchi alla reputazione che servono per annichilire i profili e vengono svolti in un tempo abbastanza lungo. Quindi non dall’oggi al domani, ma in alcune settimane o mesi.
Come funziona il social zombing
Sappiamo tutti che la nostra vita, la vita delle nostre aziende, la rappresentazione del nostro business, avviene soprattutto sui social media, su tutte le piattaforme, famose e non.
Ovviamente a livello di pagine, Facebook è quello che la fa da padrona, ma ci sono altri social network che possono essere attaccati, perché lo sappiamo, sono una decina quelli più utilizzati, ma alla fine si assomigliano tutti, soprattutto con le misure di protezione che mettono in atto contro i fake follower e le attività sospette. Bene o male gli algoritmi che cercano di proteggere le piattaforme dalle cose false, dagli utenti falsi, dai fake like, etc. funzionano tutti allo stesso modo.
Da dove nasce il problema
Il problema nasce da quanti un tempo pensavano di raccogliere numeri falsificando i follower; conosciamo tantissimi profili da milioni di utenti in cui qualcosa non torna. E questo è successo anche alle aziende italiane che per raggiungere numeri hanno fatto sì di acquistarne da sedicenti consulenti e quindi hanno falsificato la presenza sui social.
Tutto questo ha portato le piattaforme a proteggersi, andando a utilizzare dei filtri, per cancellare questi utenti falsi, oppure per limitare le pagine, per far abbassare la loro reach o addirittura per farle chiudere.
Come funziona un attacco social zombing
Come funziona il più classico degli attacchi con il Social Zombing? Ovviamente “zombificando” la nostra pagina e il nostro account.
Sappiamo tutti che ci piace vedere i numeri che salgono, ma attenzione perché per attaccare con il Social Zombing una pagina non c’è bisogno della password, perché per acquistare degli account fasulli che seguono una determinata pagina, basta l’URL. Non serve essere amministratori, editor oppure averla nel proprio Business Manager o avere le password. Compriamo fake follower o fake interaction, poi diamo a questi servizi l’URL, l’indirizzo della pagina, dell’account, del video, del canale YouTube.
E lì parte l’incremento che può essere di 1000, 2000, 5000, 10000… ci sono aziende che danno milioni di visualizzazioni o di follower con prezzi decisamente modici. Partiamo, per qualche migliaio, da 5 a 10 euro. Da un giorno all’altro la nostra pagina arriverà a migliaia e migliaia di follower e lì entreranno in gioco le protezioni dei social, si accenderanno tutte le spie possibili e immaginabili e l’algoritmo penserà che abbiamo comprato i fake follower per noi stessi.
E poi cosa succede?
Lo shadow ban
La prima cosa è lo Shadow Ban, significa che noi continueremo a lavorare sulla nostra pagina, continueremo a pubblicare, ma i numeri e la reach saranno via via sempre più bassi. Come in un imbuto entreremo in un cono d’ombra e da lì il shadow ban.
Purtroppo, non sono solo i falsi profili che ci seguono e i fake follower a essere un problema, lo sono anche le interazioni, i like, le visualizzazioni dei video, i “mi piace” o i “dislike” sui video di YouTube e i commenti. E se cominciano ad arrivare centinaia di queste cose al giorno, migliaia a settimana, la macchina, come la chiamo io, ovvero gli algoritmi a protezione della qualità dei social media, inizieranno a controllarci da vicino, a puntarci le luci, e inizieranno a metterci in ombra. Questo perché ormai tutto rientra nella nostra “carta d’identità social” di ogni singola piattaforma. La fedina penale, per così dire, sappiamo che c’è, anche se nessuno lo dice. Quindi più viene deteriorato questo score di qualità e più i nostri profili sono a rischio.
Il blocco della possibilità di pubblicare, di commentare, di interagire
La seconda fase è il blocco della possibilità di pubblicare, di commentare, di interagire all’interno del social media. È il rimo campanello d’allarme davvero visibile.
Ma in ultima istanza, se l’attacco continua, magari per tre, quattro cinque settimane, i fake follower diventano veramente tanti e magari sono di bassissima qualità, di paesi dove la lingua parlata è diversa dal solito.
La cancellazione della nostra pagina
In ultima istanza, dicevamo, il nostro profilo, la nostra pagina, il nostro canale potrà essere cancellato ed eliminato senza preavviso, ma soprattutto senza appello. Sappiamo benissimo che quando YouTube chiude un canale perché abbiamo violato determinate regole, non è più recuperabile. Succede anche con Facebook, succede anche con Instagram, soprattutto con le piattaforme molto grandi e molto importanti.
E tutto questo può portare alla chiusura degli altri account, alla chiusura del Business Manager o al blocco della possibilità di comprare pubblicità.
Quindi il Social Zombing è davvero un attacco silente che può mettere in crisi la credibilità aziendale e farci perdere, senza magari accorgercene, profili aziendali che secondo me, oggi, sono assolutamente un asset da tenere in considerazione.
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