Il regolamento per la costruzione e l’esercizio degli spazioporti in Italia è stato adottato dall’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, il 21 ottobre 2020: un primo atto per un sistema altamente innovativo che potrebbe abilitare numerose tecnologie e consentire un ulteriore sviluppo del contesto aerospaziale in Italia.
Cosa sono gli spazioporti e cosa si intende per veicolo suborbitale
Gli spazioporti sono infrastrutture con un insieme di caratteristiche come edifici, installazioni, impianti ed apparati che rendono possibile il lancio, il rientro e le relative operazioni a terra e in volo di un veicolo suborbitale. Per il momento, la regolamentazione nazionale si occupa solo delle operazioni con veicoli a decollo e atterraggio orizzontale (c.d. HOTOL – Horizontal Take-Off and HOrizontal Landing) ma non è escluso che possa essere sviluppata ulteriormente per operazioni di lancio e rientro verticali.
Un veicolo suborbitale è un veicolo singolo o un sistema multi-stadio di veicoli in grado di percorrere una traiettoria suborbitale: una traiettoria, con un punto di partenza e di arrivo sulla superficie terrestre, in base alla quale è possibile evitare, almeno in parte, lo sviluppo di forze aerodinamiche capaci di influenzare il volo in modo significativo. Un volo in alta quota ha una traiettoria suborbitale: si sviluppa infatti a circa 100 km da terra, in una fascia chiamata appunto “fascia suborbitale”, al riparo da forze aerodinamiche di “disturbo” al volo.
Un volo suborbitale è quindi una nuova tipologia di volo che necessita di un’infrastruttura dedicata (lo spazioporto) per poter essere gestita.
Cosa prevede il regolamento ENAC
Negli ultimi anni, si è sviluppato un crescente interesse verso i voli spaziali e, in particolare, i voli suborbitali, concretizzatosi in Italia in una serie di azioni di promozione dello sviluppo sostenibile dei voli commerciali suborbitali e dell’accesso autonomo allo spazio. In particolare, nel 2017[1], il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (“MIT”) ha designato l’ENAC come autorità competente per lo sviluppo del quadro normativo nazionale in materia.
ENAC ha avviato i lavori preparatori per lo sviluppo del quadro normativo in due direttrici: la disciplina relativa ai siti aeroportuali che saranno in grado di operare i voli suborbitali; la disciplina in merito alle relative operazioni.
Per quanto riguarda gli spazioporti, dal momento che questi condividono una serie di infrastrutture di base con gli aeroporti, il punto di partenza è stato il regime normativo degli aeroporti[2]. Il MIT ha quindi individuato l’aeroporto di Taranto-Grottaglie quale sito per la realizzazione del primo spazioporto in Italia[3].
Una volta individuata la base di partenza per lo sviluppo della normativa, ENAC ha avviato i lavori di studio e redazione del Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli spazioporti in Italia (“Regolamento Spazioporti“). A maggio 2020, la prima bozza del regolamento è stata aperta ai contributi di tutti i soggetti interessati per mezzo di una consultazione pubblica, all’esito della quale, il 21 ottobre scorso, ne è stata approvata la versione definitiva.
Il regolamento stabilisce una serie di regole dettagliate su vari aspetti relativi agli spazi infrastrutturali e chiarisce le condizioni per il rilascio, il mantenimento e la modifica della certificazione necessaria per il funzionamento di uno spazioporto.
Il Regolamento Spazioporti: delinea le caratteristiche fisiche e i requisiti tecnici delle strutture e delle infrastrutture dello spazioporto; definisce il ruolo del gestore e fornisce le regole del sistema di gestione dello spazioporto, specificandone le operazioni consentite; delinea i requisiti relativi ai sistemi di informazione e navigazione, alla prevenzione degli incendi e alla protezione e al rifornimento dei veicoli suborbitali.
All’esito della verifica del rispetto dei requisiti indicati dal regolamento, il sito potrà ottenere un certificato specifico rilasciato dall’ENAC. A questo proposito, gli spazioporti operano come gli aeroporti normali, nella misura in cui anche gli aeroporti sono tenuti ad ottenere un certificato per il loro legittimo funzionamento ai sensi del Regolamento (UE) n. 139/2014.
Lo stretto collegamento tra gli spazioporti e gli aeroporti non è dovuto solo agli ampi riferimenti che il regolamento fa alla normativa esistente relativa agli aeroporti, ma anche alla circostanza che gli spazioporti possono essere allestiti solo all’interno degli aeroporti certificati esistenti. Di conseguenza, lo spazioporto sarà così qualificato come un’area speciale dell’aerodromo stesso.
Per quanto riguarda le infrastrutture, i sistemi e le superfici, la bozza di regolamento richiama direttamente i requisiti stabiliti dall’EASA – European Union Aviation Safety Agency, l’Ente Europeo per la Sicurezza Aerea[4] e chiarisce le misure e le specifiche da adottare. Un esempio: una pista lunga 3.000 metri deve essere dotata di aree specifiche dedicate come l’area di deflagrazione controllata e area di stoccaggio e di corpi ad hoc come il centro di controllo della missione e il centro di controllo della sicurezza.
Le operazioni devono essere coordinate dal “Gestore dello Spazioporto“, ovvero l’ente titolare della concessione per la gestione, lo sviluppo, la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione dell’infrastruttura. Il Gestore dello Spazioporto è responsabile della conformità alle leggi e ai regolamenti applicabili, nonché del monitoraggio della sicurezza delle infrastrutture; amministra il corretto funzionamento dello Spazioporto secondo il relativo sistema di gestione, incluso all’interno di un documento specifico, il Manuale dello Spazioporto.
Infine, ma non meno importante, il regolamento fornisce le specifiche relative alle informazioni aeronautiche sulla navigazione che devono essere scambiate con l’operatore del veicolo suborbitale, con particolare attenzione alla prevenzione e alla gestione dei rischi, sia per quanto riguarda le persone che accedono ai locali dello spazioporto sia per quanto riguarda l’ambiente circostante.
La lettura incrociata della designazione operata dal MIT nel 2018 e l’approvazione del Regolamento Spazioporti consente al sito di Taranto di operare come primo porto spaziale italiano.
Conclusioni: il primo tassello di una nuova regolamentazione
Il Regolamento Spazioporti è il primo tassello di una nuova regolamentazione che contribuirà alla creazione del quadro normativo italiano relativo ai trasporti commerciali suborbitali.
L’ENAC, infatti, sta lavorando anche alla stesura di un regolamento per le operazioni di volo dei veicoli suborbitali e partecipa al ConOps HAO (o meglio all’elaborazione di un documento di specifica per le operazioni ad alta quota) e con l’EASA ai lavori preparatori per la definizione di un quadro normativo europeo armonizzato per le operazioni ad alta quota.
Nonostante sia agli albori, sarà interessante osservare come si svilupperà la normativa di settore ed il concreto interesse dei principali operatori del settore. Secondo alcune informazioni di stampa, alcuni operatori spaziali hanno da tempo manifestato interesse all’individuazione del primo spazioporto italiano. Ciò non soltanto per lo sviluppo di servizi commerciali ma anche per finalità di ricerca e l’addestramento di astronauti e piloti.
__________________________________________________________________________________
- Atto di indirizzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 354 del 10 luglio 2017. ↑
- In particolare, il Regolamento (UE) n. 216/2008 ed il Regolamento (UE) n. 139/2014 che stabilisce i requisiti tecnici e le procedure amministrative relativi agli aeroporti. ↑
- Cfr. MIT – Atto di indirizzo n. 250 del 9 maggio 2018 come indicato all’interno della Relazione illustrativa – Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli spazioporti (ENAC). ↑
- In particolare la decisione EASA ED 2017/021/R. ↑