(dalle puntate precedenti) Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse (solo quelle connesse) della galassia col Grande Ictus Mnemonico. Dice d’averlo fatto per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta, provocata dal conoscere, fin dalla nascita, la propria vita futura in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, deve rintracciare e portare davanti al Primo Tutor il dottor Mabiis, per costringerlo a fagli rimettere in connessione almeno le Memore Vitali.
L’agente Shaiira, distaccatasi dalla sua Memory Squad 11 è all’inseguimento del dottor Mabiis. Si inoltra in un bosco. Si perde nel buio. La Memory Squad 11 si mobilita per rintracciare Shaiira e giunge al bosco, in una radura incontra un folto gruppo di defunti vivi, avatar luminosi. Sono le In-Memorie. Fra loro la Memory Squad 11 incontra Lucy, ominide morta 3,4 milioni di anni fa, ma anche i Beatles e Beethoven, e mille altri personaggi della Storia. Poi improvvisamente due farfalle bianche si trasformano in un signore grasso. Grosso. In tenuta da escursione.
“È il dottor Mabiis!” intercettano gli agenti… Le farfalle bianche si moltiplicano. Sono un bosco. Un muro fra Mabiis e la Memory Squad 11. “Sono le memorie che Mabiis ha disconnesso! Sono miliardi!” urla la comandante Khaspros. Mabiis corre. “Le porta via! Con sé!” furia l’agente Magli.
Grasso e grosso svicola. Stricola. Pestola. Spaccola. Le foglie s’arruffano. Le suole struggono. Le cosce barcamenano. Le braccia quilibriano. Gli agenti immurati nelle farfalle. Pedalano l’affanno della loro immobilità. “Maledette farfalle!… sono un muro di gomma!” becerano all’unisono. Le farfalle sono le memorie orfane. Delle proprie connessioni. La memoria è sempre orfana del tempo.
I larici alti contendono il cielo. Chiaro d’alba. Gli agenti si avventano. Contro le farfalle. Le afferrano. Le sfuggono. Le bloccano. Le annaspano. Le abbarbicano. Le abbattono. Ogni memoria abbattuta abbatte.
Karsud apre la finestra. Al 723esimo piano. Dimentica sé stesso. Cammina nel vuoto.
Maersela accoglie i settantun pro-pro-pro-nipoti. La cena sul prato. Il rito amato. Dimentica sé stessa. Urla il rifiuto.
Sermon discorre coi comandi del panfilo astrale. Un dialogo fra la mente e la meta. Dimentica sé stesso. Tacciono per sempre.
Gessiilis s’inchina agli applausi senza fine. I suoi volteggi sono magia. Dimentica sé stessa. Fino a scomparire.
Arshansa sparge incenso sotto le levigate volte. La preghiera resiste. Dimentica sé stessa. Dio non esiste.
Tsukit punta sul nero all’ultima roulette. Lo spettacolo della sua fortuna. Vince ancora. Dimentica sé stesso. Rimane senza pietà.
Hungon gioca la palla della finale. Tutti in piedi per acclamare insieme. Dimentica sé stesso. La mano rimane senza dita.
Paalsen scava il corpo dal marmo. Come un millennio fa. Dimentica sé stessa. Ne frantuma ogni sembianza.
Eerssag accoglie i piccoli con le favole della vita. Che crescono alle sue parole. Dimentica sé stessa. Si tace per sempre.
Il dottor Mabiis si volta. Il muro di farfalle bianche lo ammonisce. Lo lambisce. Lo schernisce. Lo atterrisce. Lo appiattisce.
Gli è sopra.
(71-continua)